ING tritata ma per UBS non vi è motivo
Per gli analisti di UBS, la banca preferita dell’area Benelux è ING, dove vedono un significativo potenziale di apprezzamento: in particolare grazie a un modello di business molto diversificato e a uno stato patrimoniale forte.
La view di UBS
Il 10 marzo gli analisti di UBS hanno pubblicato una nota sulle banche dell’area Benelux (l’unione doganale costituita fra Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) sostenendo che, in generale, nel panorama europeo le banche di quest'area sono relativamente ben posizionate ad affrontare un potenziale quadro macroeconomico più debole delle attese: questo grazie all’elevata solidità patrimoniale, all’accesso alla liquidità a basso costo e a un’esposizione non significativa a Russia e Ucraina.
L’azione preferita dagli analisti di UBS rimane il gruppo bancario olandese ING, su cui vedono un significativo potenziale di rialzo: in particolare evidenziano il modello di business molto diversificato e lo stato patrimoniale molto forte.
Con uno sguardo ai numeri possiamo effettivamente comprendere la view di UBS.
Nonostante il rimbalzo di ieri del 6%, in un mese l’azione ha perso il 25% a causa della guerra Russia/Ucraina.
L’azione è scambiata a 8 volte gli utili attesi nel 2022, con un dividend yield del 6,2%.
Il rapporto tra il prezzo del titolo sul valore contabile tangibile per azione è di 0,7 volte con un rispettabile ROE intorno al 9%. La società continua con successo il proprio piano industriale che ha, fra gli altri, l’obiettivo di arrivare ad un ROE del 10/12%.
Il principale indicatore di solidità patrimoniale CET1 ratio, monitorato attentamente anche dai regolatori, è quasi al 16%, il che significa che la banca olandese ha un "eccesso di capitale” di circa 11 miliardi di euro.
L’attuale dividendo rappresenta solo il 50% degli utili netti. Il capitale a disposizione può essere utilizzato per il riacquisto di azioni proprie, dividendi speciali e/o piccole acquisizioni.
Quest’ultimo è un campo in cui ING ha già dimostrato di essere molto capace, in particolare nella scelta del target, nella disciplina riguardo ai prezzi pagati, nell’integrazione e nel raggiungimento degli obiettivi di sinergie e profitti. Se non intraprendesse nessuna azione, la banca continuerebbe ad accumulare 2/3 miliardi di euro per anno di capitale (utile netto non distribuito). Il precedente piano di acquisto di azioni proprie è stato recentemente completato.
La capitalizzazione della società è ora pari a 37 miliardi di euro per cui un buyback di “solo” 4 miliardi rappresenterebbe più del 10% in termini di ritorno di cash agli azionisti (più dividendo ovviamente).
I risultati del 2021 di ING sono stati buoni.
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