Mps, ‘No’ da Banco BPM sul terzo polo bancario
Le parole dell’ad Lovaglio continuano a sostenere il titolo Mps a Piazza Affari, ma oggi da Banco BPM arrivano nuove parole di rifiuto nel coinvolgimento in un’operazione che già vede il sostegno del governo.
Luci su Mps
Nuovo sprint di Monte dei Paschi di Siena a Piazza Affari, con le aspettative di un futuro da protagonista nel tanto atteso terzo polo bancario ventilato ieri dall’ad Luigi Lovaglio.
Questa mattina le azioni Mps arrivano a toccare quota 2,15 euro, in crescita del 4%, nonostante la seduta incerta in Europa tra i dati macro deboli in Cina e le incertezze sull’accordo sul debito negli Stati Uniti.
Il titolo della banca in attività più antica del mondo sembra confermare il suo buon andamento nel corso degli ultimi sei mesi, nel corso dei quali sta guadagnando il 14%, mentre nel 2023 la crescita si ferma al +4%.
C’è chi dice No
La banca senese aveva ricevuto già ieri sostegno dalle parole di Lovaglio su un possibile riassetto azionario e su future aggregazioni, sulla scia di quanto dichiarato dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, secondo il quale Mps resta una “preda ambita”.
Gli ipotetici desideri su Mps delle altre banche potrebbero rendere Siena protagonista del tanto atteso terzo polo bancario, rilanciano le aspettative di una possibile operazione con Banco BPM, da sempre al centro di speculazioni in tal senso.
Oggi, però, è arrivata l’ennesima smentita da parte della banca guidata da Giuseppe Castagna, con la discesa ‘in campo’ del Presidente del banco, Massimo Tononi, intercettato all’ingresso di Palazzo Koch prima della relazione del Governatore della Banca d’Italia.
“Non abbiamo alcuna intenzione di perseguire un progetto di aggregazione con il Monte”, affermava netto Tononi, ribadendo che la banca possiede “una strategia stand alone che ha consentito di conseguire risultati davvero positivi e con cui contiamo di creare molto valore per i nostri azionisti futuri”.
Inoltre, Tononi ha escluso “un interesse anche per singoli asset della banca senese controllata dal Tesoro”, pur sottolineando “la grande considerazione per il management di Mps che ha svolto un lavoro eccezionale negli ultimi 18 mesi”.
Il precedente rifiuto
Solo ad aprile sul tema era intervenuto lo stesso Castagna, snobbando ancora un marchio, quello di Mps, che da sempre si porta dietro un’immagine non proprio da pubblicità progresso.
“Non la guardiamo”, ribadiva l’ad nel corso di un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, “la nostra idea è di non perseguire alcuna aggregazione, in particolare se complicate e difficili. Siamo attenti a non perdere le eventuali occasioni che si dovessero presentare ma attenti a ricordare che fare o subire un’acquisizione è disruptive sotto il profilo industriale”.
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