Mps affonda dopo l’esito finale dell’aumento di capitale

Mps affonda dopo l’esito finale dell’aumento di capitale

La banca senese ha completato la sottoscrizione integrale delle nuove azioni ma molti investitori stanno cercando di liberarsi il prima possibile dei titoli in loro possesso.

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Mps colpita dalle vendite

Non c’è pace a Siena nonostante il completamento dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi annunciato questa mattina, con la sottoscrizione integrale delle azioni di nuova emissione.

Le azioni Mps sono colpite subito da pesanti vendite a Piazza Affari, arrivando a cedere anche 18% dopo diverse sospensioni, scendendo a 1,48 euro e ben al di sotto dei 2 euro del prezzo di sottoscrizione dell’operazione.

Con il calo odierno, la capitalizzazione di borsa della banca in attività più antica del mondo si attesta a 1,46 miliardi di euro, 1 miliardo in meno rispetto all’aumento.

L’aumento di capitale

Nel dettaglio, l’aumento di capitale aveva come oggetto 1.249.665.648 azioni di nuova emissione e il completamento presenta un controvalore complessivo di 2.499.331.296 euro.

A questo punto, spiega la banca nel comunicato, “il nuovo capitale sociale di banca Mps, quindi, risulta quindi pari a 7.453.450.788,44 euro, suddiviso in 1.259.689.706 azioni ordinarie prive di indicazione del valore nominale”.

Nel post esercizio dei diritti acquistati all’asta è stata raggiunta la quota del 96,3%, corrispondente a complessive 1.203.123.666 azioni spettanti al MEF, in relazione alla quota di partecipazione (64%), e a investitori istituzionali e privati.

Le residue 46.541.982 azioni (3,7% del capitale) di nuova emissione (circa 93 milioni di euro) saranno sottoscritte dalle banche del consorzio di garanzia, ovvero Bofa Securities Europe, Citigroup Global Markets Limited, Credit Suisse Bank (Europe), Mediobanca, in qualità di joint global coordinator, e Banco Santander, Barclays Bank Ireland Plc, Societé Generale e Stifel Europe Bank quale joint bookrunner, oltre che da Algebris.

A questo punto, oltre al MEF i soci saranno Axa, con una quota probabilmente vicina all’8%, mentre le fondazioni dovrebbero avere tra il 3% e il 4% del capitale complessivo, mentre nessuna banca è entrata nel capitale, anche se alcune hanno dato un contributo importante all’esito dell’aumento.

Il giudizio sul risultato

Gli analisti di Intesa Sanpaolo notano come i risultati finali dell’aumento “siano migliori di quanto atteso originariamente”, mentre evidenziano come ora il “management dovrà focalizzarsi sull’implementazione del piano industriale”

Esito, sottolineano da WebSim, in linea con “le indiscrezioni di stampa”, mentre “il trascurabile utilizzo della garanzia limita il rischio di overhang sul titolo”.“Considerando una capitalizzazione equivalente all’aumento di capitale e le misure che verranno implementate per la riduzione del personale, il titolo tratterebbe ad un multiplo P/TBV in area 0,33 volte rispetto a 0.38x/0.36x di Banco BPM/BPER Banca”, aggiungono dalla sim.

Vendite ovvie

Le vendite in corso oggi sul titolo vengono definite “abbastanza ovvie” da un analista (non citabile) interpellato dalla Reuters, secondo il quale “da oggi chi ha sottoscritto l’aumento può cedere i titoli”, mentre “se alcuni investitori non possono vendere le azioni, come il Mef che detiene il 64% del capitale o altri investitori istituzionali, altri meno vincolati le stanno vendendo subito per fare cassa”.“Considerato che del 3,7% di inoptato, pari a 93 milioni complessivamente, è andato al consorzio di garanzia coordinato da Bank of America , Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca a fronte di commissioni per 125 milioni, è molto probabile che parte di questi titoli stanno andando già sul mercato”, aggiunge. 

Inoltre, secondo i calcoli fatti da un analista di una banca d'affari, le banche del consorzio potranno liberarsi di titoli derivanti dall'inoptato senza incorrere in perdite fino ad un prezzo di 1,72 euro, che diventa il valore di carico delle azioni.

Occasione di acquisto

Un altro trader evidenza come “alla luce del forte calo odierno dei titoli in borsa, a questi prezzi potrebbe anche essere una occasione di acquisto per entrare sulle azioni della banca”.

Secondo gli analisti di Bestinver, “considerando che Mps non può distribuire dividendi né procedere a un buyback finché il Governo non avrà una partecipazione nella banca, l’ipotesi è che la maggior parte degli investitori possa voler vendere le proprie azioni, soprattutto se si tratta delle banche che hanno costituito il consorzio o di fondazioni/fondi”.

Inoltre, aggiungono, “non è escluso che prima o poi possa arrivare una sorta di ‘cavaliere bianco’ che, subito dopo il completamento della ristrutturazione chiesta dalla BCE, possa valutare le alternative a disposizione”.

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