Settore auto travolto dal warning di Mercedes-Benz
La casa tedesca ha ridotto le sue previsioni sul 2024 a causa della debolezza del mercato cinese, trascinando con sé diversi titoli azionari del comparto sui mercati europei.
Calo per il settore auto
Brusca frenata per il settore azionario legato ai produttori di automobili, trascinati al ribasso dal warning di Mercedes-Benz arrivato ieri sera a mercato chiuso.
Il titolo della casa tedesca cede il 7% nella prima mezz’ora di contrattazioni a Francoforte, scendendo così a 54,225 euro per azione, ai minimi dall’ottobre 2022. Sempre in Germania cedono il 4% Porsche e BMW, mentre Volkswagen scende del 3%, con Daimler e Continental in calo del 2%.
Tra gli altri titoli del comparto, a Parigi Forvia e a Milano Stellantis (13,52 euro) scendono del 3%, seguite a Piazza Affari da Freni Brembo (-1,50%) e Ferrari (-1,30%).
Mercedes taglia l’outlook
Ieri la società tedesca ha tagliato le sue previsioni per il 2024, per la seconda volta in meno di due mesi, a seguito della riduzione delle vendite in Cina.
Ora Mercedes prevede un margine rettificato delle vendite compreso tra il 7,5% e l'8,5% rispetto al precedente intervallo di 10%-11%, il che implica un rendimento rettificato di circa il 6% per la seconda metà dell'anno.
Pertanto, il gruppo prevede che gli utili prima di interessi e tasse (EBIT) saranno ora significativamente inferiori al livello dell'anno scorso e si attende che anche il flusso di cassa libero per l'attività industriale del gruppo sarà significativamente inferiore al livello del 2023.
Già la scorsa settimana aveva anche segnalato una domanda debole in Cina che ha influenzato le vendite nel Paese, con consumi ancora deboli e settore immobiliare sempre in crisi, aggiungendosi al gruppo di case automobilistiche che affrontano difficoltà nella seconda economia più grande del mondo e maggior mercato automobilistico mondiale.
La crisi del settore auto
Già i numeri delle immatricolazioni di agosto in Europa diffusi ieri avevano mostrato una chiara difficoltà del settore auto, indebolito da un “cocktail tossico” rappresentato “dalla debolezza della Cina, prezzi che sono scesi dal livello massimo, crescita dei volumi ferma e dall'aumento del costo del lavoro”, sottolinea Rolf Ganter, responsabile per il settore azionario di UBS Global Wealth Management.
Questa crisi ha portato l'industria automobilistica europea a essere scambiata a sconto quasi record, del 60%, rispetto al mercato più ampio rappresentato dall'indice paneuropeo STOXX 600.
La crisi del settore “può portare alcuni titoli automobilistici a scendere facilmente di un altro 10-20% se le cose si inaspriscono", prevede Ganter, aggiungendo che se "le valutazioni sono davvero convenienti, ora non stiamo affatto spingendo il settore.
Altri warning in vista?
Le azioni dei grandi protagonisti del settore quali Volkswagen, BMW, Mercedes-Benz, Renault e Stellantis sono scese del 29-50% dai picchi di quest'anno, fino a toccare i minimi plurimensili e addirittura pluriennali.
"L'industria automobilistica occidentale sta affrontando una sfida enorme a causa del vantaggio dei cinesi e la gente non vuole spendere così tanto per gli EV come faceva un paio di anni fa", spiega Gilles Guibout, responsabile della strategia azionaria europea di AXA Investment Managers. Pertanto, secondo l’esperto "o si riesce ad aumentare i prezzi e a giustificare un premio per i clienti, il che significa che il marchio lo merita, o si devono tagliare i costi, non c'è altra scelta".
Le vendite di auto in Europa sono scese di oltre il 18% ad agosto rispetto a un anno prima e quelle di veicoli completamente elettrici sono crollate del 44%, guidate da forti cali in Germania e Francia, i maggiori mercati EV del blocco.
"Potrebbero arrivare parecchi profit warning, il che suggerisce che potrebbe non essere il momento di acquistare sul calo del settore auto", suggerisce Andreas Bruckner, investment strategist di BofA." Le auto non sono qualcosa su cui puntare in questo momento”, ribadisce Carlo Franchini, responsabile clienti istituzionali di Banca Ifigest, secondo il quale “per il settore delle auto elettriche è necessario risolvere il problema di base, ovvero la produzione di energia elettrica e di sistemi che rendano fattibile il progetto” e fino a che questo non avverrà, “ridurre l’esposizione sul comparto non è certo una cattiva idea”.
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