Petrolio, Opec+ verso nuovo aumento della produzione

Il cartello prosegue nella sua strategia di riconquista delle quote di mercato e nel weekend potrebbe decisione un nuovo incremento dell’output e le quotazioni della materia prima continuano a scendere.
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Opec+ verso aumento dell’output di petrolio
La strategia dei paesi produttori di petrolio e dei suoi alleati (Opec+) di proseguire nell’aumento della produzione sembra destinata a continuare. A rivelarlo sono alcune fonti dell’agenzia Reuters, secondo le quali l’Opec+ dovrebbe approvare un nuovo incremento della produzione, anche questa volta di almeno 137 barili al giorno.
La decisione dovrebbe arrivare nel corso della prossima riunione, prevista in videoconferenza per il 5 ottobre, quando si vedranno otto nazioni chiave dell’alleanza.
Il cartello aveva già deciso a settembre di anticipare di oltre un anno il recupero di parte della produzione precedentemente sospesa con un incremento della stessa entità.
Riconquistare le quote di mercato
L’Opec+ aveva iniziato a ripristinare un nuovo livello di produzione precedentemente ridotto, pari a 1,66 milioni di barili al giorno, nonostante gli avvertimenti provenienti dall’industria petrolifera su un possibile imminente surplus.
L’Arabia Saudita giustifica questa strategia in quanto ha rapidamente riavviato una precedente tranche di 2,2 milioni di barili negli ultimi mesi. Fonti di Bloomberg hanno riferito che Riyadh spera di recuperare ricavi persi a causa dei prezzi più bassi aumentando i volumi e di riguadagnare la quota di mercato mondiale ceduta negli ultimi anni a concorrenti come i produttori di shale statunitense.
La co-leader dell’alleanza, la Russia, ha generalmente sostenuto gli aumenti, nonostante sanzioni e attacchi ucraini che mettono a dura prova il settore energetico russo.
“Il gruppo ha adottato una strategia incentrata sulla quota di mercato”, spiega Kim Fustier, analista senior globale petrolio e gas di HSBC, dicendosi “scettica che l’Opec+ cambierà atteggiamento a meno che i prezzi del petrolio non scendano in modo significativo”.
Le implicazioni di mercato
Gli analisti di Equita ritengono “che l’aumento effettivo di offerta sarà inferiore ai numeri headline, poiché diversi Paesi (eccetto l’Arabia Saudita) hanno già raggiunto i propri limiti produttivi e per gli impegni di compensazione da parte dei paesi che in passato hanno superato le quote produttive. L’incremento effettivo dei volumi fino ad agosto è stato pari al 75% dell’aumento delle quote stabilite”.
In condizioni normali, l’annuncio di un nuovo aumento produttivo sarebbe percepito come bearish per il Brent.
Tuttavia, “le difficoltà di vari Paesi a incrementare la produzione, unite ai rischi geopolitici, potrebbero ridurre l’impatto effettivo e mantenere i prezzi in un range 60-70 dollari al barile” prevedono dalla sim: “la narrativa di oversupply rischia quindi di restare più teorica che reale, con volatilità guidata da eventi geopolitici”.
Le quotazioni del petrolio
Le indiscrezioni continuano a spingere al ribasso i prezzi del petrolio, con flessioni dell’1% per i principali benchmark: il future sul Brent scende a 66,30 dollari, restando in contango con il prezzo spot (66,25 dollari), e il contratto sul greggio WTI scambia a 62,63 dollari al barile.
Sull’azionario, la spinta al ribasso riguarda anche tre titoli del FTSE MIB (-0,40%) nella mattina di oggi: Saipem (-1,80%), Eni (-0,80%) e Tenaris (-0,50%).
“Nonostante la narrativa piuttosto negativa per il Brent, il prezzo resta abbastanza sostenuto per i rischi geopolitici”, spiegano da Equita, citando la guerra Russia/Ucraina: “gli attacchi ucraini hanno messo offline circa 20% della capacità di raffinazione russa, riducendo la capacità di esportazione e rischiando tagli forzati di produzione”. A questa si aggiungono i contrasti tra Iran e Israele: “potenziali nuovi strike israeliani su Iran/Qatar, con possibili escalation a fine 2025/inizio 2026”.
Pertanto, Equita stima per il quarto trimestre 2025 67 dollari per il Brent: “la decisione dell’Opec+ da sola spinge verso un quadro di offerta più ampia, ma la realtà operativa e i rischi geopolitici mantengono il bilanciamento prezzi Brent più vicino al livello spot attuale che non a uno scenario di correzione marcata”.
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