Equinor, quando il caro gas è un’occasione
La società norvegese, secondo fornitore di gas in Europa, dietro solo a Gazprom, quest’anno vedrà margini in deciso aumento. Con una generazione di cassa che potrebbe arrivare a 18 miliardi, pari al 20% dell’intera capitalizzazione.
Vincitori e vinti del gas alle stelle
Gas alle stelle, ma non per tutti è una brutta notizia. Mentre alcune aziende lottano contro il caro bollette, altre fanno affari d’oro.
In questi mesi il mercato ha penalizzato molte utility, il motivo è semplice, con il caro gas acquistano materia prima a prezzi sempre maggiori per poi rivenderla, magari con bollette calmierate e dunque margini sempre più compressi.
Ma non per tutti lo scenario è identico. Ci sono società che estraggono gas e lo rivendono all’estero con margini molto alti.
Il caso Equinor
Un caso interessante è quello della norvegese Equinor, gruppo controllato al 67% dallo Stato, fattura circa 70 miliardi di dollari, a fronte di una capitalizzazione di 90 miliardi.
Equinor, dopo Gazprom è il secondo fornitore di gas naturale in Europa, con un fatturato gas, pari a circa il 20% dei ricavi totali del gruppo. La parte rimanente delle vendite è legata alle attività di estrazione e produzione di petrolio (oggi sui massimi degli ultimi 4 anni) con il Brent a un passo dagli 88 dollari al barile.
I ricavi dalla vendita di energia prodotta da fonti rinnovabili, come avviene per tutti i grandi oil&gas, sono ancora limitati, anche se nelle dichiarazioni dei manager si tende ad enfatizzare la crescita di questo business.
Fortissima generazione di cassa per tutto il comparto
Gli ultimi risultati erano buoni, sopra consensus, con in particolare una forte generazione di cassa (Free cash flow) a 6,7 miliardi di dollari che portava la generazione totale di cassa negli ultimi 12 mesi a 14 miliardi.
In una nota del 12 gennaio molto positiva sul settore oil&gas europeo, Morgan Stanley evidenzia l'accelerazione della generazione di cassa, arrivando a calcolare per il comparto europeo un totale di 76 miliardi di dollari ovvero pari al 14% della somma di tutte le capitalizzazione delle società del comparto.
Per Equinor ci sembra ragionevole stimare una generazione di cassa di 18 miliardi di dollari, tenendo conto anche dell'aumento di Capex (investimenti). Stiamo parlando di una generazione di cassa pari al 20% della capitalizzazione, in un solo anno.
Ricordiamo che nella valutazione di titoli value questa metrica è fondamentale per i finanziari, si privilegia il Price / tangibile book value.
Il manager ha annunciato un dividendo trimestrale di $0,18 (+20% trimestre su trimestre) che annualizzato rappresenta un dividend yield del 2,5% inferiore alla media di settore, per una chiara ragione: sul dividendo pesa una ritenuta alla fonte del 25%, per cui dal punto di vista delle politica di dividendi il gruppo non appare attraente rispetto ai competitor. La strada migliore per remunerare gli azionisti è il buyback (programmi di riacquisto di azioni proprie). Equinor ha già un piano di riacquisto per 600 milioni di dollari.
A questi prezzi il titolo tratta 8,8 volte il rapporto tra il prezzo e gli utili del 2021 e 8 volte quelli del 2022 contro uno storico che si è sempre mosso tra 9 e 12 volte.
Il debito è particolarmente basso con net debt ratio del 16%.
La società sta continuando ad investire molto: il capex è risultato pari a 9/10 miliardi di dollari nel 2021/2022 per salire a 12 miliardi nel 2023/2024.
Considerata la notevole generazione di cassa vi è grande spazio per aumentare dividendi e buyback nel medio periodo.
A nostro parere, le stime di consensus di crescita del 10% di EPS per quest'anno appaiono conservative con gli attuali prezzi di Oil&Gas.
Rimaniamo positivi sul titolo che a nostro parere continuerà a performare bene anche quest’anno.
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