Ftse Mib, le tendenze chiave delle trimestrali italiane

17/11/2025 14:45
Ftse Mib, le tendenze chiave delle trimestrali italiane

La stagione delle trimestrali del Ftse Mib si è chiusa con un indice in rialzo e una crescita dei ricavi aggregati, ma sotto la superficie emerge un mercato frammentato, segnato da forti dispersioni tra vincitori e vinti, reazioni post-conto spesso negative e un’economia di Piazza Affari sempre più concentrata in pochi grandi gruppi. Banche, utility, energia e infrastrutture mostrano però traiettorie industriali che stanno ridisegnando il profilo del listino.

Scopri le soluzioni di investimento

Con tutti i certificate di Orafinanza.it


Indice in crescita con un paniere più binario e frammentato

La stagione delle trimestrali del Ftse Mib si è chiusa con il maggior indice italiano in rialzo del 3% tra il 1° ottobre, data in cui Brunello Cucinelli ha inaugurato la stagione con i dati preliminari, e il 14 novembre, quando Enel e Interpump ne hanno segnato la chiusura. Un progresso che, letto in superficie, suggerirebbe solidità di fondo, ma che, come sottolinea in un report Gabriel Debach, market analyst di eToro, nasconde un mercato più frammentato, segnato da entusiasmo contenuto, dispersione elevata e una prevalenza di reazioni negative dopo la pubblicazione dei conti.

Alla prova della prima seduta successiva ai risultati, oltre la metà delle società dell’indice, 23 titoli su 40, ha chiuso in calo, con una variazione media del -1,2%, confermando il tono prudente che accompagna le ultime due stagioni delle trimestrali. Gli estremi raccontano bene la tensione che Debach vuole evidenziare: Campari ha guadagnato l’11,3% dopo i conti, mentre Diasorin ha perso quasi il 19%. È il segnale di un mercato sempre più binario e intollerante alle delusioni, dove l’errore di esecuzione o di guidance viene immediatamente sanzionato.

Tra l’inizio di ottobre e il 14 novembre, la forbice tra i migliori e i peggiori è tornata ad allargarsi: dal +19,3% di Italgas al -22% di Diasorin, che si conferma maglia nera sia nella reazione post conti sia sull’intera stagione. Un divario di oltre 40 punti percentuali che, si legge nel report di eToro, restituisce la fotografia di un listino dove la selettività è massima.

A sostenere l’indice è stata una manciata di titoli: Italgas, Tenaris e Fineco hanno guidato il rialzo con performance superiori al +15%, seguite da MPS, Moncler, Stellantis e Telecom Italia, tutte oltre il +12%. All’opposto, Inwit e la stessa Diasorin hanno perso oltre il 20%, mentre STMicroelectronics, Nexi, Ferrari e Lottomatica hanno archiviato la stagione con flessioni a doppia cifra.

Il comparto finanziario, osserva Debach, si conferma l’ossatura del listino: Fineco (+15,9%), MPS (+15,2%), Mediolanum (+10,7%), Popolare di Sondrio (+11,5%) e BPER (+9,8%) hanno offerto i contributi più costanti, con Banco BPM (+2,4%), Mediobanca (+3,3%), Intesa (+3,2%) e UniCredit (+0,02%) su traiettorie più stabili. Nel comparto assicurativo, Generali ha chiuso con un +1%, mentre Unipol (+5,4%) ha recuperato terreno nonostante una reazione negativa immediata ai conti.

Tra i difensivi, secondo l’analisi di eToeo, la stagione ha mostrato una maggiore selettività: Enel ha guadagnato +11,3% nel periodo, Terna +4,1%, Snam +11,2%, Italgas +19,3% con una delle migliori reazioni post pubblicazione (+4,2%). Sul fronte energia la spaccatura è netta: Tenaris ha brillato (+15,9%), Eni ha chiuso a +10,8% con reazione positiva ai conti, Saipem ha perso 6,7% malgrado un +1,3% nel day-after. Nel lusso e nei beni discrezionali la dispersione è ancora più marcata: Moncler +14,6%, Interpump +9,9%, Ferrari -12,5%, Lottomatica -10,7%, Prysmian -0,1%.

Crescita dei ricavi concentrata in pochi grandi gruppi

La fotografia dei fondamentali, che Debach inserisce a completamento del quadro di mercato, aggiunge un tassello decisivo. Il fatturato aggregato del terzo trimestre 2025 sale del 4,82%, da 156 a 163,5 miliardi (esclusi i dati di Unipol). Un progresso numerico che, però, si concentra in poche mani.

Quattro gruppi generano oltre il 60% dei ricavi complessivi: Stellantis, con 37,2 miliardi, pesa per il 22,8% dell’intero giro d’affari, Generali ne rappresenta il 13,8% con 22,5 miliardi, Eni il 12,6% con 20,5 miliardi, Enel l’11,6% con 18,9 miliardi. Il resto del listino si divide le briciole di un’economia che resta fortemente concentrata, come sottolinea Debach.

