Evergrande respira: prorogato un bond scaduto ma resta il pericolo default


Lo sviluppatore cinese ha ottenuto una proroga di tre mesi per il pagamento di un’obbligazione da 260 milioni di dollari a seguito dell’impegno del suo presidente di contribuire con il suo patrimonio personale. Sul futuro della società, però, incombe ancora la scadenza di un altro bond prevista per sabato da 83,5 milioni di dollari e, in caso di mancato pagamento, Evergrande entrerebbe in condizione di default.


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La proroga del bond

Nel mezzo della tempesta, Evergrande ottiene una piccola boccata d’ossigeno. Secondo quanto diffuso dalla Reuters citando il provider finanziario REDD, il secondo sviluppatore immobiliare cinese avrebbe ottenuto una proroga di tre mesi per il pagamento di un’obbligazione da 260 milioni di dollari emessa dalla joint venture Jumbo Fortune Enterprises e garantita da Evergrande scaduto il 3 ottobre.

Una fonte dell’agenzia ha rivelato che il presidente di Evergrande, Hui Ka Yan, ha deciso di mettere a disposizione parte della sua ricchezza personale in un progetto residenziale cinese legato all’obbligazione scaduta per assicurarne il completamento, aprendo così la strada alla possibilità per i creditori di ottenere il rimborso.

La proposta era stata accettata dagli obbligazionisti per evitare il crollo di Evergrande che avrebbe portato incertezza sul pagamento del bond, se non una lunga battaglia legale, aggiungeva la fonte della Reuters.

Nel frattempo, però, si avvicina la scadenza del periodo di grazia di 30 giorni per un bond da 83,5 milioni di dollari di cedole per un’obbligazione offshore. Nel caso in cui entro sabato non dovesse riuscire a far fronte al debito, scatterebbe il default per lo sviluppatore più indebitato della Cina.

Nuovo crollo del titolo

Oggi il titolo della società immobiliare tornava alle contrattazioni dopo due settimane di stop e l’accoglienza del mercato non è stata positiva.

Le azioni della società hanno chiuso con un crollo del 12%, dopo che ieri aveva comunicato alle autorità di Borsa di Hong Kong il fallimento delle trattative con il gruppo immobiliare cinese Hopson per la vendita del 50,1% della controllata Evergrande Property Management.

Un comunicato di Evergrande spiegava che la società aveva motivo di credere che Hopson non avesse soddisfatto il “prerequisito per fare un'offerta generale” per la sua unità, senza però fornire ulteriori dettagli.

Lo sviluppatore cinese cercava di rassicurare affermando che continuerà ad attuare misure “per alleviare i problemi di liquidità”, facendo del suo meglio per negoziare il rinnovo o l'estensione dei suoi prestiti con i creditori.

Malgrado le rassicurazioni, da Evergrande ammettevano le “difficoltà, delle sfide e delle incertezze nel migliorare la propria liquidità” e che “non vi è alcuna garanzia che il gruppo sarà in grado di far fronte ai propri obblighi finanziari ai sensi dei relativi documenti di finanziamento e altri contratti”. Un avvocato che rappresenta alcuni creditori ha spiegato che “l'accordo annullato con Hopson rende ancora più improbabile che Evergrande tiri fuori un coniglio dal cappello all'ultimo minuto”.

“Considerata la situazione complessiva con i pagamenti mancati e il periodo di grazia che sta per scadere, i creditori si stanno preparando per un default duro”, aggiungeva l’avvocato che aveva chiesto l’anonimato.

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