Mps, banche del consorzio chiedono rinvio dell’aumento di capitale


L’operazione dovrebbe iniziare a fine ottobre ma le condizioni di mercato hanno portato il consorzio di collocamento ad esprimere la richiesta di un rinvio al 2023.


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Possibile rinvio?

Ieri era stato il giorno di un nuovo passo avanti per l’aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena, vista l’approvazione da parte della Banca centrale europea, ma i tempi dell’operazione sembrano non essere più così certi.

Se l’AD Luigi Lovaglio aveva parlato di fine ottobre per l’avvio dell’aucap da 2,5 miliardi della banca, il quotidiano Il Messaggero scrive della volontà di alcune banche del consorzio di collocamento di rinviare l’operazione al 2023.

Alla base della volontà di rinvio, scrive il giornale romano, ci sarebbero alcune divergenze tra l’AD e i manager delle banche del consorzio, in particolare su modalità e tempi della ricapitalizzazione, da rivedere viste le “attuali condizioni di mercato”.

Crollo in borsa

A Piazza Affari, intanto, il titolo Mps viene colpito dalle vendite nonostante l’indice bancario italiano resti intorno la parità dopo poco più di un’ora di contrattazioni.

Le azioni della banca senese arrivano a cedere così il 5%, affondando ai minimi storici di 0,287 euro, mentre da inizio anno il calo ha raggiunto il 68%.

Un aumento a sconto

Le azioni di Mps restano ancora a valori nettamente inferiori rispetto a quelli delle altre banche italiane, con il suo valore di mercato confrontato con il patrimonio netto tangibile (price to book) allo 0,07.

Per fare un confronto, da un’analisi del valore degli altri istituti risulta che il price to book di Intesa Sanpaolo alla giornata di ieri era di 0,66, quello di Unicredit 0,37, mentre per Banco Bpm era di 0,34, solo per restare in Italia.

A questi rapporti, spiega Il Messaggero, lo sconto sul terp di Mps (prezzo teorico delle azioni senza diritto) al massimo può sfiorare il 9,5% (ottenuto dividendo l’attuale capitalizzazione di 302 milioni per il valore futuro ottenibile sommando i 2,5 miliardi dell’aumento in fieri).

Si tratta di un prezzo quasi zero delle nuove azioni, pertanto non conviene nemmeno al Tesoro sottoscriverle, per non portare a perdita l’intero esborso del 2017 (5,9 miliardi).

Lovaglio, però, vorrebbe procedere nonostante questo losco quadro, in quanto confiderebbe di coinvolgere gli anchor investor Axa e Anima per una quota del 10% (250 milioni) ciascuno.

L’analisi di Equita Sim

La volontà del management di Mps di procedere con l’aumento “è legata alla scadenza del Fondo di solidarietà il 12 novembre, necessario per spesare il piano di uscite volontarie previsto dal business plan della banca (costo atteso circa 800 milioni)”, ricordano da Equita Sim.

Secondo stime della sim, “considerando anche il previsto aumento delle RWA, senza aumento di capitale Mps sarebbe in breach sul requisito minimo a livello di Tier1”.

Inoltre, il coinvolgimento di Anima “sia strettamente legato ad un rafforzamento della partnership (che può tradursi, ad esempio, in un’estensione della durata, in un rafforzamento delle garanzie ecc.), che avrebbe il vantaggio di rafforzare il posizionamento di Anima in ottica di consolidamento del settore bancario”, concludono da Equita.

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