Ottobre da record per i mercati, la corsa continua tra spinta asiatica e tech Usa

03/11/2025 09:00
Ottobre da record per i mercati, la corsa continua tra spinta asiatica e tech Usa

È stato un ottobre di contrasti ma anche di conferme, in cui i mercati hanno continuato a correre tra timori geopolitici, dati macro solidi e risultati societari sopra le attese. Dall’Asia in forte ripresa agli Stati Uniti trainati dagli utili tech, fino a un’Europa in crescita diseguale e a un’Italia che ritrova equilibrio nei titoli energetici, il mese si chiude con segnali di fiducia ma anche di cautela.

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Ritorno dell’Asia come protagonista

Le paure non mancano, ma nemmeno le ragioni per restare fermi. Tra notizie altalenanti e dati macro misti, i mercati hanno mostrato una sorprendente resilienza, correndo come se la prudenza fosse ormai un lusso. Ottobre si è aperto con lo shutdown americano e si è chiuso con la tregua commerciale tra Trump e Xi Jinping, in un mese che ha visto la volatilità (VIX) balzare a 28,99 punti per poi spegnersi rapidamente sotto quota 20.

Secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro, è stato un mese “di contrasti ma anche di conferme”, dove l’Asia è tornata protagonista, seppur con l’assenza di Hong Kong dai riflettori. Il Nikkei 225 ha messo a segno un guadagno del 16,6%, miglior mese dall’ottobre 1990, grazie allo yen debole, al ritorno dei flussi esteri e alla nomina di Sanae Takaichi come nuovo premier, percepita come figura pragmatica e favorevole a una maggiore spesa pubblica. Anche Taiwan ha registrato una performance brillante con il TAIEX in rialzo del 9,3%, spinto dai semiconduttori, mentre lo Shanghai Composite ha guadagnato il 3,2%, sostenuto dagli stimoli economici di Pechino.

Dall’altra parte del Pacifico, Wall Street ha chiuso ottobre in positivo: S&P 500 +2,3%, sesto mese consecutivo di rialzi, e Nasdaq 100 +4,8%, settimo mese in verde, grazie al settore tecnologico e al taglio dei tassi della Fed. In Europa, la fotografia è rimasta più sfumata ma comunque incoraggiante, con Madrid +3,6%, Amsterdam +3,0%, Parigi +2,8%, Milano +1,0%, DAX +0,3% e Stoxx 600 +2,5%. Un rialzo che sa più di rotazione tattica che di trend strutturale, ma che conferma il recupero diffuso dei listini globali.

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Stati Uniti, la prova di forza degli utili

Per gli Stati Uniti, si legge nel report di eToro, ottobre è stato il mese della prova di forza dei bilanci societari. Con il 64% delle società dell’S&P 500 che aveva già pubblicato i risultati del terzo trimestre, l’83% ha battuto le stime sugli utili per azione e il 79% sui ricavi, secondo i dati riportati da eToro. È stata una delle stagioni più solide dal 2021, con utili in crescita del 10,7% su base annua, quarto trimestre consecutivo con crescita a doppia cifra.

I settori leader sono stati il tecnologico (+26,5%), il finanziario (+20,8%), le utilities (+21,2%) e i materiali (+14,3%). I semiconduttori, in particolare, hanno brillato con un +48% su base annua, trainati da Intel, Microsoft e Apple. Anche le grandi banche come JPMorgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno superato le previsioni, mentre la nota negativa è arrivata dal settore Communication Services (-6,9%), zavorrato dalla perdita fiscale straordinaria di Meta Platforms.

Nel complesso, le aziende dell’S&P 500 hanno registrato ricavi in aumento del 7,9% e margini netti al 12,9%, sopra la media quinquennale. I comparti “green”, come energia pulita (PBW +16%) e solare (TAN +12,6%), hanno guidato la ripresa delle small e mid cap, mentre il VanEck Semiconductor ETF (SMH +11,2%) ha confermato la leadership del digitale. Secondo Debach, la forza degli utili testimonia la solidità del ciclo, ma anche un rischio crescente: “Gli utili corrono ancora, ma i multipli iniziano a pesare”.

