C’è spazio per il Risiko bancario, ma la politica potrebbe frenare fusione Unipol - Mps

C’è spazio per il Risiko bancario, ma la politica potrebbe frenare fusione Unipol - Mps

Indiscrezioni di stampa rivelano che l’acquisto della quota del Mef da parte dell’istituto di Modena sarebbe poco gradito dal Governo ed emergono altre ipotesi alternative.

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Mps e Unipol

Destino di Banca Monte dei Paschi di Siena sempre al centro dell’attenzione e delle indiscrezioni, visti anche i positivi risultati del primo semestre 2024, con l’impegno con l’Europa per l’uscita del Mef entro il 2024. Proprio la cessione dell’ultimo 26% resta un nodo caldo da sciogliere, completando così la privatizzazione che negli ultimi mesi ha visto un’accelerazione da parte del Governo.

Ma chi può entrare nel capitale della banca senese? Le indiscrezioni sono diverse ma molti puntano i radar su Unipol guidata da Carlo Cimbri, proprietaria del 24,6% di Bper Banca e del 19,8% di Banca Popolare di Sondrio, soggetto che sembra perfetto per la creazione del famoso ‘Terzo polo bancario italiano’ dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Ostacoli? Uno potrebbe essere il Governo, almeno secondo le indiscrezioni pubblicate oggi da La Repubblica, secondo le quali Unipol non sarebbe un partner gradito dall’esecutivo, in quanto “troppo di sinistra”. La banca emiliana, infatti, è controllata al 60% dalle cooperative ‘rosse’ e, vista la storia di Mps, da sempre legata alla sinistra, il Governo vorrebbe evitarne l’inserimento nell’operazione.

Unipol non interessata

Intanto, nella conference call con gli analisti tenutasi dopo la diffusione dei conti, il direttore generale di Unipol, Matteo Laterza, rispondeva a chi gli chiedeva un commento sulle indiscrezioni di un coinvolgimento nell’affare Mps, ribadendo che la banca di Modena è “pienamente impegnata a raggiungere i target dell’attuale piano industriale e a lavorare sul nuovo piano al 2027”.

Una risposta che smentisce un interesse per qualunque ipotesi di asse Modena-Siena, così come negli ultimi mesi erano arrivati gli stessi tipi di segnali in tal senso anche da altre banche come Banco BPM.

“Oggi siamo pienamente impegnati con tutto il top management al raggiungimento degli obiettivi del piano industriale e al prossimo piano che sarà molto importante per il consolidamento del nostro business e per la forma che sta assumendo il nuovo gruppo dopo la fusione tra Unipol Group e UnipolSai", ha detto Laterza, evidenziando anche che nel prossimo piano ci sarà anche la politica dei dividendi tra i punti principali.

Ipotesi alternative

Si cercano altre possibilità, dunque, e alcune fonti di La Repubblica presso Banca d’Italia ipotizzano addirittura la fusione di Mps con Mediobanca, ma anche in questo caso il Governo sembra non fare salti di gioia all’idea.

Altra strada sembra essere quella stand-alone, con il Monte che presenta a settembre un nuovo piano industriale per continuare in solitaria la sua storia, ipotesi caldeggiata a Palazzo Chigi e al Mef da Edoardo Ravà, managing director di Goldman Sachs, già in passato tra le ipotesi per la guida di CDP.

La strada sembrerebbe spianata per questa ipotesi, anche in considerazione del cambio nell’Unione europea dopo le elezioni e il nuovo Commissario alla Concorrenza potrebbe accettare di concedere più tempo all’Italia per l’uscita definitiva del Mef dal capitale Mps. Tempo che potrebbe servire anche per valutare le mosse di Unicredit, probabilmente non completamente fuori dalla partita e in attesa di una rivalutazione del titolo di Piazza Gae Aulenti prima di fare la propria mossa.

Spazio per operazioni

Il tema del Risiko bancario in Italia è stato al centro anche di un articolo pubblicato da CNBC, con il media statunitense che sottolinea la ‘voglia di M&A’ nel nostro Paese dopo il salvataggio di Mps del 2017.

“Se si valutano le singole banche in Italia, è difficile non credere che accadrà qualcosa, direi, nei prossimi 12 mesi circa”, secondo Antonio Reale, co-responsabile delle banche europee presso Bank of America. Tra i vari elementi a favore di un’operazione, l’analista cita la riabilitazione di Siena sia stata riabilitata, il capitale in eccesso nella cassaforte di Unicredit e la nuova agenda industriale del Governo.

“In generale, vediamo spazio per il consolidamento in mercati come Italia, Spagna e Germania", scrive Nicola De Caro, vicepresidente senior di Morningstar, aggiungendo che “il consolidamento nazionale è più probabile delle fusioni transfrontaliere europee a causa di alcuni impedimenti strutturali”. De Caro poi si sofferma sulla frammentazione del sistema bancario italiano, dove c’è ancora un “numero significativo di banche di medie dimensioni”: "Unicredit, Mps e alcuni istituti di medie dimensioni probabilmente svolgeranno un ruolo nel potenziale futuro consolidamento del settore bancario in Italia”.

“Monte dei Paschi è alla ricerca di un partner, Unicredit è alla ricerca di possibili obiettivi. Quindi da queste banche, in teoria potrebbero nascere diverse combinazioni. Tuttavia, nessuna banca ha urgente bisogno”, evidenzia Paola Sabbione, analista di Barclays.

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