Italia, produzione industriale in forte ripresa a settembre

La produzione industriale italiana segna un deciso rimbalzo a settembre, superando le attese e recuperando il calo di agosto. I dati positivi vanno interpretati con cautela: la ripresa potrebbe essere solo temporanea, mentre la fiducia delle imprese mostra segnali deboli ma incoraggianti per il quarto trimestre.
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Rimbalzo deciso ma influenzato dai fattori stagionali
La produzione industriale italiana destagionalizzata ha registrato a settembre un incremento del 2,8% su base mensile, compensando ampiamente il calo del 2,4% rilevato ad agosto. Un risultato, si legge in una nota di Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING, che supera le aspettative ma che, sottolinea l’economista, non deve essere interpretato come un segnale strutturale di ripresa, poiché risente del fattore stagionale legato alle chiusure estive degli stabilimenti.
L’analisi di Pizzoli evidenzia come i dati di agosto fossero da leggere con prudenza, dato che coincidono con il periodo di massime ferie. Allo stesso modo, il rimbalzo di settembre va interpretato tenendo conto delle distorsioni stagionali: più che al singolo mese, conviene guardare alla media del trimestre luglio-settembre, che mostra una contrazione dello 0,5% rispetto al secondo trimestre. Ciò conferma che l’industria italiana non è riuscita a recuperare terreno durante l’estate, mantenendo un quadro di sostanziale stagnazione.
Settori trainanti ed elementi di fragilità
Non sorprende, come evidenzia ancora Pizzoli, che tutti i principali comparti produttivi abbiano contribuito all’espansione mensile. La produzione energetica ha però mostrato una performance nettamente superiore rispetto alle altre componenti. L’attenzione si sposta così sull’andamento cumulato dei vari settori nei primi nove mesi dell’anno.
I dati segnalano un ulteriore miglioramento per apparecchiature elettroniche, prodotti farmaceutici, metallurgia e macchinari, mentre i mezzi di trasporto e il comparto tessile continuano a registrare una marcata contrazione. Il quadro settoriale, osserva Pizzoli, mostra una ripresa a macchia di leopardo, con comparti tecnologici e ad alto valore aggiunto in recupero, ma con industrie tradizionali ancora in sofferenza.
Fiducia delle imprese e prospettive di fine anno
Guardando al quarto trimestre, Pizzoli individua nei dati sulla fiducia delle imprese di ottobre alcuni segnali di cauto ottimismo. La componente relativa alla produzione attuale è in lieve miglioramento, mentre la combinazione tra ordini in crescita e scorte in calo potrebbe rappresentare i primi indizi di una ripresa ciclica.
Si tratta, però, di segnali ancora fragili. Il rischio che un ritardo nell’attuazione del piano infrastrutturale tedesco prolunghi la fase di stagnazione, penalizzando le esportazioni italiane, rimane concreto. Sul fronte interno, sottolinea Pizzoli, i vincoli di finanza pubblica riducono ulteriormente le possibilità di un’accelerazione della domanda di beni di investimento. Un esempio evidente è il progressivo esaurimento dei fondi del piano Transizione 5.0, che limitano l’efficacia delle misure di stimolo industriale.
Nel complesso, puntualizza Pizzoli, i dati di settembre risultano positivi ma non risolutivi. Il settore industriale resta in difficoltà nel trainare la crescita economica del Paese, come dimostrano le stime del terzo trimestre in cui i servizi hanno sostenuto quasi interamente l’espansione del Pil, secondo i dati preliminari dell’Istat.
Per il quarto trimestre, ING prevede un miglioramento solo marginale dell’attività industriale, coerente con una lieve crescita del prodotto interno lordo. La ripresa, dunque, appare ancora parziale e fragile, con un’industria che fatica a ritrovare slancio nonostante il rimbalzo di settembre.
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