Google un po' sotto le attese, ma non è un dramma


Il gigante di Mountain View pubblica una trimestrale definita da molti deludente. Andiamo oltre i risultati e cerchiamo di capire perché riteniamo non sia così tragica.


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Stavolta Alphabet, holding a cui fa capo Google, non frantuma le aspettative. Il primo trimestre si è chiuso con ricavi per 68,01 miliardi di dollari, in aumento del 23% e "in linea con il consensus". Gli utili per azione a 24,62 dollari (-7,5% rispetto allo stesso trimestre 2021) mancano di 1,14 dollari le aspettative.

Riteniamo fuorvianti gli articoli che definiscono deludenti i ricavi. I numeri sul consensus possono differire, ma non di ammontari significativi: in questo caso, i dati IBES di Refinitiv stimavano ricavi a 68,11 miliardi, mentre secondo altre fonti leggermente sotto i 68 miliardi e per queste i risultati sono 350 milioni sopra le aspettative.

Le divisioni Alphabet: dal Cloud alle scommesse sul futuro

Forte la divisione Google Cloud e il core business del motore di ricerca, mentre a deludere sono soprattutto i risultati di YouTube leggermente sotto le attese con una crescita dei ricavi da pubblicità a +14% anno su anno (a cambi valutari costanti sarebbe stata a +26%)

Il traffic acquisitions costs (TAC) cresce del 23% a 12 miliardi di dollari rispetto ai 9,7 miliardi di un anno fa. I profitti operativi salgono del 22% anno su anno a 20,09 miliardi di dollari con quindi un margine operativo del 30% come lo scorso anno, quando aveva sorpreso al rialzo riportando un utile per azione di 26,29 dollari (ben 10 dollari oltre il consensus).

Gli utili sotto le attese sono quindi da attribuire a costi non operativi, ossia "altre spese/costi", legati in particolare alla parte di attività di investimenti in start up, i cui risultati contabili possono essere molto volatili nei trimestri.

Ricordiamo che Alphabet riporta anche una divisione "other bets" (letteralmente altre scommesse, che include la divisione auto a guida autonoma Waymo e Verily per le scienze della vita) che nel trimestre in esame ha riportato ricavi pari a 440 dollari (+122% anno su anno) e perdite  operative per 1,16 miliardi di dollari (in sostanza, come l’anno scorso). È qui che rientra tutto il futuro e la ricerca&sviluppo su quelle nuove tecnologie che potrebbero avere applicazioni pratiche nel futuro e quindi ricavi e utili per la società.

Focus su YouTube

Durante la conference call a margine dei risultati gran parte delle domande degli analisti rivolte al management si è concentrata su YouTube. A pesare è l’impatto della guerra in Ucraina, non solo per la sospensione di tutte le attività commerciali in Russia, ma anche per un rallentamento della crescita pubblicitaria in particolare in Europa.

YouTube sta testando la monetizzazione degli shorts, video in formato breve (massimo 60 secondi) per sfidare la concorrenza di TitTok. Le reazioni iniziali dei clienti pubblicitari sono state positive ed ora gli shorts hanno raggiunto i 30 miliardi di visualizzazioni giornaliere, 4 volte la quantità di visualizzazioni dell'anno prima.

Lo scorso anno la crescita di YouTube è stata particolarmente elevata, al 30% con ricavi totali che hanno raggiunto 28,8 miliardi di dollari.

Investire in tutto ciò che è innovativo

L’ad del colosso statunitense, Sundar Pichai, rimane giustamente molto ottimista sulle prospettive future della società, sottolineando che continuano ad investire molto in tutto ciò che è innovativo, compresa la cybersecurity dove recentemente hanno acquisito la società Usa di sicurezza informatica Mandiant. Quest’anno aumenteranno gli investimenti in attività immobilizzate di natura operativa (capex): infrastrutture tecniche a livello globale, con la maggioranza delle spese costituita dai server.

Nuovo aumento del buyback

La società ha ora in cassa 133 miliardi di dollari (zero debito) e durante il trimestre ha generato 15 miliardi di flusso di cassa netto e speso 13 miliardi per il riacquisto di azioni proprie.

Il 20 aprile il gigante di Mountain View aveva annunciato un nuovo aumento del piano di riacquisto di azioni proprie, salito a 70 miliardi di dollari (circa il 4,7% della capitalizzazione).

I risultati non convincenti penalizzano il titolo a Wall Street dove è indicato in ribasso del 4%, ma riteniamo che in questo momento tutto vada collocato nell’attuale contesto di mercato estremamente particolare, quasi unico storicamente.

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