Intel, atto di realismo dell’a.d. Gelsinger. Titolo a -5,8%
I guai per il gruppo non sono finiti. Il gap tecnologico cumulato con i concorrenti è importante: comporta forti investimenti e margini molto bassi per diversi anni. Investitori attratti dai fuochi fatui dei multipli ma se gli utili scendono, le valutazioni di oggi sono tutt’altro che cheap.
Intel, ancora giù di un altro -5,8%, che porta il rosso da inizio anno a -13%. All’indomani dei risultati del 27 gennaio, avevamo commentato tutte le criticità che permangono sul gruppo.
Ieri è arrivata un’altra nota dolente per la società. L’investor day, la giornata dedicata all’incontro tra manager e comunità finanziaria è stata l’occasione per confermare la nostra view. Dall'altra parte ha deluso coloro che in queste settimane hanno provato ad essere costruttivi, abbagliati forse dai fuochi fatui di valutazioni basse rispetto ai multipli del settore.
L’atto di realismo del Ceo Gelsinger
Abbiamo seguito i vari interventi e l’a.d., Pat Gelsinger, si è trovato in difficoltà varie volte di fronte a domande ampiamente scontate. Uno dei punti dove giustamente gli analisti hanno insistito di più, è il business legato ai Data Centers che, come anticipato, dovrebbe essere quello con una crescita strutturale maggiore e margini superiore alla media aziendale.
A seguire, altro tema critico per Gelsinger, è stata l'evoluzione negativa dei margini operativi lordi, debolezza su cui abbiamo più volte puntato il dito.
In estrema sintesi l'ad ieri, ha fatto un atto di realismo dichiarando che i margini scenderanno quest'anno e soprattutto rimarranno relativamente depressi per un po' di anni prima di risalire. Il manager si aspetta un’espansione importante solo a partire dal 2025.
Nello specifico il manager ha indicato i livelli dei margini lordi (gross margins) che caleranno al 52% quest'anno dal 58% dell'anno scorso, poi si aspetta un livello del 51/ 53% nel 2023/2024 e poi un’espansione a 54/58% negli anni seguenti.
Per fare degli esempi, Nvidia ha margini del 62%, Analog Device del 72%.
A deprimere la profittabilità di Intel sono anche gli ingenti investimenti che hanno pianificato in quanto gli ammortamenti vanno anche a deprimere il margine lordo.
Per alleviare la tensione l’a.d. ha dichiarato che Intel ha davanti a sé un futuro roseo, evidenziando in particolare l'espansione dei suoi mercati di riferimento nei prossimi anni.
Alla ricerca di partner costosi per ridurre il gap tecnologico
Un punto che ci è parso molto interessante è stata la dichiarazione, o meglio l’ammissione, che Intel potrebbe essere interessata a partecipare in un eventuale consorzio per predere la proprietà di Arm.
Si proprio quell’Arm che è stata nel mirino di Nvidia con un’offerta da 40 miliardi e il cui matrimonio è tramontato per motivi Antitrust (per altro costando al gruppo 1,36 miliardi di dollari per la mancata operazione).
Da tempo mettiamo in guardia su un rischio enorme per la società, che ha radici lontane di almeno un anno (tantissimo nel mondo tech), ed è legato al gap tecnologico che Intel ha fatto crescere nei confronti dei concorrenti.
Spieghiamolo meglio con un esempio. Apple l’anno scorso ha messo a segno un'evoluzione tecnologica molto significativa sui propri Pc, producendo un Soc (System on a Chip) dove "ha fuso insieme ": processore, memoria e scheda video. Questa soluzione è molto più efficiente sia sul lato delle prestazioni che del consumo di energia.
Se altri produttori di Pc seguissero questa strada, sarebbe un enorme problema per Intel: in estrema sintesi la società dovrebbe rifare da capo tutta l'architettura dei propri Pc. Il primo passo sarebbe quello di assumere molti ingegneri specializzati in architettura Arm. Stiamo parlando di costi significativi per tenere il passo con la concorrenza.
In questo campo Nvdia è meglio posizionata con un'architettura proprietaria "più aperta" in sostanza più simile a quella di Arm.
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