Oro verso quota 5.000 dollari nel 2026, per Deutsche Bank si entra in un nuovo ciclo

Il mercato dell’oro sta attraversando uno dei cambiamenti più profondi degli ultimi decenni. Le previsioni aggiornate di Deutsche Bank ipotizzano un avvicinamento alla soglia dei 5.000 dollari l’oncia nel 2026, trainato da una domanda globale in accelerazione, da politiche monetarie meno restrittive e da dinamiche di offerta sempre più rigide.
Indice dei contenuti
La svolta del 2026
Il mercato aurifero attraverserà il prossimo anno una fase di profondo cambiamento, sostenuto da un cambiamento strutturale della domanda. Il nuovo report di Deutsche Bank, intitolato "Precious Metals Outlook", mette in evidenza come l’oro sia entrato in una dinamica di progressione costante, con un trend che ha superato i massimi precedenti e che vede il traguardo dei 5.000 dollari l’oncia come possibilità concreta entro il 2026. Il contesto macro si muove verso una combinazione che storicamente favorisce i metalli rifugio, con la crescita dei tassi reali che inizia a perdere slancio e con una Fed orientata verso un ciclo di allentamento graduale.
Un altro elemento centrale è la resilienza della domanda non speculativa. Gli analisti di Deutsche Bank evidenziano l’accelerazione degli acquisti di lingotti e gioielleria in Asia e Medio Oriente, che rappresentano oggi un pilastro del mercato globale. La crescente incertezza geopolitica, insieme all’aumento della ricchezza privata nelle economie emergenti, ha consolidato l’oro come strumento di protezione del patrimonio e asset anti-inflazione.
Sul fronte dell’offerta, la produzione primaria mostra segnali di affaticamento, con costi crescenti e una pipeline esplorativa sempre più ridotta. Le società minerarie si trovano in una fase in cui il capex è concentrato sulla gestione degli asset esistenti, mentre l’apertura di nuovi siti richiede tempi molto più lunghi rispetto al passato. L’analisi di Deutsche Bank conferma che questi vincoli fisici rappresentano il motore principale del trend rialzista strutturale. La combinazione tra domanda crescente e offerta limitata disegna una curva dei prezzi più inclinata rispetto alle proiezioni passate e prepara il terreno per un nuovo regime nel mercato dell’oro.
Il grafico seguente sintetizza in un colpo d’occhio le previsioni di Deutsche Back sui metalli preziosi per il 2026.
Il ruolo delle banche centrali e degli investitori
La domanda proveniente dalle banche centrali è il motore più significativo dell’attuale fase rialzista. Il report di Deutsche Bank mostra come gli acquisti delle autorità monetarie siano saliti su livelli mai visti dagli anni Settanta, con un incremento che coinvolge in particolare Paesi emergenti, economie con forte dipendenza energetica e Stati che intendono ridurre la propria esposizione al dollaro. Questa corsa all’oro riflette un cambiamento strategico nella gestione delle riserve valutarie e intensifica il trend di dedollarizzazione che si sta consolidando dopo il 2022.
La banca tedesca segnala che gli acquisti ufficiali non rispondono a logiche speculative, ma a una visione di lungo periodo. La volatilità dei mercati obbligazionari ha rafforzato la percezione dell’oro come bene rifugio, mentre le tensioni geopolitiche hanno accelerato la ricerca di asset percepiti come politicamente neutri. La dinamica delle riserve si intreccia anche con i movimenti degli ETF auriferi. Deutsche Bank rileva come il 2025 abbia segnato un’inversione parziale rispetto ai deflussi registrati nei due anni precedenti, con una ripresa graduale delle sottoscrizioni che potrebbe intensificarsi parallelamente all’avvio del ciclo di tagli dei tassi da parte della Fed.
Gli analisti della banca tedesca notano che la correlazione tra oro e tassi reali resta fondamentale, ma con un’intensità ridotta rispetto al passato. La presenza stabile della domanda ufficiale riduce la sensibilità del metallo alle oscillazioni dei Treasury e rende il percorso di prezzo più resistente anche in scenari di volatilità macro. Questa resilienza si manifesta in modo evidente nella progressione costante dei prezzi, che hanno difeso i nuovi massimi anche durante fasi di forza del dollaro. Il progressivo ritorno degli investitori istituzionali, osservato attraverso i flussi degli ETF e dei fondi specializzati, rappresenta un altro elemento che consolida la prospettiva rialzista.