Europa, crescita diseguale e fiducia condizionata

Nel Vecchio Continente, ottobre ha segnato un rimbalzo moderato ma diseguale. Come spiega Debach, lo Stoxx 600 ha chiuso a +2,5%, sostenuto da settori difensivi e ciclici, ma con un equilibrio più fragile rispetto a quello americano.

I titoli utilities hanno dominato, in rialzo del +7,5% (iShares Europe 600 Utilities ETF – EXH9), accumulando un +26% da inizio anno, seconda miglior performance dal 2006. Il settore beneficia della stabilizzazione dei tassi, della transizione energetica e della crescente elettrificazione. In prima linea Iberdrola (+32% YTD) ed Enel (+27% YTD). Positivi anche i metalli di base (+6,9%), l’oil & gas (+6,2%) e la sanità (+4,6%).

Più deboli invece gli industriali (+1,8%) e le banche (+1,6%), dopo un anno già brillante per il credito europeo (+56% YTD). Real estate (+1,2%) e auto (-3,4%) hanno faticato, penalizzati dal rallentamento globale. A chiudere la classifica i media (-2,3%) e il chimico (-1,0%), in un mese in cui il mercato ha premiato la visibilità degli utili e penalizzato i business più ciclici.

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Italia, rialzo selettivo e fiducia prudente

In Italia, si legge nella nota di eToro, ottobre ha mostrato segnali di miglioramento in ampiezza ma non in intensità. Ventisei titoli in rialzo e quattordici in calo, con performance molto polarizzate. Tra i peggiori, Ferrari (-15,8%), complice un Capital Market Day giudicato troppo prudente, e STM (-14,1%), che pur centrando i target trimestrali non ha convinto gli investitori. Male anche le banche: UniCredit (-0,6%), Intesa Sanpaolo (-0,6%) e Banco BPM (-0,7%). Anche Leonardo (-5,8%) ha chiuso il mese in calo.

Sul fronte opposto, spiccano Italgas (+16%), miglior mese dal 2002, grazie a una trimestrale con Ebit +54% e utile netto +45%, Telecom Italia (+14,8%) e Interpump (+14,7%). Tra le 13 società che hanno pubblicato i conti, 8 hanno reagito negativamente in Borsa, con performance media di -1,2%, dal -14,1% di STM al +11,3% di Campari.

Nel complesso, i ricavi aggregati del listino sono cresciuti del 4,4% e gli utili netti del 10,5%, trainati da Eni (+53,8%) e Tenaris (+4,9%). Il Ftse Mib ha così chiuso un mese di rialzo selettivo, dove i titoli energetici e infrastrutturali, come Italgas, Eni, Tenaris, Enel, A2A, hanno agito da stabilizzatori naturali, restituendo equilibrio a un mercato meno dipendente dalle banche e più ancorato ai fondamentali.

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Bitcoin, l’Uptober mancato

Il grande assente del mese è stato Bitcoin, che dopo sei anni consecutivi di ottobre positivi ha chiuso in calo del 3,9%, interrompendo una delle stagioni statisticamente più favorevoli. Come sottolinea Debach, è la prima chiusura negativa dal 2018, e la storia non gioca a favore: in quattro casi su cinque, gli anni con ottobre negativo si sono chiusi anch’essi in rosso.

Nonostante ciò, Bitcoin segna ancora +15% da inizio anno, e i fondamentali restano solidi. Gli ETF spot hanno registrato afflussi netti mensili per 3,42 miliardi di dollari, portando il totale a 61,2 miliardi con un volume scambiato di 137,7 miliardi. Come conclude Debach, “il mercato non ha perso convinzione, ma trazione”: un segnale che l’attenzione resta alta, anche se la forza propulsiva del rally crypto sembra essersi temporaneamente esaurita.

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