Saras, in calo i margini di raffinazione e downgrade di Equita Sim
Dopo il crollo di ieri, il titolo della società scambia ancora in rosso a Milano e, secondo gli analisti, la bozza della nuova tassa sugli extra profitti potrebbe incidere negativamente fino al 17% della sua capitalizzazione di mercato.
Saras in rosso
Saras ancora in difficoltà a Piazza Affari, non riuscendo a seguire la scia degli altri titoli energetici, oggi in recupero sulle speranze che la Cina allenti i suoi rigidi controlli per contenere la pandemia a seguito delle proteste del fine settimana contro la strategia zero-Covid nel paese.
Dopo il tonfo di ieri (-5,83%), oggi le azioni della società italiana operativa nel settore della raffinazione del petrolio e nella produzione di energia elettrica cedono oltre l’1,5%, scendendo a 1,20 euro e tornando così ai livelli della settimana scorsa.
Calano i margini di raffinazione
Oggi Saras ha comunicato i dati settimanali sul margine di raffinazione medio relativi all’area Mediterranea (EMC Reference margin), risultato di 12,1 dollari al barile al 25 novembre 2022, in calo rispetto ai 13,1 dollari della settimana precedente.
Numeri che confermano l’andamento negativo a novembre, in quanto il mese vede un margine medio di 14,5 dollari, nettamente inferiore ai 19,1 dollari di ottobre, anche se maggiore dei 10,9 dollari di settembre.
Il terzo trimestre 2022, però, vede il margine medio ancora debole, a 8,6 dollari.
L’obiettivo fissato da Saras a seguito dei risultati del terzo trimestre 2022 era stato alzato a 7-8 dollari al barile per l’anno rispetto all’EMC Reference margin.
Downgrade di Equita Sim
Gli analisti di Equita Sim hanno ridotto la raccomandazione sul titolo Saras da ‘buy’ a ‘hold’ e diminuito del 12% il target price, ora fissato a 1,30 euro per azione.
Secondo la sim milanese, “il profilo di rischio rendimento del titolo è ora meno favorevole” a causa di diversi fattori tra cui la tassa sugli extra profitti (Windfall Tax – WFT) che “potrebbe incidere significativamente sulla società in base alla nuova versione presentata nella bozza della manovra”.
Da Equita calcolano che la nuova tassa potrebbe essere di circa 0,2 miliardi, “in quanto riferita al periodo d’imposta 2022 e non su quello del 2023 come ipotizzato in precedenza, oltre a quella precedente da circa 0,1 miliardi approvata dal governo Draghi”, mentre l’ammontare del contributo straordinario, in ogni caso, “non può essere superiore a una quota pari al 25% del valore del patrimonio netto”.
Anche se la tassa non ha ancora una delineazione definitiva, gli analisti della sim stimano che “possa incidere fino al 17% della market cap, solo in parte incorporato dalla reazione di ieri”.
Altri fattori
Il downgrade di Equita si basa anche sui dati delle scorte di diesel, le quali “restano molto basse in USA, UE e Asia, ma da inizio ottobre non mostrano ulteriori discese probabilmente dovute ad un indebolimento della domanda”.
Inoltre, pesa anche “il price cap proposto dalla UE”, che “potrebbe avere implicazioni sfavorevoli ai margini di raffinazione se mantenesse lo status quo pre-sanzioni, permettendo alla Russia di continuare ad esportare verso l’Europa grazie al mantenimento dei servizi di assicurazione e finanziamento dei carichi dalle compagnie occidentali”.
A questo si aggiungono “le prospettive economiche sul prossimo anno”, in quanto “peggiorate e rendono meno probabile il mantenimento dei livelli eccezionali dei margini di raffinazione che si sono verificati da aprile 2022 sino ad oggi”.
Infine, da Equita Sim peggiorano “la stima di generazione di cassa del 2023 di 0,1 miliardi, includendo solo la metà del calcolo della nuova WFT, date le incertezze sull’applicazione dell’imposta”.
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