Shutdown Usa, accordo sbloccato ma quali sono le prossime sfide

Dopo oltre quaranta giorni di paralisi, il più lungo shutdown della storia americana sembra arrivato al capolinea. Un gruppo di otto senatori democratici ha rotto il fronte del partito per approvare, insieme ai repubblicani, il provvedimento che riaprirà il governo federale fino al 30 gennaio. L’intesa, accolta con sollievo dai mercati, apre però una nuova fase politica e mantiene alta l’attenzione sulla prossima sfida di dicembre: il voto sui sussidi dell’Affordable Care Act.
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Lo sblocco politico e i protagonisti dell’intesa
Dopo settimane di tensione e di stallo istituzionale, il Senato americano ha compiuto il primo passo verso la fine dello shutdown iniziato il 1° ottobre 2025. Nella notte di domenica, spiega in un report Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, il provvedimento di riapertura è stato approvato con 60 voti favorevoli e 40 contrari, grazie al sostegno decisivo di otto senatori democratici che hanno votato insieme ai repubblicani. I nomi sono quelli di Angus King, Catherine Cortez Masto, John Fetterman, Jeanne Shaheen, Maggie Hassan, Dick Durbin, Tim Kaine e Jacky Rosen, che hanno scelto di rompere la linea del partito in nome dell’urgenza di riaprire gli uffici federali e garantire un voto entro dicembre sull’estensione dei sussidi sanitari.
La decisione, sottolinea Diodovich, ha provocato forti reazioni all’interno del Partito Democratico, soprattutto tra le correnti più progressiste, che chiedevano di mantenere la pressione su Washington fino a ottenere una proroga immediata dei benefici previsti dall’Affordable Care Act (ACA). Gli otto dissidenti hanno invece sostenuto che lo shutdown stesse causando danni economici e sociali troppo gravi per essere ulteriormente prolungato.
Il compromesso raggiunto, spiega Diodovich, prevede la riapertura delle attività federali fino al 30 gennaio, l’inclusione di tre provvedimenti di spesa annuale completi e il ripristino integrale dei pagamenti e delle operazioni governative non appena la legge entrerà in vigore. L’accordo, spiegano l'analista di IG Italia, rappresenta una tregua fragile ma necessaria per restituire al Paese un minimo di funzionalità amministrativa dopo settimane di blocco.
Le prossime tappe e la sfida politica di dicembre
Il percorso legislativo non è però ancora completato. Dopo il voto del Senato, spiega Diodovich, il testo dovrà passare alla Camera dei Rappresentanti, dove la maggioranza repubblicana si prepara ad approvarlo con margini ridotti e possibili frizioni interne. Una volta superato questo passaggio, la firma presidenziale sancirà la riapertura definitiva delle agenzie federali e la ripresa graduale delle pubblicazioni dei dati economici sospese a causa della chiusura, tra cui quelle del Bureau of Labor Statistics (BLS) e del Bureau of Economic Analysis (BEA).
Ma il vero banco di prova politico, secondo Diodovich, arriverà a dicembre, quando il Congresso dovrà esprimersi sul voto separato per il rinnovo dei crediti d’imposta dell’ACA. Quel passaggio determinerà se la fragile alleanza tra le due parti potrà reggere o se il compromesso esploderà di nuovo in uno scontro ideologico.
La fine dello shutdown ha anche implicazioni dirette per la Fed, che nelle ultime settimane ha dovuto operare con dati economici incompleti. La riapertura degli uffici statistici, osserva Diodovich, consentirà un ripristino della visibilità macro e offrirà un quadro più chiaro in vista del prossimo meeting di dicembre. L’incertezza politica e la riprogrammazione dei dati potrebbero però influenzare le decisioni sui tassi d’interesse, rallentando la normalizzazione della politica monetaria.
Mercati in recupero, dollaro tonico e focus sulla Fed
La prospettiva di una riapertura del governo ha avuto un effetto immediato sui mercati finanziari, che hanno reagito con tono positivo. Il dollaro statunitense, fa notare Diodovich, si è rafforzato grazie a un miglioramento del sentiment globale e a rendimenti reali più alti, sostenuti dalle aspettative che la Fed possa rinviare eventuali tagli dei tassi fino a quando il flusso dei dati macro non sarà pienamente ripristinato.
Anche l’azionario americano ha mostrato una chiara rotazione verso il risk-on: i titoli legati a infrastrutture, contractors e settori ciclici collegati alla spesa pubblica hanno registrato un rimbalzo consistente, mentre i comparti difensivi e di qualità hanno subito parziali prese di profitto.
Resta, secondo Diodovich, un overhang politico: l’esito del voto di dicembre sull’ACA sarà determinante per confermare o frenare il rally di fine anno. Gli investitori guardano con attenzione a questa scadenza, consapevoli che una nuova frattura tra le forze di governo potrebbe riaccendere la volatilità sui mercati.
Sul fronte delle commodities, gli effetti si sono manifestati soprattutto attraverso il canale valutario: un dollaro più forte tende a pesare sui metalli nel brevissimo termine, penalizzando oro e rame. Tuttavia, spiega Diodovich, la fine dello shutdown contribuisce a ridurre il rischio sistemico percepito, riportando il focus degli operatori sui fondamentali economici e sulle prospettive di crescita.
La riapertura del governo statunitense, conclude Diodovich, rappresenta un respiro di sollievo per l’economia e per i mercati, ma la stabilità politica resta appesa al filo di un compromesso che dovrà essere messo alla prova tra poche settimane.
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