Guerra, inflazione e tassi di interesse: chi ha veramente vinto?

11/07/2023 14:15
Guerra, inflazione e tassi di interesse: chi ha veramente vinto?

La benzina dei tassi di interesse ha messo il turbo alle banche più di quanto il gas e petrolio abbiano fatto con il comparto petrolifero. La domanda ora è se questo rally potrà proseguire. Dalla Bce alla Fed una cosa è chiara, il rialzo dei tassi non è ancora finito e a questi livelli le banche quotano a multipli interessanti.

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La benzina dei tassi mette il turbo alle banche

Nel corso degli ultimi due anni, le società petrolifere hanno catturato l'attenzione dei media finanziari, emergendo come protagonisti di una vera e propria saga finanziaria. Questa narrazione si è sviluppata a seguito dell'impennata dei prezzi delle commodities, causata in gran parte dal conflitto in Ucraina. Le società del settore petrolifero sono state acclamate come autentiche perle dell'investimento, destinate a brillare nel panorama finanziario.

Tuttavia, come spesso accade nel mondo degli affari, la realtà potrebbe riservare sorprese inattese. Uno sguardo attento ci svela, che le vere stelle dell'ultimo periodo sono state le banche europee, galvanizzate dall'impetuoso aumento dei tassi di interesse. Mentre l'attenzione mediatica si concentrava sul settore petrolifero, è stato il settore bancario a conquistare la vetta delle performance.

Numeri a confronto

In questo articolo, vedremo che le big banks europee, oltre ad aver registrato un’ottima performance, rappresentano ancora un’opportunità di investimento, caratterizzata da valutazioni attraenti e previsioni di crescita molto forti.

Dal gennaio 2021, il contesto macroeconomico, caratterizzato da una forte inflazione e un veloce rialzo dei tassi di interesse, ha permesso all'indice STXE 600 Banks (EUR), rappresentativo delle principali banche europee, di ottenere una performance straordinaria del 45,73% contro un 42,34% ottenuto dall'indice 600 Energy EUR, che comprende le società petrolifere più importanti del continente.

Quindi, nonostante le compagnie petrolifere abbiano tratto vantaggio dall'aumento dei prezzi delle commodities legato al conflitto in Ucraina, sono state le banche a primeggiare in termini di performance di borsa. Questo fatto sottolinea l'importanza di analizzare attentamente i vari settori finanziari e di considerare tutte le opportunità di investimento disponibili per ottenere i migliori risultati.

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I multipli

Questa analisi potrebbe farci pensare che l'opportunità di investire nelle banche europee sia ormai svanita o passata. Come sempre guardiamo ai dati. Nonostante il rialzo in Borsa, i multipli del comparto bancario sono ancora molto bassi, perché ricavi e utili sono cresciuti di più dei prezzi in Borsa.

Per quest’anno e il prossimo il consensus Bloomberg vede il rapporto prezzo e utile passare dall’8,83 del 2021 al 6,65 del 2023 e al 6,4 del 2024.

Bene anche la crescita dei margini con un Roe al 10,19 nel 2023 e al 9,82 nel 2024 contro il 5,12 del 2021.

Multipli bassi e margini in crescita suggeriscono che potrebbero ancora esserci potenziali opportunità di investimento nel settore bancario, con la possibilità di ottenere rendimenti interessanti.

L'attuale contesto macroeconomico, caratterizzato da un'inflazione resiliente e probabili futuri aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE, potrebbe ulteriormente favorire l'ascesa delle banche nei prossimi mesi.

A rendere interessante il settore inoltre è la generosa politica di remunerazione agli azionisti, con elevati dividendi e piani di buyback elevati.

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Algebris ottimista sul comparto

Lo scorso aprile, passata la crisi del Credit Suisse, il fondatore e Ceo del fondo Algebris, Davide Serra, ha scritto sul Financial Times che attorno alle banche europee resta un’eccessiva prudenza nonostante la crescita degli utili (stimolata dal rialzo dei tassi), l’aumento dei dividendi e i consistenti piani di buyback. Sciorinando dati sulla forte patrimonializzazione delle banche europee, Serra intendeva confutare la tesi di chi continua a richiamare il rischio di una recessione e le possibili conseguenze negative per le banche.

“La maggior parte del settore sta realizzando i profitti più alti degli ultimi 15 anni".

I coefficienti patrimoniali sono chiaramente più elevati rispetto a prima della crisi finanziaria e significativamente superiori a quelli delle banche statunitensi. Le banche europee dispongono della liquidità più elevata degli ultimi anni e stanno riacquistando quantità record di azioni proprie. Le banche offrono rendimenti da dividendo di circa il 7%, a cui sono da aggiungere i buyback. Per la prima volta in due decenni il numero di azioni delle banche europee è in calo. Tuttavia, le azioni sono ancora scambiate ai livelli più bassi degli ultimi 15 anni”.

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