In termini di variazioni, la forbice è ampia: Bper Banca registra la maggiore crescita di fatturato su base annua, mentre STMicroelectronics mette a segno la contrazione più netta. La stagione delle trimestrali del Ftse Mib disegna così un quadro in cui la crescita c’è, ma è polarizzata, con pochi grandi player che dettano la traiettoria complessiva.

Questo intreccio tra performance di Borsa estremamente divergenti e fondamentali concentrati in pochi colossi, puntualizza Debach, rafforza l’idea di un Ftse Mib che si muove su due velocità: da un lato i grandi gruppi che governano margini, investimenti e dividendi, dall’altro una platea più ampia che fatica a ritagliarsi spazio in termini di peso sui ricavi aggregati.

Banche italiane, meno dipendenza dai tassi e più modello fee-driven

Nel settore bancario, Debach mette in luce una trasformazione importante della redditività. Il margine di interesse (NII) si è stabilizzato o ridotto dopo i picchi, penalizzato dalla discesa dei tassi e dal costo crescente della raccolta. Intesa Sanpaolo registra un calo del 7% a 3,6 miliardi di euro, a causa di rivalutazioni sui prestiti e della discesa dell’Euribor, pur prevedendo una ripresa nei prossimi trimestri.

UniCredit ha visto un calo del -5,4%, Banco BPM del -8,7%, MPS del -7,4%, mentre Fineco del -12,8% e Mediolanum del -5,2%. Poste Italiane è tra le poche realtà ancora in crescita, con un +6%.

A fronte di un margine d’interesse in flessione, il motore delle commissioni è tornato protagonista. Il mix di redditività, come evidenzia Debach, si sta spostando verso consulenza e asset management, confermando un modello più fee-driven e meno esposto alla ciclicità dei tassi.

La disciplina sui costi resta un pilastro della narrazione bancaria: il Cost/Income Ratio si colloca tra il 37% e il 46% per i principali istituti, a dimostrazione di una crescente efficienza operativa.

Il linguaggio dei comunicati è rivelatore, osserva Debach: “record”, “eccellente”, “solido” sono le parole ricorrenti. Dietro i numeri, il messaggio è chiaro: il ciclo dei tassi si sta chiudendo, ma la redditività bancaria italiana ha imparato a reggersi su più colonne, combinando margine di interesse, commissioni e controllo dei costi.

In questo contesto si inserisce anche la percezione di maggiore solidità strutturale del sistema. Il sistema bancario italiano, peso massimo a Piazza Affari, continua a mostrare numeri di rilievo: Intesa Sanpaolo si definisce “Zero-NPL Bank” con un Net NPL ratio all’1,0% e una copertura oltre il 51%, segnali che Debach utilizza per raccontare una fase nuova, meno dominata dalle emergenze sul fronte del credito e più orientata alla qualità del business ricorrente.

Utility, energia e nuove traiettorie dell'economia

Sul fronte utilities e infrastrutture, il report di eToro descrive un quadro segnato da risposte post utili miste, con A2A in forte calo dopo i conti, ma unito da tre pilastri comuni: investimenti record, disciplina finanziaria e capacità di trasformare la transizione energetica in leva industriale.

Tutte le big italiane del settore mostrano una crescita sostenuta, nutrita da business regolati e investimenti mirati. A2A registra ricavi nei primi nove mesi a +12%, Hera a +10,6%, Terna a +8,9%, Enel a +3,6%, Italgas a +42,8% con l’integrazione di 2i Rete Gas.

La traiettoria delle capex resta imponente: Enel guida con 43 miliardi entro il 2027, Terna supera i 2 miliardi nei nove mesi, Italgas mette in campo 16,5 miliardi fino al 2031 e A2A lancia un piano decennale da 23 miliardi, di cui 1,6 miliardi dedicati ai data center. È la risposta industriale alla transizione, fatta di reti più resilienti, digitalizzazione e nuova capacità produttiva per sostenere l’elettrificazione del Paese.

Nel dettaglio, Debach sottolinea come A2A stia aprendo la frontiera dei data center, puntando a 400 milioni di Ebitda entro il 2035. Il razionale è chiaro: il costo dell’energia rappresenta il 65% dei costi operativi totali di un data center e, per un produttore di energia, questo si traduce in un vantaggio competitivo strutturale. Il calore generato dalle server farm, solitamente uno scarto, diventa una risorsa preziosa: A2A prevede di recuperarlo per raddoppiare l’energia termica disponibile per il teleriscaldamento a Milano, città che ospita il 50% dei data center italiani.

Italgas si muove su un binario complementare. Sta investendo 3,1 miliardi di euro esclusivamente nella digitalizzazione delle reti. Il cuore di questa trasformazione, come evidenzia Debach, è “DANA”, un “cervello digitale” che permette di monitorare e controllare l’intera infrastruttura da remoto, una sorta di gemello digitale della rete fisica. Un esempio concreto è “Nimbus”, contatore intelligente di nuova generazione brevettato dall’azienda, che rende le infrastrutture critiche più resilienti, sicure e pronte alla distribuzione di idrogeno e biometano.

