FOMC e Powell raffreddano le attese di un taglio dei tassi

19/11/2025 07:15
FOMC e Powell raffreddano le attese di un taglio dei tassi

Dall'inizio dello shutdown governativo la mancanza di dati ha contribuito all'incertezza sullo stato dell'economia statunitense. Ora che lo shutdown è terminato, torneranno i dati consueti, portando potenzialmente maggiore chiarezza al quadro economico.

Non ci sentiamo di escludere che la Fed non voglia mantenere l’inflazione intorno al 3% o più in alto per stimolare il mercato del lavoro

A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

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Dall'inizio dello shutdown governativo la mancanza di dati ha contribuito all'incertezza sullo stato dell'economia statunitense. I dati raccolti nell'ultimo mese e mezzo indicano la persistenza di un'inflazione elevata e di un mercato del lavoro in indebolimento, una combinazione insolita ma che tutto sommato sembra coerente con la curva di Phillips (anche quella modificata per tenere conto delle aspettative). Non si può infatti certo dire che un tasso di disoccupazione al 4,3% sia elevato se comparato con la media degli ultimi 30 anni pari a 5% (5,7% degli ultimi 40 anni): quindi bassa disoccupazione associata ad una elevata inflazione. L'inflazione si aggira intorno al 3%, al di sopra di quella media degli ultimi 30 anni e pari al +2,5% (2,6% quella degli ultimi 40 anni).

Non ci sentiamo di escludere che la Fed non voglia mantenere l’inflazione intorno al 3% o più in alto per stimolare il mercato del lavoro. Il problema è che le imprese domandano lavoro se si aspettano una domanda crescente di beni e/o servizi. Non solo per un aumento dei prezzi (e quindi dell’inflazione) indotta dai dazi, ma che di fatto non stimola la domanda marginale di beni.

Ora che lo shutdown è terminato, torneranno i dati consueti, portando potenzialmente maggiore chiarezza al quadro economico. Il momento sembra propizio, con la riunione della Fed del 9 e 10 dicembre che deciderà se abbassare i tassi di interesse per la terza volta consecutiva. Non crediamo che la Fed abbasserà i tassi.

Nonostante la persistente debolezza del mercato del lavoro, gli investitori stanno scontando solo il 43% di probabilità di un taglio dei tassi a dicembre, in calo rispetto a oltre il 100% del 24 ottobre e al 66% di una settimana fa. Questo calo è in parte dovuto ai recenti commenti pubblici dei membri del FOMC (come abbiamo visto nel commento di ieri). Inoltre, il presidente della Fed di Atlanta, Bostic, ha recentemente suggerito che la debolezza del mercato del lavoro potrebbe essere il risultato di cambiamenti strutturali, come la minore immigrazione e l'adozione diffusa dell'intelligenza artificiale, che non sarebbero influenzati da tassi di interesse più bassi. L’osservazione di Bostic, unita a quella di altri esponenti del FOMC, rafforza le parole di Powell secondo cui una riduzione dei tassi "non era una conclusione scontata, tutt'altro".

I consumatori a basso e medio reddito hanno una posta in gioco elevata nella decisione della Fed, poiché questi gruppi hanno risentito maggiormente dell'impatto degli alti tassi di interesse e di un mercato del lavoro debole (la famosa economia a K cui accennavamo all’inizio della settimana). Possiamo per esempio osservare questa dinamica nei dati recenti della National Association of Realtors (NAR), che ha riportato che l'età media degli acquirenti della prima casa ha raggiunto il massimo storico di 40 anni, rispetto ai 33 del 2021 e ai 29 del 1981. Nel frattempo, i nuovi acquirenti di case rappresentano ora solo il 21% del mercato immobiliare, la quota più bassa da quando la NAR ha iniziato a raccogliere dati nel 1981. Questo è in parte spiegabile dal prezzo mediano delle case, che è ora di 415.200 dollari, in aumento di oltre il 50% dal 2019.

I dati pubblicati fino ad ora sottolineano le sfide che devono affrontare i consumatori a basso reddito. Fitch Ratings ha annunciato che la quota di mutuatari subprime in ritardo di almeno 60 giorni sui prestiti auto è salita al 6,65%, il livello più alto da quando l'agenzia ha iniziato a raccogliere dati nel 1994. Transunion ha osservato che la quota di consumatori che hanno contratto prestiti subprime ha raggiunto il 14,4% nel terzo trimestre, in aumento rispetto al 13,9% dell'anno scorso e al livello più alto dal 2019. E l'ultimo rapporto sull'occupazione di ADP mostra che i datori di lavoro privati ​​hanno tagliato in media 11.250 posti di lavoro a settimana per il periodo di quattro settimane fino al 25 ottobre.

Questi numeri tracciano un ritratto dei consumatori comuni che contrasta nettamente con la situazione dei consumatori di fascia alta, molti dei quali dispongono di risparmi consistenti, mutui a tasso fisso su case il cui valore è aumentato e consistenti partecipazioni azionarie.

In generale, quest'anno le azioni hanno prodotto rendimenti impressionanti e le aziende dell'indice S&P 500 sembrano destinate a registrare un quarto trimestre consecutivo di crescita degli utili a due cifre. Sebbene i guadagni azionari abbiano beneficiato molte famiglie – gli americani ora investono più denaro in azioni che mai – una potenziale recessione potrebbe avere gravi effetti a catena sull'intera economia. I mercati hanno mostrato lievi segnali di instabilità di recente, con l'indice azionario Bloomberg Magnificent Seven in calo del 4,8% rispetto al massimo storico raggiunto il 29 ottobre. Ad oggi è impossibile prevedere se una recessione si materializzerà, ma è altrettanto impossibile ignorare la crescente preoccupazione per la sostenibilità a lungo termine del boom dell'intelligenza artificiale.

C'è una risposta semplice alle preoccupazioni che i titoli azionari basati sull'intelligenza artificiale possano essere eccessivamente gonfiati: detenere un portafoglio diversificato che non sia concentrato sulla tecnologia o su altri settori. L'eccessiva concentrazione può comportare rischi estremi. Tanto per fare un esempio, consideriamo Cisco, che ha svolto un ruolo centrale nello sviluppo delle dot-com alla fine degli anni '90, spingendo il suo titolo a un massimo di 80 dollari il 27 marzo 2000. Quando la bolla scoppiò, il prezzo delle sue azioni era crollato a 8,60 dollari l'8 ottobre 2002. La scorsa settimana, i solidi utili hanno spinto il titolo Cisco a 78 dollari, avvicinandosi finalmente al picco di 25 anni fa.

La diversificazione con una prospettiva a lungo termine è stata una strategia vincente sulla scia della bolla delle dot-com nei primi anni 2000 e crediamo che sarà una strategia vincente anche oggi se dovessimo trovarci in una bolla dell'intelligenza artificiale.

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