I dazi di Trump indeboliscono ancora Wall Street

L’escalation della guerra dei dazi continua a preoccupare gli investitori e ora si attendono le future decisioni che il Presidente degli Stati Uniti potrebbe prendere nei confronti dell’Europa.

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Wall Street Oggi

Virano in negativo i future sui principali indici di Wall Street dopo una mattinata passata in parità, indeboliti dalle preoccupazioni per l’escalation nella guerra dei dazi avviata da Donald Trump.

I contratti sul Nasdaq, quelli sullo S&P500 e sul Dow Jones cedono mezzo punto percentuale quando manca circa un’ora al suono della campanella della Borsa di New York, dopo i forti cali di ieri dei rispettivi indici.

Il dollaro crolla nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD sale dello 0,60%, a 1,0553, indebolendo anche il Bitcoin che scende del 10% dopo il balzo di ieri e si porta sotto quota 84 mila dollari.

Quotazioni del petrolio ancora in calo di oltre l’1%: Brent a 70,43 dollari e greggio WTI a 67,30 dollari al barile dopo la decisione dell’Opec+ di aumentare la produzione di greggio.

I dazi di Trump

Oggi sono entrati in vigore i dazi del 25% imposti dagli Stati Uniti sui prodotti canadesi e messicani, oltre ad un 10% in più su quelli provenienti dalla Cina, ora al 20%. Le risorse energetiche canadesi sono colpite da un tasso inferiore, il 10%.

Il Canada ha reagito con durezza: la ministra degli Affari esteri, Mélanie Joly, ha dichiarato che i dazi americani rappresentano una "minaccia esistenziale" per il Paese, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Il primo ministro Justin Trudeau ha annunciato dazi di ritorsione del 25% su 155 miliardi di dollari di merci americane, con una prima tranche immediata da 30 miliardi e il resto entro 21 giorni.

Risposta immediata anche dalla Cina che ha incrementato le proprie tariffe sui prodotti statunitensi tra il 10% e il 15%, colpendo beni agricoli come grano, cotone, carne e prodotti lattiero-caseari. Inoltre, Pechino ha inserito 15 aziende americane in una "lista di controllo delle esportazioni" e altre 10 nell'elenco delle "entità inaffidabili", citando come motivo la vendita di armi a Taiwan.

L’impatto economico

Secondo Bloomberg, i nuovi dazi avranno un valore di 1,5 trilioni di dollari annui e il settore automobilistico nordamericano sarà tra i più colpiti, vista l’integrazione delle catene di fornitura tra i tre Paesi. Chad Bown del Peterson Institute for International Economics ha definito la mossa "più distruttiva per l'economia nordamericana di qualsiasi altra misura presa da Trump nel suo primo mandato".

"Nonostante alcuni partecipanti al mercato trattino il discorso sui dazi di Trump come una tattica negoziale, gli ultimi sviluppi dimostrano che è seriamente intenzionato a implementare il suo programma 'America First', ignorando completamente l'impatto sull'economia globale", spiega Achilleas Georgolopoulos, analista di mercato senior presso la società di brokeraggio XM.

"La geopolitica rimarrà un fattore primario per i mercati finanziari. Un'eco della rottura di venerdì nei colloqui tra Ucraina e Stati Uniti (sull'estrazione mineraria) è la decisione di Trump di sospendere gli aiuti militari a Kiev", evidenziano gli analisti di Bank Millennium, prevedendo che ora le prossime decisioni di Trump “saranno mirate all’Unione europea”.

Oro in crescita

L'escalation della guerra dei dazi e l'impatto delle prospettive di crescita economica globale, fanno salire i prezzi dell'oro che torna sopra i 2.900 dollari: l'oro spot viaggia con un rialzo dell’1% a 2.920 dollari e il future con scadenza ad aprile sale a 2.931 dollari (+1%).

"La crescente minaccia di una guerra commerciale”, commentano gli analisti di ActiveTrades, “sta facendo aumentare la domanda del metallo rifugio, con i prezzi che sono saliti di oltre il 2% da quando il presidente Trump ha confermato che le tariffe su Canada e Messico sarebbero entrate in vigore nella notte".

Rischi inflazionistici

Aumentano i timori per quanto riguarda il possibile aumento dei prezzi che potrebbe smorzare la domanda ed erodere i profitti aziendali in un momento in cui i dati recenti hanno fatto riemergere le aspettative di un'economia in stallo.

I dirigenti aziendali come quelli di Walmart e Target stanno anche frenando investimenti e spese in attesa di maggiore chiarezza sulle prossime politiche di Trump, mentre gli analisti affermano che il 1° aprile sarà la data in cui il presidente annuncerà probabilmente la sua politica commerciale globale a pieno titolo.

Un’inflazione alta può condizionare le scelte della Federal Reserve e ora i future sui tassi di interesse indicano che l’istituto guidato da Jerome Powell effettuerà almeno tre tagli dei tassi di interesse di 25 punti base entro dicembre, rispetto ai circa due previsti ieri, poiché i trader scommettono sulla probabilità che il rallentamento della crescita possa spingere la banca centrale ad abbassare i costi di prestito.

Qualche indizio sulle sue future scelte potrebbero arrivare oggi dalle dichiarazioni del presidente della Fed di New York, John Williams, in agenda alle 20:20 italiane.

Notizie societarie e pre market USA

Tesla (-2%): ha venduto 93.926 veicoli elettrici di produzione cinese nel periodo gennaio-febbraio di quest'anno, con un calo del 28,7% rispetto all'anno precedente, secondo i dati della China Passenger Car Association.

Ford Motor (-0,10%): richiamerà 35.328 veicoli a causa di luci difettose nello specchietto retrovisore esterno che potrebbero causare un incendio, secondo quanto spiegato dalla National Highway Traffic Safety Administration degli Stati Uniti.

Illumina (-2%): la Cina vieta i suoi sequenziatori genetici, pochi minuti dopo l'entrata in vigore dei dazi aggiuntivi del 10% imposta dal presidente USA Donald Trump alle merci provenienti dal Paese asiatico.

enCore Energy (+5%), Nano Nuclear Energy (+2%), Energy Fuels (+1%) e Uranium Energy (+1%): il settore dei minatori di uranio salgono a seguito dell’entrata in vigore dei dazi imposte da Trump verso le merci provenienti dal Canada, principale fornitore della materia prima verso gli USA.

Raccomandazioni analisti

Nvidia

Bernstein: ‘buy’ e prezzo obiettivo confermato a 185 dollari.

Apple

UBS: ‘neutral’ e target price sempre a 236 dollari.

Microsoft

Redburn Atlantic: ‘buy’ e prezzo obiettivo tagliato da 500 a 450 dollari.

FedEx

JP Morgan: ‘buy’ e target price ridotto da 372 a 323 dollari.

The Home Depot

Wolfe Research: ‘buy’ e prezzo obiettivo diminuito da 471 a 449 dollari.

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