Oro a nuovi record, cosa sta spingono il rally

Il metallo prezioso continua la sua corsa senza precedenti, toccando un nuovo massimo storico a 3.578 dollari l’oncia. A sostenere l’ascesa concorrono attese di tagli ai tassi della Fed, instabilità geopolitiche e una domanda crescente da parte delle banche centrali.
Indice dei contenuti
Un anno stellare per l'oro
Il 2025 si conferma un anno da record per il metallo prezioso per eccellenza. L’oro, dopo un guadagno del 5% in agosto (il mese migliore da aprile) ha toccato ieri un nuovo massimo storico a 3.578 dollari l’oncia, segnando un incremento straordinario del 33% dall’inizio dell’anno.
Il rally dell’oro, come spiega Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, è ancora più impressionante se paragonato alle altre asset class: ha sovraperformato non solo i mercati azionari, ma anche Bitcoin, fermo a un +14%. Normalmente, in presenza di tassi d’interesse elevati, asset privi di rendimento come oro e argento soffrono. Eppure, in un contesto globale di incertezza, entrambi stanno catalizzando massicci flussi di capitali.
La Fed al centro della scena
La politica monetaria della Federal Reserve (Fed) rimane un driver fondamentale. Le aspettative di futuri tagli dei tassi hanno alimentato la domanda di metalli preziosi. Al momento, il mercato dei futures obbligazionari prezza con il 92% di probabilità un taglio a settembre e con l’85% almeno due riduzioni entro la fine dell’anno.
Gli stessi funzionari della Fed hanno segnalato un aumento dei rischi legati a inflazione e disoccupazione. Al forum di Jackson Hole, il presidente Jerome Powell ha anticipato una possibile riduzione del costo del denaro, attualmente al 4,25%-4,50%.
Come sottolinea Diodovich, i tagli dei tassi riducono il costo opportunità di detenere oro e argento e, soprattutto, indeboliscono l’attrattiva della valuta nazionale, spingendo gli investitori verso riserve alternative di valore. In questo quadro, i dati sul lavoro Usa di questa settimana, in particolare i non-farm payrolls, saranno cruciali per confermare la traiettoria della politica monetaria.
Geopolitica e beni rifugio
Accanto alla politica monetaria, si legge nel report di IG Italia, le incertezze geopolitiche hanno alimentato la corsa dell’oro. I dazi imposti dal presidente Trump hanno spinto gli investitori a cercare rifugio in asset tangibili. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno aggiunto volatilità, con la corte d’appello federale che ha dichiarato illegali gran parte delle tariffe, acuendo l’incertezza.
A pesare sul clima globale vi è anche il conflitto tra Russia e Ucraina: i colloqui tra Trump e Putin non hanno prodotto progressi concreti, mantenendo alta l’attrattiva per i beni rifugio.
Un ulteriore elemento destabilizzante è arrivato dal recente summit in Cina, che ha visto riunirsi le massime autorità di Cina, Russia, India, Corea del Nord e altri paesi, dando l’idea di un fronte politico compatto contro l’Occidente. Tutti fattori che hanno consolidato l’appetibilità dei metalli preziosi.
Il dollaro sotto pressione
Gli sviluppi politici statunitensi hanno indebolito lo status del dollaro come valuta rifugio. La rimozione della governatrice della Fed, Lisa Cook, per presunta cattiva condotta, ha alimentato dubbi sull’indipendenza della banca centrale, minando la fiducia degli investitori.
Parallelamente, puntualizza Diodovich, il crescente debito pubblico riduce l’attrattiva del dollaro come riserva di valore. Il Dollar Index (DXY) è sceso del 9% da inizio anno, contribuendo al rafforzamento dell’oro, che emerge sempre più come alternativa credibile e sicura.
Banche centrali protagoniste
Un altro pilastro del rally è rappresentato dagli acquisti massicci delle banche centrali. Un sondaggio del World Gold Council rivela che il 73% delle banche intende ridurre le riserve in dollari nei prossimi cinque anni, mentre il 76% prevede di aumentare quelle in oro.
Nella prima metà del 2025, gli acquisti netti hanno raggiunto 123 tonnellate. A guidare il movimento sono state le banche centrali di India, Cina, Turchia, Polonia, Azerbaijan, Kazakhistan e Qatar. Dietro queste scelte, spiega Diodovich, si intravede la volontà di ridurre l’esposizione ai debiti dei paesi occidentali, preferendo accumulare oro come asset strategico.
Oro digitale spinge il metallo come collaterale
Il World Gold Council (Wgc) ha annunciato l’avvio, nel primo trimestre del 2026, di un progetto pilota per digitalizzare l’oro e favorirne l’uso come collaterale finanziario, nel tentativo di difendere il primato del mercato londinese e al tempo stesso intercettare nuove opportunità in un contesto di prezzi record e competizione globale.
L’iniziativa non ha come obiettivo la creazione di stablecoin ancorate all’oro, già in forte crescita grazie a Tether Gold e Pax Gold, ma la costruzione di un’infrastruttura tecnologica che renda il metallo prezioso più facilmente utilizzabile al pari degli Asset liquidi di alta qualità (Hqla), oggi rappresentati da titoli di Stato con rating elevato.
La sfida è superare gli ostacoli regolatori e pratici (come la grandezza dei lingotti standard Good Delivery Lbma) che ne hanno finora limitato la diffusione. Secondo il ceo del Wgc, David Tait, il successo del progetto offrirebbe alle banche "l’opportunità di utilizzare l’oro in bilancio come collaterale", aprendo nuove fonti di profitto non solo per gli istituti più attivi sul mercato come JP Morgan, Hsbc e Ubs, ma per tutto il sistema.
L’iniziativa si inserisce nel più ampio programma Gold247, che già a gennaio ha visto l’introduzione di una blockchain per tracciare l’origine dei lingotti, e potrebbe rappresentare un passo decisivo in risposta alla classificazione di Basilea 3, che riconosce come Tier1 solo l’oro fisico allocato e declassa quello non allocato a Tier3. Proprio per superare questa dicotomia, Wgc e London Bullion Market Association propongono ora una terza forma di oro digitale: i Pooled Gold Interest (PGI), unità digitali legate a frazioni di lingotti custoditi in trust da banche, compagnie minerarie o dalla stessa Lbma, che si qualificherebbero come oro allocato e potrebbero essere comprate e vendute con facilità.
L'analisi tecnica e target sull'oro
Dal punto di vista tecnico, il rally ha spinto gli oscillatori di prezzo in territorio di ipercomprato. Secondo Diodovich, non sono da escludere correzioni al ribasso di breve termine. Tuttavia, IG Itali mantiene le prospettive rialziste positive di medio/breve termine.
Il superamento dei massimi storici di ieri a 3.578 dollari, secondo Diodovich aprirebbe la strada a ulteriori allunghi, con target ipotizzabili a 3.600 e 3.650 dollari. Diverso lo scenario in caso di discesa sotto i 3.400 dollari, livello chiave di supporto.
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!