Il grafico qui sotto mostra come le banche centrali stiano aumentando sistematicamente la quota di oro nelle riserve.
Offerta sotto stress e prospettive sugli altri metalli
Sul fronte dell’offerta, Deutsche Bank sottolinea come la produzione mineraria sia entrata in una fase di crescente rigidità. Le principali aree produttive, dal Sudafrica al Sud America, mostrano un declino graduale della qualità delle riserve, mentre gli investimenti in nuove miniere non sono sufficienti a compensare l’erosione degli asset più maturi. La crescente complessità dei processi estrattivi aumenta i costi operativi e introduce nuove pressioni sui margini, influenzando le strategie delle società minerarie. Il riciclo resta una componente rilevante, ma non sufficiente a colmare la distanza tra domanda e offerta.
Nel report della banca tedesca trova spazio anche l’analisi degli altri metalli preziosi, con una prospettiva differenziata. L’argento mostra un andamento più ciclico, legato alla domanda industriale e all’innovazione tecnologica. I consumi globali sono spinti dal settore fotovoltaico, dall’elettronica avanzata e dai segmenti legati alla transizione energetica. Il platino e il palladio evolvono in uno scenario più complesso: il primo beneficia della crescente domanda nelle tecnologie a idrogeno, mentre il secondo risente del rallentamento dell’industria automobilistica tradizionale. Deutsche Bank rileva che la trasformazione dell’industria dei motori sta ridisegnando l’equilibrio tra questi due metalli, con il palladio che fronteggia un progressivo ridimensionamento.
Il quadro complessivo evidenzia una convergenza tra fattori strutturali e dinamiche cicliche. L’oro rimane il punto di riferimento, ma la transizione tecnologica e il cambiamento delle politiche industriali stanno modificando i pesi relativi tra i diversi metalli. L’attuale rialzo dei costi energetici e logistici, unito all’inasprimento delle normative ambientali, contribuisce a rafforzare la pressione sull’offerta. Il risultato è un mercato in cui la scarsità relativa diventa un driver sempre più forte e in cui gli asset più rari tendono a beneficiare di un premio crescente.
Il grafico sottostante rappresenta il problema dell’offerta: la produzione mineraria è stagnante da anni mentre il prezzo reale continua a salire.
Il nuovo paradigma dell’oro
Gli analisti di Deutsche Bank illustrano anche gli scenari di prezzo e i fattori che guideranno l’evoluzione del mercato nei prossimi ventiquattro mesi. Il percorso verso i 5.000 dollari l’oncia è legato a una combinazione di fattori che interagiscono tra loro: riduzione dei tassi reali, prospettive macro più fragili, dinamiche geopolitiche instabili e domanda ufficiale sostenuta. Il ruolo delle politiche fiscali negli Stati Uniti e in Europa assume una centralità crescente, con la possibilità che una fase di reflazione renda l’oro un asset ancora più ricercato.
Il rischio principale riguarda la velocità con cui la produttività legata all’intelligenza artificiale potrebbe impattare sull’economia globale. Una crescita reale più vigorosa ridurrebbe la propensione degli investitori a cercare beni rifugio, anche se Deutsche Bank evidenzia che l’oro possiede oggi una base di domanda più stabile rispetto al passato. Un altro rischio è legato alla volatilità valutaria: un rafforzamento inatteso del dollaro rallenterebbe il ritmo di salita dei prezzi, pur senza invertire il trend. L’aspetto geopolitico resta una variabile chiave: conflitti regionali, tensioni commerciali e instabilità politica rappresentano elementi che possono spingere nuovi flussi verso il metallo.
La prospettiva di medio periodo delineata da Deutsche Bank riflette un mercato in cui il concetto di bene rifugio si amplia, assumendo una dimensione di asset strategico. La convergenza tra domanda delle banche centrali, investitori e consumatori finali rappresenta una novità di rilievo, mentre l’offerta rimane rigida in modo persistente. Lo scenario che emerge è quello di un metallo destinato a conservare una centralità crescente, sia nella gestione delle riserve sia nei portafogli globali.
Come illustra il grafico sottostante, i beta storicamente deboli dei metalli bianchi rispetto all’oro tra il 2021 e il 2024 rappresentano un’anomalia ciclica destinata a rientrare. Nel 2026, secondo Deutsche Bank, argento, platino e palladio torneranno a esprimere una partecipazione più piena ai movimenti dell’oro.
no
XS3171913836
BNP Paribas
La Finestra sui Mercati
Tutte le mattine la newsletter con le idee di investimento!









