Le banche centrali salgono sul palcoscenico, Wall Street incerta

Il giorno dopo la decisione della Federal Reserve si assiste ad una raffica di rialzi dei tassi da parte della banche centrali, con le eccezioni arrivate dalla Svizzera e dalla ‘solita’ Turchia.
Indice dei contenuti
I rialzi dei tassi
La Federal Reserve indica la strada e le altre banche centrali seguono, seppur con alcune eccezioni.
La giornata di oggi ha chiaramente acceso i riflettori anche sugli altri istituti centrali, che con quello americano condividono la lotta ai livelli troppo alti di inflazione nei rispettivi paesi.
Oggi la decisione più attesa era quella della Banca d’Inghilterra (BoE) e l’istituto ha seguito i suoi colleghi americani con un rialzo da 75 punti base, portando i tassi dall’1,75% al 2,2%.
La BoE ha inoltre avvisato che le strette monetarie continueranno, “con forza se necessario” per rispondere all’inflazione, nonostante l’economia britannica sia destinata alla recessione: la sua stima per il terzo trimestre di un calo del PIL (-0,1%) potrebbe aggiungersi al calo del secondo trimestre, realizzando così la tanto temuta recessione tecnica.
L’ora di colazione aveva visto la Banca nazionale svizzera (BNS) aumentare i suoi tassi fino a +0,50%, rendendoli positivi dopo otto anni, visto il precedente -0,25%.
Anche in nord Europa i falchi volavano alteri: la Banca centrale norvegese alzava di 50 punti base, portandoli a 2,25%, con la previsione di portarli al 3% entro l’inverno.
Colombe solitarie
Restano negativi, invece i tassi stabiliti dalla Bank of Japan, lasciati a -0,1% nel corso della mattinata.
Per cercare di porre un freno alla caduta dello yen giapponese, però, l’istituto interveniva sul mercato del forex per la prima volta dal 1998, acquistando valuta locale, vendendo dollari americani, e confermava le operazioni di acquisto di titoli pubblici.
Prosegue dritto nella sua politica ultra-accomodante, invece, la Banca centrale turca, ancora fortemente condizionata dal Presidente Erdogan, addirittura tagliando il tasso ufficiale dal 13% al 12%, nonostante l’inflazione galoppante, salita oltre l’80% nel mese di agosto dopo il quindicesimo aumento mensile consecutivo e il nuovo record degli ultimi 24 anni.
Molto da fare sui tassi
La Federal Reserve aveva aumentato ieri sera il costo del denaro di 75 punti base per la terza volta consecutiva, decisione largamente attesa, ma soprattutto ha azzerato le stime di crescita del PIL USA per il 2022 dall’1,7% allo 0,2%, rafforzando così i timori di recessione.
Paure, però, che sembrano non spaventare Jerome Powell, il quale avvisava che “probabilmente” ci vorrà “un po’ di tempo per assistere ai pieni effetti del cambiamento delle condizioni finanziarie sull’inflazione”, pertanto “c’è ancora da fare sui tassi”, visto che “ci siamo appena mossi al livello (restrittivo) tra i più bassi”.
Intanto, i dati odierni sulle richieste iniziali di disoccupazione sono risultati inferiori alle previsioni, indicando, alla settimana chiusa lo scorso 17 settembre, 213 mila nuove domande a fronte delle 218 mila previste dagli analisti, anche se superiori alle precedenti 208 mila.
Previsioni
Da BlackRock si attendono ancora un paio di aumenti dei tassi da parte della Fed per quest’anno, anche se ritengono i dati ancora fondamentali per decidere la durata della stretta monetaria.
Secondo Rick Rieder, team manager del gruppo di investimento del gestore americano per l'allocazione globale, sottolinea che, visto il “rallentamento della crescita economica, la questione è quando l’economia diverrà stufa (Fed up)” dell'aumento dei tassi e della stretta sulla liquidità, cominciando a regolare la domanda in relazione a tali condizioni monetarie molto più rigide.
Il dot plot, il grafico che registra, ogni tre mesi, le previsioni dei banchieri della Fed, prevede il raggiungimento del 4,4% dei tassi (valore mediano) alla fine del 2022, mentre a giugno indicava il 3,4%.
Per quanto riguarda gli anni successivi, previsti tassi al 4,6% alla fine del 2023 e poi una progressiva riduzione: al 3,9% alla fine del 2024, al 2,9% alla fine del 2025 e al 2,5% nel lungo periodo.
Wall Street piatta
A Wall Street, intanto, nel giorno dopo il Fed Day i future sui principali indici di New York scambiano di poco sopra la parità, visti i limitati guadagni del Nasdaq (+0,10%), del Dow Jones (+0,20%) e dello S&P500 (+0,05%).
Gli esperti di Equita Sim oggi hanno confermato il loro posizionamento neutrale sul mercato.
Se “da un lato riconosciamo che il sentiment degli investitori sia già molto cauto, che i multipli a cui tratta il mercato scontino già un deciso rallentamento economico e uno scenario sui tassi con ulteriori aumenti da parte delle banche centrali”, sottolineano dalla sim milanese, “dall’altro l’outlook sul fronte macro è in peggioramento e c’è ancora bassa visibilità sulla durata e profondità del rallentamento economico”.
Notizie e movimenti nel pre-market USA
Tesla (+0,50%): sta richiamando quasi 1,1 milioni di veicoli statunitensi perché il sistema di inversione automatica dei finestrini potrebbe non reagire correttamente dopo aver rilevato un ostacolo, aumentando il rischio di lesioni.
Spero Therapeutics (+160%): insieme a GSK ha annunciato oggi di aver stipulato un accordo di licenza esclusiva per il tebipenem HBr, un antibiotico in fase avanzata della stessa Spero.
Lennar (-1%): trimestre con utili azioni pari a 5,03 dollari, sopra le stime di 4,88 dollari, mentre i ricavi sono stati pari a 8,93 miliardi, sotto le previsioni di 9 miliardi.
KB Home (-2%): dati inferiori alle attese nel terzo trimestre visto il fatturato pari a 1,84 miliardi rispetto a 1,87 previsto, ordini crollati del 50% e una prospettiva negativa per i prossimi tre mesi.
Raccomandazioni analisti
Nike
Piral Dadhania di RBC: ‘buy’ con prezzo obiettivo fermo a 125 dollari.
KB Home
Wedbush: ‘buy’ con revisione al ribasso del prezzo obiettivo che passa da 60 USD a 44 dollari.
Barclays: ‘buy’ con target price ridotto a 41 dollari (da 43).
JPMorgan Chase: ‘buy’ con tp ridotto a 32 USD dai precedenti 35 dollari.
Goldman Sachs: ‘buy’ e prezzo obiettivo è stato rivisto al ribasso a 34 USD rispetto ai precedenti 36 dollari.
Salesforce
RBC: ‘buy’ con target price confermato a 235 dollari.
Philip Winslow di Credit Suisse: nuovamente ‘buy’ con prezzo obiettivo a 250 dollari.
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