IPO Porche, Unicredit tra le banche coinvolte


La quotazione della controllata di Volkswagen dovrebbe partire a settembre nonostante le turbolenze dei mercati e potrebbe valere tra gli 80 e i 90 miliardi secondo calcoli degli analisti.


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Unicredit nella lista

Ci sarebbe anche Unicredit nell’elenco delle banche scelte da Volkswagen per la quotazione di Porche, secondo indiscrezioni diffuse da Bloomberg in queste ore.

L’IPO della controllata tedesca vedrebbe un pool di importanti istituti composto da BNP Paribas, Deutsche Bank e Morgan Stanley come senior joint bookrunners, mentre Barclays, Banco Santander, Societé Generale e l’istituto di Piazza Gae Aulenti quali regolar bookrunners.

Stime di alcuni analisti valutano la capitalizzazione di Porche circa 90 miliardi, pertanto l’operazione si preannuncia molto redditizia per gli istituti coinvolti.

L’operazione

Nonostante le incertezze attuali sui mercati, causa di molte rinunce alla quotazione in borsa, Volkswagen ha deciso di tirare dritto sull’operazione Porche, prevista per settembre.

La quotazione aveva trovato un freno nella dinastia Porsche-Piëch, spiega MF, proprietaria del 53% dei diritti di voto della casa tedesca, preoccupati di un’eventuale perdita del controllo sul marchio.

L’accordo era stato trovato intorno ad una struttura azionaria articolata, con il capitale di Porsche diviso in due classi di azioni, quelle ordinarie e quelle privilegiate, con le prima dotate di diritto di voto (il 75% a VV e il resto alla famiglia), mentre le seconde saranno prive del potere decisionale in assemblea (3/4 a VV).

La valutazione

La quotazione riguarderà soltanto il 12,5% del capitale di Porsche, con le azioni coinvolte prive di diritto di governance.

Calcoli di Bank of America valutano Porsche 80 miliardi, 160 euro per azione, con un multiplo di 13,5 sul risultato operativo atteso nel periodo 2022-2024, sulla stessa linea del settore del lusso.

Nel migliore degli scenari, secondo BoA la capitalizzazione potrebbe arrivare a 175 miliardi, corrispondente al multiplo di Ferrari (26 volte), anche se Porsche è considerata dalla stessa banca americana meno esclusiva, meno redditizia e più veloce nelle consegne rispetto alla casa di Maranello, pertanto difficilmente raggiungerebbe tale valutazione.

Molto, comunque, dipenderà dal lavoro degli istituti coinvolti nell’operazione, Unicredit compresa.

Orcel al lavoro

Nel frattempo, il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, mercoledì aveva annunciato a sorpresa la rimozione del responsabile della rete italiana, Niccolò Ubertalli, decisione presa di concerto con il consiglio di amministrazione, appena dopo 14 mesi dall’inizio del suo incarico.

Per cercare di tranquillizzare gli animi, ieri il Ceo incontrava la rete italiana del gruppo, accompagnato dal nuovo deputy head dell’Italia, Remo Taricani.

Orcel ha spiegato i motivi alla base dell’avvicendamento, per poi illustrare i piani di sviluppo e le linee strategiche future che si concentreranno soprattutto sui ricavi, i costi e l’allocazione del capitale.

Tra le intenzioni di Orcel è stata annunciata la volontà di fornire maggiori deleghe operative alla rete per semplificare i processi decisionali, in continuità con quanto previsto nel piano industriale.

Andamento in borsa

Dopo la chiusura positiva di ieri (+6%), oggi il titolo Unicredit soffre in apertura di seduta e dopo circa un’ora cede oltre l’1%, a 9,30 euro per azione, in linea con l’andamento negativo di tutto il settore.

Il presidente del Consiglio di Sorveglianza della Banca centrale europea, Andrea Enria, ha chiarito che il regolatore sta chiedendo alle banche di aggiornare le proprie traiettorie patrimoniali per includere scenari macroeconomici prudenti, anche ipotizzando scenari recessivi.

Queste traiettorie dovrebbero essere utilizzate dalle banche per la definizione della propria politica di dividendi. “Pensiamo che le parole di Enria siano in linea con le ultime dichiarazioni e più in generale con l’approccio cauto che il regolatore intende mantenere”, spiegano da WebSim.

Al momento, aggiungono dalla sim, “il regolatore continuerà a prendere decisioni basate su un approccio ‘banca per banca’ tenendo in considerazione i consueti parametri (tra cui il Gross NPE ratio)”.

Da WebSim ritengono che Unicredit (e Intesa Sanpaolo), “oltre ai dividendi previsti secondo i rispettivi payout ratio fissati nei business plan, dovrebbero essere in grado di completare i rispettivi buyback per 2 e 3,4 miliardi di euro”.

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