Roche: sorpresa positiva dal nuovo farmaco per il tumore al seno

Forte rialzo del titolo alla Borsa di Zurigo. Il nuovo ritrovato “giredestrant” mostra risultati clinici superiori alle attese e rilancia le prospettive di crescita dell’azienda dopo anni difficili. La valutazione torna a scontare il potenziale miliardario della nuova terapia
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La Casa farmaceutica svizzera vola in rialzo del 6%
Roche torna protagonista dei mercati finanziari e della ricerca farmaceutica internazionale. La casa farmaceutica svizzera ha annunciato oggi risultati fortemente positivi dallo studio di fase avanzata sul nuovo farmaco sperimentale “giredestrant”, una terapia orale mirata al tumore al seno ER-positivo in fase iniziale. La reazione in Borsa è stata immediata e poderosa: a metà seduta l’azione privilegiata è salita del 6% a 305,50 franchi, mentre l’azione ordinaria ha guadagnato il 6,7% a 320,10 franchi alla Borsa di Zurigo. Una performance che riflette l’impatto potenziale – clinico e soprattutto economico – di quello che potrebbe diventare uno dei farmaci più rilevanti del portafoglio Roche nei prossimi anni.
Sperimentazione su oltre 4.100 pazienti
Secondo quanto comunicato dalla società, “giredestrant” ha mostrato un beneficio “statisticamente significativo e clinicamente rilevante” rispetto alla terapia endocrina standard su oltre 4.100 pazienti. Si tratta di un risultato straordinario non solo per l’efficacia, ma anche per la tempistica: gli analisti non si aspettavano evidenze solide così presto nell’analisi intermedia dello studio. Un elemento che aumenta la credibilità del farmaco e rafforza l’ottimismo del mercato. Il profilo di sicurezza, inoltre, si è confermato in linea con quanto osservato nelle fasi precedenti, senza segnali inattesi.
Mercato potenziale da 5 miliardi di dollari
Il tumore al seno ER-positivo, responsabile di circa il 70% dei casi, rappresenta un mercato globale da diversi miliardi di dollari. Non a caso J.P. Morgan stima per “giredestrant” un potenziale commerciale fino a 5 miliardi di dollari, nonostante la competizione del candidato rivale di AstraZeneca. L’azienda svizzera sta già conducendo cinque sperimentazioni di fase avanzata sul farmaco, che coprono diversi stadi e linee di trattamento. Il successo della trial lidERA potrebbe inoltre migliorare la probabilità di successo di persevERA, lo studio sul tumore metastatico i cui risultati sono attesi nel 2026.
Oltre all’importanza scientifica, la notizia rappresenta un possibile punto di svolta per Roche dopo anni complessi sul fronte della ricerca. Il gruppo ha infatti accumulato una serie di delusioni, dal fallimento dei programmi sull’Alzheimer alle difficoltà nel segmento dei farmaci anti-obesità, dove i concorrenti – in particolare Eli Lilly e Novo Nordisk – hanno corso più velocemente. Giredestrant potrebbe quindi segnare un ritorno alla leadership in un’area terapeutica cruciale, restituendo agli investitori la fiducia nella capacità innovativa del colosso di Basilea.
Attesa nel 2025 una crescita dell’utile del 58%
Il contesto finanziario contribuisce ad amplificare l’interesse del mercato. Le stime degli analisti indicano per il 2025 un fatturato di 61,5 miliardi di franchi, in crescita dell’1,6%. Molto più robusto il progresso dell’utile, che dovrebbe salire da 8,2 a 13 miliardi, pari a un balzo del 58,5%, grazie alla normalizzazione dei costi e al contributo delle nuove terapie. Per il 2026 sono attesi ulteriori miglioramenti, con ricavi stimati a 63,1 miliardi e utili a 14,5 miliardi di franchi.
La capitalizzazione attuale, pari a 246 miliardi di franchi, implica una valutazione di circa 17 volte l’utile atteso per il 2025: un multiplo contenuto per un gruppo con pipeline rafforzata e potenziale commerciale in accelerazione.
I dettagli completi dello studio saranno presentati in un prossimo congresso medico e i dati saranno condivisi con le autorità regolatorie per avviare i passaggi successivi verso l’approvazione. Ma per Roche il primo, importante risultato è già stato ottenuto: aver riconquistato la fiducia del mercato e aver mostrato che la ricerca interna può ancora generare farmaci capaci di cambiare il percorso terapeutico di milioni di pazienti.
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