Nike a picco dopo la delusione sulla guidance

La società famosa per i suoi prodotti sportivi si attende un calo delle vendite per il trimestre in corso superiore alle previsioni degli analisti, indebolite dal calo della domanda, in particolare in Cina.
Crollo Nike
Si preannuncia una seduta difficile a Wall Street per Nike dopo la diffusione dei risultati del quarto trimestre fiscale, indebolita soprattutto da una guidance deludente. Le azioni del colosso degli articoli sportivi hanno chiuso a -12% gli scambi afterhours, a 82 dollari per azione rispetto ai 94,12 dollari della chiusura di ieri.
Il titolo ha già perso il 13% nel corso di quest’anno e se l’andamento negativo dovesse confermarsi anche nella seduta di oggi potrebbe perdere oltre 15 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato.
Il crollo ha influenzato anche altri titoli del settore, in particolare Foot Locker (-4%), Under Armour (-1,90%), Dick’s Sporting Goods (-1,90%) e Lululemon Athletica (-1,39%), tutti negativi.
Pesa la guidance
A indebolire il titolo è stata soprattutto la guidance della società, che ora si attende un calo delle vendite del 10% nel corso di questo trimestre, nettamente peggiore rispetto al -3,2% previsto dal consensus di LSEG. A incidere su queste previsioni è stata l’attesa debolezza delle vendite in Cina e del trend dei consumatori a livello globale, definito “non equilibrato” dalla società. Inoltre, Nike prevede vendite dell’anno fiscale 2025 in calo del 5-6%, rispetto all’aumento del fatturato pari a +0,9% atteso dal consensus.
Passando ai numeri, Nike ha concluso il trimestre con un utile per azione (eps) pari a 1,01 dollari su base adjusted, superiore rispetto agli 83 centesimi attesi dagli analisti intervistati da LSEG. Il fatturato, però, risulta in calo del 2% su base annua, scendendo a 12,61 miliardi, lievemente al di sotto dei 12,84 miliardi previsti.
I dirigenti hanno attribuito il rallentamento delle vendite in parte ai marchi lifestyle, tra cui Air Force 1 e Nike Dunks, che ottengono un’elevata percentuale delle loro vendite online, diminuite per la prima volta dall’inizio della pandemia, quando è decollata la domanda di abbigliamento casual.
Nel complesso, l’utile netto di Nike relativo al quarto trimestre fiscale terminato il 31 maggio scorso è aumentato a 1,5 miliardi, o a 99 centesimi per azione, rispetto agli 1,03 miliardi, o 66 centesimi per azione, dello stesso periodo dello scorso anno.
Scende la quota di mercato
Secondo GlobalData, la quota di mercato di Nike negli Stati Uniti nella categoria delle calzature sportive è scesa al 34,97% nel 2023 dal 35,37% nel 2022 e dal 35,40% nel 2021.
Nel trimestre marzo-maggio, la presenza nei negozi in Cina è scesa a due cifre e il Paese ha rappresentato il 14,7% dei ricavi per il 2024, mentre il Nord America era il 42%. In Nord America, “in questo trimestre abbiamo registrato minori clienti nei nostri negozi, evidenziando una crescente pressione da parte del consumatore di valore”, evidenzia il direttore finanziario di Nike Matthew Friend nel corso della call con gli analisti dopo la diffusione dei risultati.
La strategia
Dai dati emerge che gli sforzi dell'azienda produttrice delle Air Jordan finalizzati ad incrementare le vendite attraverso il canale diretto al consumatore, soprattutto in Nord America, non hanno finora avuto successo, poiché i clienti sono diventati più esigenti riguardo alle spese da effettuare. Inoltre, alcuni marchi concorrenti come On e Hoka di proprietà di Deckers hanno sottratto a Nike alcune quote di mercato con i loro prodotti più alla moda. Per arginare il peggioramento del calo delle vendite, Nike ha tagliato i marchi in eccesso come le Air Force 1, ha investito denaro nella produzione di scarpe da corsa migliori e sta progettando una nuova linea della famosa linea Air Max.L'azienda punta anche sulle Olimpiadi di quest'anno, prevedendo che la aiuteranno a riconquistare quote di mercato, mettendo in risalto prodotti come Alphafly 3 e Pegasus.
Un recupero difficile
"Nike sta cercando di ‘vendere’ una narrativa di rinnovamento”, spiega Neil Saunders, analista di GlobalData, “ma le sue previsioni per il 2025, suggeriscono davvero che l'azienda è in difficoltà e che la sua strategia non è in grado di produrre risultati nel corso del prossimo anno”.La debolezza dei canali di vendita “arriva di sorpresa ed è motivo di preoccupazione, poiché il colosso potrebbe allontanare i suoi principali acquirenti a causa della mancanza di novità”, ha affermato l’analista di Bloomberg Intelligence Poonam Goyal.
La ripresa sperata dalla società potrebbe essere difficile da ottenere e l’analista di Seaport Research Partners Mitch Kummetz ritiene che “non sia scontata data la forte concorrenza nel settore”.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