Terna amplia le interconnessioni e integra nuove tecnologie, Enel sposta il baricentro su reti e storage, Hera rafforza l’integrazione tra energia, acqua e rifiuti. In comune, osserva Debach, c’è la volontà di monetizzare la transizione con infrastrutture scalabili e ritorni misurabili.

Nel comparto energia, i segnali sono complessivamente positivi, ma con traiettorie differenziate. Eni chiude i nove mesi del 2025 confermando la forza del proprio modello industriale e la capacità di esecuzione operativa in uno scenario di prezzi più complesso. L’utile netto adjusted si attesta a €3,8 miliardi (-13% a/a) e l’Ebit pro-forma a €9,4 miliardi (-19%), ma la produzione cresce con decisione nel terzo trimestre a 1,756 milioni di barili equivalenti al giorno (+6%), grazie all’avvio di nuovi progetti in Congo, Costa d’Avorio e Messico. Il segmento GGP rafforza la leadership nel gas con un Ebit di €346 milioni (+21%), mentre i “satelliti” della transizione confermano la traiettoria di crescita: Enilive registra +35% di Ebit pro-forma grazie al pieno recupero dei margini bio e Plenitude porta la capacità rinnovabile installata a 4,8 GW, in linea con il piano. Il cash flow operativo sale a €12 miliardi e il buyback viene incrementato a €1,8 miliardi, a testimonianza, secondo Debach, di una solidità patrimoniale crescente e di una generazione di cassa superiore alle attese. La strategia di Eni è definita: bilanciare crescita upstream, leadership nel GNL e sviluppo dei business della transizione, mantenendo al centro la disciplina sul capitale e la remunerazione degli azionisti.

Saipem prosegue la sua normalizzazione con ricavi a €10,98 miliardi (+8,4%) e un Ebitda adjusted di €1,2 miliardi (+32,7%), pari a un margine del 10,9% (+2 punti percentuali). Il terzo trimestre segna, come riportato dal CEO Alessandro Puliti, l’Ebitda trimestrale più alto dal 2012.

Tenaris completa il quadro con risultati di grande robustezza. Nei primi nove mesi 2025 registra ricavi per $8,99 miliardi (-7% a/a), Ebitda di $2,18 miliardi con margine in aumento al 24,3% e utile netto di $1,51 miliardi (-3%). Nel terzo trimestre le vendite si attestano a $2,98 miliardi (+2% a/a) con un Ebitda di $753 milioni (margine 25%). Nonostante un contesto sfidante, il gruppo ha generato $1,8 miliardi di cassa operativa, $1,3 miliardi di free cash flow e mantiene una posizione netta positiva di $3,5 miliardi. L’espansione produttiva in Usa e Canada, l’avvio di nuovi progetti in Messico e l’aumento dell’efficienza nelle linee offshore testimoniano, nell’analisi dell’autore, una struttura industriale capace di adattarsi a ogni ciclo.

Da qui, l’ultima chiave di lettura proposta da Debach: quando pensiamo all’economia italiana, la narrazione ricorrente è quella di stagnazione o crescita lenta, ma se si sposta lo sguardo dai titoli ai bilanci e alle strategie delle grandi aziende, emerge un quadro più dinamico e controintuitivo. Una trasformazione silenziosa che sta ridisegnando interi settori.

Il sistema bancario, peso massimo a Piazza Affari, continua a esprimere numeri da record; le utility investono miliardi nell’intelligenza artificiale e nei data center; le infrastrutture diventano digitali e pronte all’idrogeno; le reti e l’energia si legano alla nuova economia dell’IA. La fotografia che emerge, conclude Debach, non è quella di un’economia stagnante, ma di un tessuto industriale che si sta ricomponendo, con pochi grandi gruppi che trainano il Paese con strategie sempre più sofisticate, connettendo energia, tecnologia e finanza.

La Finestra sui Mercati

Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!

Leggi la nostra guida sugli ETF

Bond a 20 anni in sterline

Ogni anno cumula cedole del 10%. Richiamabile dal secondo anno.

Chi siamo

Orafinanza.it è il sito d'informazione e approfondimento nel mondo della finanza. Una redazione di giornalisti e analisti finanziari propone quotidianamente idee e approfondimenti per accompagnarti nei tuoi investimenti.

Approfondimenti, guide e tutorial ti renderanno un esperto nel settore della finanza permettendoti di gestire al meglio i tuoi investimenti.

Maggiori Informazioni


Feed Rss

Dubbi o domande?

Scrivici un messaggio e ti risponderemo il prima possibile.




Orafinanza.it
è un progetto di Fucina del Tag srl


V.le Monza, 259
20126 Milano
P.IVA 12077140965


Note legali
Privacy
Cookie Policy
Dichiarazione Accessibilità

OraFinanza.it è una testata giornalistica a tema economico e finanziario. Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 50 del 07/04/2022

La redazione di OraFinanza.it