Fed divisa tra pausa e taglio di 50 punti base

Diversi membri del FOMC hanno fatto commenti aggressivi contro l’ulteriore taglio dei tassi atteso dai mercati il 10 dicembre prossimo, in linea con quanto dichiarata da Powell.
A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM
Nessun dato significativo per i mercati finanziari in uscita oggi. Le attese degli investitori sono concentrate per giovedì/venerdì prossimo in ci saranno resti noti i diversi PMI statunitensi ed Europei e la fiducia dei consumatori.
In assenza di importanti dati economici, nelle settimane di shutdown la Fed ha fornito diversi commenti cui i mercati finanziari dovrebbero porre attenzione. Tra i più degni di nota ci sono stati i commenti aggressivi di diversi presidenti delle Fed regionali, attualmente membri votanti del FOMC. Il presidente di St. Louis Musalem ha dichiarato che la politica monetaria dovrebbe "inclinarsi contro un'inflazione superiore al target" e che vi è "un margine limitato per ulteriori riduzioni senza che la politica monetaria diventi eccessivamente accomodante". Analogamente, il presidente Collins della Fed di Boston ha dichiarato che, sebbene la riduzione di ottobre fosse giustificata, "sarà probabilmente opportuno mantenere i tassi di riferimento al livello attuale per un certo periodo di tempo, per bilanciare i rischi di inflazione e occupazione in questo contesto di elevata incertezza".
Questi sentimenti riecheggiano le dichiarazioni post-FOMC di Powell secondo cui un taglio a dicembre è "ben lungi dall'essere" scontato. Notiamo tuttavia che non tutti i funzionari segnalano la necessità di maggiore cautela e che alcuni membri del FOMC continuano a propendere per una politica accomodante. Ad esempio, Miran ha affermato che un taglio di 50 bps a dicembre sarebbe comunque appropriato, sostenendo che la politica monetaria attuale è più restrittiva di quanto stimato dalla maggior parte degli altri membri e che il FOMC dovrebbe abbassare il tasso dei fondi federali il più rapidamente possibile.
I toni complessivi della Fed sono comunque stati sufficientemente aggressivi da far aumentare la probabilità, basata sul mercato, di un taglio di 25 punti base a dicembre dal 63% al 42% a ieri, il che implica che le aspettative sono ora orientate verso un mantenimento invariato del tasso di riferimento da parte del FOMC nella prossima riunione.
La crescente cautela nel perseguire ulteriori tagli dei tassi deriva in parte dalla ridotta visibilità sulle attuali condizioni del mercato del lavoro, data la scarsità di nuovi dati a seguito della chiusura delle attività governative fino alla scorsa settimana. Come abbiamo avuto modo di dire, continuano ad essere pubblicati un'ampia gamma di dati provenienti dal settore privato, dal non-profit e a livello statale, che mostrano come il mercato del lavoro, sebbene ancora in fase di rallentamento, probabilmente non sia peggiorato né migliorato in modo significativo nell'ultimo mese.
A tal fine, le richieste aggregate di sussidi di disoccupazione a livello statale suggeriscono che il mercato del lavoro è non è in caduta libera, ma si sta decisamente raffreddando, questo si. Di quanto, mancano tutti i dati per poterlo approssimare. L'ultimo Employment Situation Summary del Bureau of Labor Statistics, il punto di riferimento per i dati mensili sul mercato del lavoro, è stato pubblicato l'ultima volta all'inizio di settembre e copre il mese di agosto e quindi da allora non ci sono dati significativi. In altre parole, gli operatori di mercato e la Fed non hanno ancora una visione completa delle recenti condizioni del mercato del lavoro, sebbene fonti di dati alternative contribuiscano a colmare alcune lacune.
La cautela nei confronti di un taglio a dicembre segue anche i segnali di un ritmo di crescita economica più forte del previsto negli ultimi mesi. Attualmente, la stima media degli analisti sulla crescita del PIL reale nel 3Q25 è intorno al 3,5% su base trimestrale annualizzata, il che rappresenterebbe un rialzo rispetto al ritmo medio registrato nella prima metà dell'anno. Secondo alcuni funzionari della Fed, tale accelerazione potrebbe indicare che l'orientamento della politica monetaria forse non è sufficientemente restrittivo da continuare a esercitare una pressione al ribasso sufficiente sull'inflazione, che negli ultimi mesi si è ulteriormente allontanata dall'obiettivo del 2%. Un rallentamento della crescita economica nel breve termine dovrebbe contribuire ad attenuare i timori di una ripresa significativa dell'inflazione dovuta a forze che vanno oltre gli effetti della politica commerciale di Trump.
La crescita del PIL reale nel terzo trimestre si sta delineando solida, ma un ritmo di crescita più moderato nell'ultimo trimestre dell'anno e all'inizio del 2026 appare ancora probabile, dato che la spesa dei consumatori e gli investimenti delle imprese probabilmente non saranno in grado di mantenere gli attuali tassi di crescita in un contesto di indebolimento del mercato del lavoro, rallentamento della crescita del reddito, elevata incertezza economica e tassi di interesse ancora elevati.
Un'indicazione che le condizioni economiche non sono così solide come le attuali stime di crescita del PIL lordo potrebbero suggerire, arriva dal calo del livello di fiducia nel settore delle piccole imprese. A ottobre, l'indice di ottimismo per le piccole imprese (NFIB Small Optimism Index) è sceso per il secondo mese consecutivo, riportando il sentiment al punto più debole da aprile. Le prospettive per la maggior parte delle piccole imprese sono comunque ancora più rosee rispetto alla media del 2024. Il calo delle vendite e degli utili sta tuttavia incidendo sulle aspettative, vero motore economico. Inoltre, le piccole imprese continuano a citare costi elevati, tassi di interesse elevati e domanda stagnante come sfide importanti.
I rischi al ribasso per il mercato del lavoro sembrano ancora leggermente superiori ai rischi al rialzo per l'inflazione. Tuttavia, l'ondata di comunicazioni aggressive della Fed di questa settimana ha alzato l'asticella per una riduzione dei tassi il prossimo 10 dicembre.
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