Oro supererà i 3 mila dollari secondo Goldman Sachs. Prosegue la ‘fame’ cinese


Oltre alle preoccupazioni per i conflitti in corso, la domanda della materia prima continua a essere sostenuta dagli acquisti cinesi e la corsa delle sue quotazioni potrebbe non essere terminata secondo gli analisti della banca statunitense.


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L’oro torna a salire

Quotazioni dell’oro di nuovo in rialzo questa mattina dopo che la scorsa settimana la materia prima aveva terminato la seconda settimana negativa di seguito (-1,55% complessivo) a seguito di una serie di dati macroeconomici che avevano riacceso le speranze di un taglio dei tassi negli Stati Uniti.

Questa mattina il metallo giallo tocca un massimo di 2.332 dollari l’oncia, tornando così ai livelli pre-dati di giovedì scorso. Il suo bilancio annuale resta eccellente, intorno a +12%, e si colloca ormai nella fascia alta delle performance del 2024 tra i principali asset finanziari.

La ‘fame’ cinese

Gli alti livelli dei prezzi sono sostenuti dalla domanda degli investitori e consumatori cinesi che, diffidenti nei confronti del settore immobiliare a seguito del crack di Evergrande, oltre che sull’azionario, “stanno comprando oro come se non ci fosse un domani”, secondo quanto scrive il New York Times.

Se le quotazioni avevano subito un sostegno già a seguito dei conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, i picchi recenti oltre i 2.400 dollari toccati nei mesi scorsi si sono rivelati più frequenti e duraturi del previsto proprio “grazie alla Cina”, spiega il quotidiano.

Il gigante asiatico “è diventato uno dei più importanti acquirenti d'oro al mondo”, spiegano Ned Naylor-Leyland e Daniel March, gestori del fondo Gold & Silver di Jupiter AM. “La China Gold Association (CGA) ha riferito che il consumo d'oro del Paese nel 2023 ammontava a quasi 1.090t, con un aumento dell'8,73% rispetto all'anno precedente (China's young generation powering gold rush - Chinadaily.com.cn). Un altro indicatore della domanda complessiva di oro in Cina, lo Shanghai Gold Exchange (SGE), ha registrato a gennaio un aumento della domanda del 95% (su base annua)”, hanno aggiunto.

La marcata richiesta di oro in Cina “è testimoniata anche dallo ‘Shanghai Premium’, una misura che calcola quanto costa l'oro fisico in Cina rispetto al prezzo spot internazionale”, il quale ha raggiunto il livello record di 100 dollari l'oncia l'anno scorso, stabilizzandosi negli ultimi mesi a 30-40 dollari l'oncia: “un significativo apprezzamento in estremo Oriente apre interessanti opportunità per le 'bullion bank' internazionali che possono acquistare oro a Londra o New York e venderlo in Cina - una spinta strutturale della domanda di oro che si muove in tutto il mondo”, concludono Naylor-Leyland e March.

Le mosse delle banche centrali

Inoltre, la PBOC ha aumentato le sue riserve auree per 17 mesi consecutivi, con un aumento del +16% delle sue riserve auree durante questo periodo, come riportato dal World Gold Council. Solo nel mese di marzo, la banca centrale ha aggiunto 160.000 once d’oro alle sue riserve. Allo stesso modo, paesi come Turchia, India, Kazakistan e alcuni dell’Europa orientale sono stati acquirenti attivi di oro quest’anno.

“Questo accumulo riflette una tendenza più ampia delle banche centrali globali a diversificare le proprie riserve e a ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense”, evidenziano da WebSim Intermonte.

Oltre i 3 mila dollari secondo Goldman Sachs

La corsa dell’oro potrebbe continuare. Ne sono convinti gli analisti di Goldman Sachs, secondo i quali la materia prima ha ancora spazio per un rialzo ed entro la fine dell’anno potrebbe superare i 3 mila dollari l’oncia.

La banca ritiene che nello scenario di base il prezzo dell'oro salirà a 2.700 dollari l'oncia entro la fine dell’anno, riflettendo un aumento potenziale del +17%.

In caso di una intensificazione delle tensioni geostrategiche, il prezzo dell’oro potrebbe salire di un ulteriore +16% fino a 3.130 dollari per oncia.

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