Inflazione USA rallenta ancora e Wall Street si accende in attesa della Fed

Entusiasmo alla borsa di New York dopo dati sull’inflazione inferiori alle previsioni che alimentano le aspettative di un aumento dei tassi da 0,50 punti base nella riunione di domani della Federal Reserve.
Indice dei contenuti
I dati macro
Continua il rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti, tema caldo sui mercati in vista della riunione della Federal Reserve prevista per domani, alimentando le scommesse su un rallentamento della sua politica aggressiva sui tassi.
A novembre, infatti, l’IPC su base annuale è sceso a +7,1% dal precedente 7,7%, risultando inferiore anche alle attese degli analisti (+7,3%), mentre mensilmente il dato è sceso a +0,1% sul mese dal +0,4% precedente (0,3% atteso).
Il dato ‘core’, senza energia e alimentari rallenta dal 6,3% precedente all’attuale 6%, meno delle previsioni degli esperti (6,1%), mentre su base mensile è risultato a +0,2% rispetto al +0,3% atteso.
La reazione del mercato
Il moderato ottimismo mostrato dai future nel corso della mattinata otteneva una forte spinta dai dati odierni.
I contratti sui principali indici di Wall Street passavano da una crescita di mezzo punto ad un balzo improvviso arrivato nei minuti successivi al dato, con quelli sul Nasdaq che guadagnava il 4%, quelli sullo S&P500 il 3% e quelli sul Dow Jones in crescita di due punti percentuali.
La coppia EUR/USD scambiava a 1,0557 nell’immediata vigilia, per poi schizzare ad un picco di 1,0642, trascinata dal calo delle scommesse sul dollaro.
Diminuiscono anche le ‘puntate’ sul reddito fisso, visto il calo del 3% dei treasury a 10 e a 2 anni.
Fed e volatilità
A questo punto, fari puntati sulla riunione della Fed iniziata oggi e che si concluderà domani quando alle 20 italiane verrà annunciata la decisione sui tassi di interesse, per poi essere ‘spiegata’ dal Presidente Jerome Powell nella consueta conferenza stampa (20:30 italiane).
Molti si attendono un rallentamento del ciclo di aumento dei tassi da 75 punti avviato a giugno e, anche alla luce dei dati odierni, il Comitato di politica monetaria della Fed (FOMC) potrebbe aumentarli di 0,50 punti base e portarli in una banda di oscillazione compresa tra il 4,25% ed il 4,5%.
Un rallentamento che potrebbe far tirare un sospiro di sollievo, ma non implicherà una pausa nella politica restrittiva dell’istituto centrale, impegnato nella lotta all’inflazione.
Lo stesso Powell aveva ammesso la necessità di superare l’obiettivo di tassi al 4,6% andando “un po’ più su”, spingendo gli analisti a prevedere un massimo del 5% nel 2023, anche inizia a farsi strada l’ipotesi ‘Armageddon’, con un picco finale del 6,5% da toccare a metà del prossimo anno come non accadeva nel 2000 prima dello scoppio della bolla finanziaria.
“Anche se non c’è dubbio che questo scenario sarebbe negativo per la maggior parte delle classi di asset, comprese le azioni, le obbligazioni e il credito” prevedono da JP Morgan, “il potenziale ribasso sarà probabilmente più limitato di quanto suggerirebbe un Armageddon”.
Per quelli in cerca di scenari meno drammatici, qualcuno prevede che la Fed torni a tagliare i tassi a metà 2023, altri che la Fed porti i tassi vicino al 5% nel mezzo di una leggera recessione, l’ultimo si attende che vede la Fed riesca a domare l'inflazione senza alcun effetto collaterale (danno economico).
Prudenza da JP Morgan
Gli analisti di JP Morgan hanno ridotto la loro raccomandazione di asset allocation sulla borsa USA per il 2023, valutando i titoli come “moderato sottopeso” dal precedente “sovrappeso”.
Ridotta anche l’esposizione al rischio nelle materie prime (Commodity), mentre hanno incrementato l’allocazione nelle obbligazioni societarie (corporate bonds) e nella liquidità.
“La nostra opinione è che nel 2023 potrebbe verificarsi una fase di debolezza del mercato e dell'economia causata dall'eccessiva stretta della banca centrale, con l'Europa prima e gli Stati Uniti a seguire nel prossimo anno”, argomentano da JP Morgan.
Notizie finanziarie principali
Oracle: secondo trimestre fiscale chiuso con risultati operativi superiori alle attese e un utile netto rettificato di 1,21 dollari rispetto alle attese di 1,18 dollari.
Rivian: fermati i piani per la produzione dei suoi furgoni commerciali elettrici in Europa compresi nell’accordo stipulato a settembre con Mercedes-Benz.
PG&E: indiscrezioni di stampa parlano della vendita di 40 milioni di azioni da parte di Morgan Stanley.
EVgo: annunciata partnership con Lyft tramite la quale i conducenti di quest’ultima potranno ottenere una ricarica scontata.
Magenta Therapeutics: ha rilasciato un aggiornamento positivo relativamente alla sperimentazione del suo farmaco MGTA-117 per il trattamento della leucemia mieloide acuta.
Mirati Therapeutics: il suo farmaco Krazati (adagrasib) per la cura contro il cancro ha ottenuto l’approvazione accelerata da parte della Food and Drug Administration (FDA).
Core & Main: alzate le previsioni di Ebitda adjusted per l’anno fiscale 2022 in un range compreso tra 910 e 930 milioni di dollari rispetto al precedente 840-890 milioni.
Raccomandazioni analisti
Oracle
Jefferies: ‘neutral’ e prezzo obiettivo aumentato a 90 USD dai precedenti 85 dollari.
Intel
Bernstein: ‘sell’ e target price fermo a 23 dollari.
Nike
Morgan Stanley: ‘buy’ e prezzo obiettivo aumentato a 127 USD dai 120 dollari precedenti.
Pepsi
Goldman Sachs: ‘buy’ e target price da 185 USD a 190 dollari.
The Coca-Cola Company
Goldman Sachs: ‘neutral’ e prezzo obiettivo lievemente rialzato da 60 a 61 dollari.
Piper Sandler: da ‘neutral’ e ‘buy’ e target price sale a 30 USD dai precedenti 25 dollari.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
