Oro oltre i 5 mila dollari nel 2026 secondo JP Morgan

La banca statunitense individua negli acquisti delle banche centrali il fattore chiave della corsa del metallo giallo degli ultimi mesi e prevede che questi proseguiranno anche il prossimo anno.
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Oro oltre i 5 mila dollari per JP Morgan
Una corsa che in questi giorni ha ripreso ma che potrebbe proseguire ancora nei prossimi mesi. È questa la previsione di JP Morgan sulle quotazioni dell’oro, di nuovo protagoniste dopo i cali dei giorni scorsi.
Per la banca statunitense, il metallo giallo potrebbe superare i 5 mila dollari nel corso del prossimo anno, toccando tra i 5.200 e i 5.300 dollari l’oncia entro la fine del 2026.
Il balzo rappresenterebbe un aumento del 25% rispetto agli attuali livelli, considerando i 4.138 dollari l’oncia di questa mattina per il prezzo spot e i 4.144 dollari per il future con scadenza a dicembre.
I prezzi del bene rifugio per eccellenza avevano raggiunto massimi storici oltre i 4.380 dollari in ottobre, prima di subire una correzione nelle settimane recenti. Il metallo prezioso rimane comunque in rialzo di oltre il 50% da inizio anno.
L’oro come riserva in valuta estera
JP Morgan comprende tra le ragioni principali delle sue previsioni il ruolo che stanno svolgendo sulle quotazioni gli acquisti delle banche centrali, “fattore chiave” della corsa dell’oro negli ultimi due anni.
L’oro come parte delle “riserve in valuta estera è ancora relativamente piccolo in termini percentuali complessivi” per molte banche centrali, soprattutto dei mercati emergenti, spiega Alex Wolf, responsabile globale della strategia macro e del reddito fisso della banca. “Continuiamo a vederle acquistare, anche se il ritmo degli acquisti potrebbe rallentare a causa dell’aumento dei prezzi”, ha aggiunto.
Le banche centrali hanno aggiunto 634 tonnellate di oro alle loro riserve nell’anno concluso a settembre, secondo i dati del World Gold Council. Sebbene tale cifra sia inferiore rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti, rimane comunque ben al di sopra della media pre‑2022. Il World Gold Council prevede per il 2025 acquisti totali compresi tra 750 e 900 tonnellate.
Gran parte di tali acquisti è stata guidata dalla Cina, nel tentativo di costruire un sistema finanziario mondiale meno dipendente dai mercati centrati sugli Stati Uniti. Anche Polonia, Turchia e Kazakistan hanno aumentato le loro riserve auree.
Molte economie dei mercati emergenti stanno registrando avanzi di bilancio con forti flussi di cassa che devono essere “reinvestiti”, ha spiegato Wolf. “Gran parte continuerà a confluire nel dollaro. Quindi non vediamo l’oro come un sostituto del dollaro, ma come una quota in aumento all’interno dei portafogli”. Wolf individua inoltre altri fattori rialzisti, tra cui l’aumento delle posizioni in oro da parte degli investitori e le persistenti preoccupazioni riguardo alle valute fiat.
La quota di oro nei portafogli degli investitori “è ancora relativamente ridotta”, ha detto. “Anche se una percentuale maggiore di investitori decidesse di portare la propria esposizione in oro fino al 5%, ciò genererebbe ulteriore domanda e probabilmente un ulteriore rialzo dei prezzi”.
Le previsioni di altri analisti
Molte altre banche mantengono un atteggiamento positivo sul metallo rifugio. Goldman Sachs prevede che l’oro raggiungerà i 4.900 dollari entro l’ultimo trimestre del 2026.
Per UBS, i prezzi potrebbero salire verso i 4.700 dollari a causa dei crescenti rischi politici e dei mercati finanziari che sosterranno la domanda di beni rifugio, anche se la fine dello shutdown del governo statunitense migliora il sentiment degli investitori.
Gli analisti dell’istituto ritengono che il recente arretramento del metallo prezioso sia solo una pausa nel suo rally in corso.
"Pensiamo che i prezzi dell’oro possano salire ulteriormente, anche se la potenziale fine dello shutdown governativo più lungo nella storia degli Stati Uniti sostiene il sentiment di rischio", hanno affermato in una nota gli analisti di UBS guidati da Ulrike Hoffmann-Burchardi.
Le incertezze
Restano, però, le incertezze. Tra queste, per UBS quella chiave è l’incertezza politica, in particolare per quanto riguarda possibilità di un altro shutdown parziale all’inizio del prossimo anno se il Congresso non raggiungerà un accordo a più lungo termine.
UBS ha anche segnalato l’incertezza riguardante la prossima sentenza della Corte Suprema sulla legalità dei dazi imposti ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), affermando che questo dovrebbe "fornire un supporto continuo per l’oro".
Infine, la politica monetaria: UBS prevede altri due tagli dei tassi della Federal Reserve entro l’inizio del 2026, citando l’indebolimento degli indicatori del mercato del lavoro e il calo della fiducia dei consumatori.
"Con i tassi di interesse reali statunitensi che probabilmente scenderanno ulteriormente e minerebbe l’attrattiva del dollaro USA, ci aspettiamo che l’oro rimanga supportato", hanno scritto.
Nel complesso, UBS rimane rialzista sul metallo giallo, considerandolo "un efficace diversificatore di portafoglio e copertura".
La banca ha riconfermato il suo obiettivo di prezzo a 12 mesi di 4.200 dollari l’oncia, aggiungendo che un "aumento significativo dei rischi politici e dei mercati finanziari potrebbe spingere l’oro verso il nostro obiettivo rialzista di 4.700 dollari".
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BNP Paribas
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