Francia tra crisi politica e credibilità finanziaria

La Francia sta attraversando una fase di forte instabilità politica ed economica, con la caduta del governo guidato da François Bayrou e il conseguente aumento delle incertezze sulla traiettoria di bilancio. I mercati osservano con attenzione la reazione dell’Eliseo e le possibili strategie di risanamento, mentre le agenzie di rating e gli investitori valutano il rischio di un deterioramento strutturale.
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L’uscita di scena di Bayrou
La perdita del voto di fiducia da parte del Primo Ministro Bayrou era ampiamente attesa. Le dimissioni, rassegnate subito dopo, hanno lasciato al presidente Emmanuel Macron il compito di nominare un nuovo capo del governo nei “prossimi giorni”. Come spiega John Taylor, Head of European Fixed Income di AllianceBernstein, resta però molta incertezza su chi sarà scelto, con la concreta possibilità che Macron privilegi una figura politicamente vicina al proprio schieramento.
Gli scenari sul tavolo sono molteplici. Il più plausibile resta quello di una rapida nomina che consenta al nuovo premier di presentare in Parlamento la legge di bilancio 2026 entro il 7 ottobre. Un appuntamento cruciale, poiché senza piena operatività governativa la Francia rischierebbe un vuoto politico proprio durante la fase più delicata dell’anno. Nel caso di fallimento, lo spettro di nuove elezioni parlamentari, seppur ritenuto remoto, potrebbe tornare a materializzarsi.
Instabilità e bilancio sotto pressione
L’Assemblea nazionale ha sancito con il suo voto un nuovo periodo di incertezza politica. Per Raphael Thuin, Head of Capital Markets Strategies di Tikehau Capital, la difficoltà principale riguarda la compatibilità tra le esigenze di disciplina fiscale e la capacità del sistema politico di esprimere un esecutivo forte. Il rischio di uno slittamento significativo dei conti pubblici appare ridotto, poiché una parte consistente del Parlamento resta favorevole alla riduzione dei deficit. Tuttavia, le divisioni tra i partiti rendono ardua la traduzione pratica di questa volontà.
Ne consegue che il quadro politico potrebbe rimanere segnato dall’immobilismo, con deficit ancora elevati e nessuna prospettiva chiara di riduzione. La situazione, secondo Thuin, non si tradurrebbe in uno shock economico immediato, ma nel medio periodo rischia di compromettere la credibilità del Paese. La resilienza dei grandi gruppi del maggiore indice francese CAC 40 e il forte risparmio privato offrono un argine temporaneo, ma la vulnerabilità di lungo termine resta evidente.
Mercati in allerta
La perdita di fiducia e le dimissioni di Bayrou hanno innescato reazioni immediate sui mercati. Nonostante un modesto recupero dei titoli di Stato francesi, la volatilità resta elevata. Come ha ricordato Laura Cooper, Head of Macro Credit e Global Investment Strategist di Nuveen, lo spread decennale OAT-Bund si mantiene vicino ai massimi degli ultimi dieci anni, arrivando a superare il premio di rischio incorporato nel debito greco.
Le prospettive dipenderanno in gran parte dalla stabilità politica che Macron riuscirà a garantire. Un governo di coalizione potrebbe restringere lo spread a circa 70 punti base, mentre un deterioramento della disciplina fiscale potrebbe spingerlo verso 90-100 punti. In questo contesto, l’Italia appare meglio posizionata grazie a un percorso di deficit più rigoroso e a una dinamica esterna più solida, mentre la Spagna continua a emergere come una delle storie di successo nell’eurozona.
Le prospettive per la Francia
Guardando avanti, gli scenari restano aperti. Un nuovo governo potrebbe approvare la manovra entro la fine dell’anno, ma con una correzione fiscale meno ambiziosa rispetto agli annunci precedenti. In alternativa, potrebbe protrarsi l’attuale bilancio provvisorio del 2025 o, come estrema ratio, si potrebbe ricorrere all’articolo 49.3 della Costituzione per forzare l’approvazione, con il rischio immediato di nuove mozioni di sfiducia.
In ogni caso, la Francia si trova oggi a navigare tra immobilismo politico e progressivo deterioramento dei fondamentali economici. Gli investitori restano in attesa di segnali concreti di stabilità, ma la pazienza potrebbe non essere infinita. Come osservano Taylor, Thuin e Cooper, l’esito dipenderà dalla capacità di Macron di costruire un governo credibile, in grado di rassicurare mercati, istituzioni europee e cittadini.
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