Le borse provano a risalire, il settore Social Media si mette di traverso

24/05/2022 05:30
Le borse provano a risalire, il settore Social Media si mette di traverso

Nell’after hours di Wall Street arriva il profit warning di Snap, il titolo crolla. Male anche Meta e Pinteres. Cambia il vento a Wall Street, i future girano al ribasso. Cina: UBS taglia la stima di crescita economica a +3%, quasi la metà di quel che si aspetta il governo. Anima: Amundi è al 5%.

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Sembravano essere i tech, o almeno alcuni di loro, ad intralciare il tentativo di Wall Street di prendere le distanze dall’Orso: l’allontanamento dell’area di pericolo sfiorata venerdì sembrava procedere bene, soprattutto con l’S&P500 ed il Dow Jones, entrambi in rialzo di quasi il 2% grazie alla spinta delle banche. Nel dopo borsa, Snap ha avvisato che le indicazioni sul secondo trimestre diffuse solo quattro settimane fa, sono da accantonare, in quanto il contesto è peggiorato in modo più veloce del previsto. I ricavi, al massimo, cresceranno del 20%, nella parte bassa del range indicato. Il titolo è arrivato a perdere il 30%, la caduta ha scosso tutto il settore della social media economy. Meta ha perso il 5% e Pinterest il 12%.A mercato chiuso, sono arrivate però anche indicazioni positive, Zoom Video Communications ha presentato dati del trimestre in linea con le aspettative a livello di ricavi, superiori a livello di utile. Il future del Nasdaq è in calo dell’1,3%. Future dell’S&P500 -1%. Future dell’indice Dax di Francoforte -0,3%. Le borse dell’Asia Pacifico scendono. Male soprattutto quelle della Cina, nonostante il nuovo pacchetto di misure a sostegno delle aziende annunciato stanotte dalle autorità di Pechino. CSI 300 di Shanghai e Shenzen -1,1%. Hong Kong -1%.

Economia cinese

Gli effetti della pandemia hanno spinto UBS a tagliare di nuovo le stime sul Pil del 2022 a +3%, dal precedente +4,2%. L’economista che firma la nota, Tao Wang ritiene che il rimbalzo previsto nella seconda parte dell’anno, quando con il calare del contagio saranno rimosse le restrizioni, non sarà forte come nel 2020, perché la variante Omicron, essendo più contagiosa, spingerà le autorità sanitarie a mantenere una qualche forma di moderazione e controllo sugli spostamenti. Poche ore prima, JP Morgan aveva tagliato a +3,7%, da +4,3%, analoghe le motivazioni.

Cina e Taiwan

Ieri è stata una giornata complicata per le relazioni tra Cina e Stati Uniti. Joe Biden aveva provocato una schiarita, parlando di nuovo della possibilità di cancellare, o rivedere in profondità, il sistema dei dazi introdotto dal suo predecessore. Ma poi, nel corso della conferenza stampa dell'Indo-Pacific Economic Framework tenutasi a Tokyo, il presidente degli Stati Uniti ha detto che Taiwan sarà difesa, anche militarmente, in caso di invasione. La mezza gaffe di Biden ha costretto agli straordinari i funzionari della Casa Bianca, che nelle ultime ore hanno ribadito la posizione di Washington sul tema: in caso di attacco di Pechino, sarà di certo fornito sostegno ed aiuto, ma non un coinvolgimento diretto.

Btp-spread

Il buono del Tesoro dell’Italia ha superato la soglia del 3% di rendimento, da 2,99% del giorno prima. Differenziale con il Bund intorno a 200 punti base. La Ue ha ufficializzato la decisione di sospendere per un altro anno le regole di bilancio. Bruxelles ha però esortato i Paesi membri a contenere la spesa e preannunciato nuove valutazioni sull’andamento dei conti pubblici. Nel 2023 possibili procedure di deficit. Preoccupa l’evoluzione della spesa in Italia.

Petrolio e petroliferi verdi

Anche se il prezzo del greggio americano è aumentato di oltre il 40% da inizio anno, le grandi compagnie petrolifere come Exxon Mobil, Chevron, Royal Dutch Shell o TotalEnergies, non ne hanno approfittato per aumentare gli investimenti in nuovi progetti, hanno invece scelto di “ridurre l'onere del debito. Si trattava di un'operazione urgente, in quanto queste società erano fortemente indebitate e il breve crollo del prezzo del petrolio nel marzo 2020 le aveva portate sull'orlo dell'insolvenza. Attualmente, la riduzione del debito degli ultimi due anni sta dando i suoi frutti, poiché negli ultimi mesi il rifinanziamento delle passività è diventato nuovamente più costoso a causa dell'aumento dei tassi di interesse sul mercato dei capitali. Inoltre, i rendimenti da dividendo dei titoli del settore sono interessanti e spesso superano il 4%”, si legge nella nota firmata da Stefan Breintner, Head of Research and Portfolio Management, DJE Kapital.

Non ci sono soltanto gli alti dividendi, che secondo Breintner dovrebbero essere pagati anche in futuro, ci sono gli ampi programmi di riacquisto di azioni proprie. “Attualmente, alcune società come Chevron, Equinor o TotalEnergies stanno riacquistando attivamente le proprie azioni. Con un prezzo del petrolio superiore ai 90 dollari, questa tendenza dovrebbe continuare nei prossimi anni”, prosegue la nota. Le major del greggio sono caute sugli investimenti nell’esplorazione e nello sviluppo di nuovi giacimenti perché, per “incontrare il favore degli investitori, vogliono diventare "più verdi" e hanno quindi già iniziato a diversificare i loro portafogli di prodotti dando più spazio a fonti energetiche a basso contenuto di anidride carbonica”, dice Breintner. La scelta green paga ancora di più in questo contesto: “I prezzi elevati dell'energia possono contribuire ad accelerare la transizione verso una società più neutrale dal punto di vista climatico. Secondo il motto: più i combustibili fossili sono costosi, più le alternative rinnovabili e più rispettose dell’ambiente diventano convenienti”.

Tra i titoli a Piazza Affari segnaliamo

Anima. Amundi Asset Management detiene complessivamente il 5,16% del capitale, secondo quanto risulta dalle comunicazioni Consob sulle partecipazioni rilevanti.

Generali ha avviato un'operazione di acquisto azioni pari almeno al 5,33% di Cattolica, a 6,75 euro ciascuna, attraverso una procedura di reverse accelerated bookbuilding con l'obiettivo di arrivare a detenere oltre il 90% del capitale della compagnia veronese, attualmente controllata all'84,5% dopo l'Opa dello scorso anno. 

Banca Ifis. La Banca d'Italia ha fissato i requisiti Srep, indicando per il 2022 un CET1 dell'8,65%, a fronte del 15,75% detenuto dall'istituto a fine marzo

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