Telecom Italia, il piano di FdI alla lente degli analisti
Tiene ancora banco il progetto del partito principale del centrodestra, grande favorito per le prossime elezioni secondo i sondaggi, ma gli analisti avvisano sulla complessità della sua realizzazione e sull’impatto sul titolo in borsa.
Il piano di Meloni su TIM
Fari ancora puntati su Telecom Italia, sempre al centro dell’attenzione dopo le proposte sul futuro dell’ex monopolista di Fratelli d’Italia, nettamente favorita per le elezioni del prossimo 25 settembre secondo i sondaggi.
Venerdì scorso il titolo TIM aveva chiuso la settimana con un balzo del 6% sulla scia delle indiscrezioni pubblicate da Bloomberg su una possibile OPA di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), finalizzata a ritirare la società dal listino e tenerla sotto controllo pubblico, a cui si accompagnerebbe la cessione di asset per ridurne il debito.
In particolare, la “sovranità digitale” e il dimezzamento del debito della società verrebbero perseguiti tramite il mantenimento del controllo pubblico sulla rete di telecomunicazioni, seguito dalla vendita di circa 30 milioni di clienti tra fisso e mobile a concorrenti per circa 13 miliardi, nonché della controllata Tim Brasil per 4 miliardi.
Posizione ufficiale di FdI
Indiscrezioni coerenti con quanto dichiarato precedentemente da Alessio Butti, deputato di FdI e responsabile Dipartimento Tlc del partito guidato da Giorgia Meloni: “siamo totalmente contrari al piano attuale di CDP-TIM così come concepito e serve un nuovo piano completamente diverso che mantenga l’integrità della rete”.
A questo punto, aggiungeva Butti, “il progetto è nelle mani di Giorgia Meloni che deciderà se, come e quando divulgarlo”.
L’analisi di WebSim
Gli analisti di WebSim ricordano come il programma di governo del centrodestra ufficializzato a fine settimana scorsa preveda anche “il potenziamento e sviluppo delle infrastrutture digitali ed estensione della banda ultralarga in tutta Italia” e “la difesa delle infrastrutture strategiche nazionali”.
Obiettivi “coerenti con la posizione espressa dal centrodestra”, aggiungono dalla sim, “ma il programma non specifica le modalità con cui potrebbero essere realizzati”.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Butti, secondo il deputato di FdI “CDP dovrebbe lanciare un’OPA sul 100% di TIM (market cap ordinaria 3,5 miliardi) per rilevare una quota di controllo e contestualmente far cedere a TIM le attività retail per garantire la piena assenza di integrazione verticale, condizione necessaria per l’antitrust europeo la successiva combinazione tra TIM e OF”, rimarcano questi esperti. Scenario che “richiederebbe un impegno finanziario per CDP decisamente inferiore rispetto all’acquisizione di NetCo, ma necessiterebbe di un via libera dell’antitrust europeo, condizionato alla cessione a termine delle attività retail di TIM, aspetto ad oggi inedito ma che potrebbe aprire la strada ad un consolidamento nel mercato domestico”.
L’alternativa consisterebbe nella cessione di CDP a terzi della “quota del 60% in OF e proceda all’OPA su TIM e successivamente TIM, una volta ceduti i propri asset retail, proceda all’acquisizione di OF", concludono da WebSim, mantenendo una raccomandazione ‘molto interessante’ sul titolo TIM, con target price a 0,43 euro.
Questioni critiche
Da Torino gli analisti di Intesa Sanpaolo affermano di essere “d’accordo fatto che, ai prezzi attuali del titolo, un’acquisizione da parte di CDP di tutta TIM potrebbe essere una opzione alternativa all’acquisto della sola rete”.
Comunque, dalla banca evidenziano “che ogni scenario ha questioni critiche in termini di valutazione degli asset, implicazioni Antitrust e governance, pertanto ribadiscono la loro visione circa “l’evoluzione del piano di break-up della società volto a una strutturale riduzione del rapporto di indebitamento del gruppo che resti fluida, considerando le attuali incertezze politiche e l'esecuzione di qualsiasi scenario attualmente dibattuto in seguito”.
Punti deboli secondo Equita Sim
Da Equita Sim parlano di due “difetti del piano” di FdI sul futuro di Telecom Italia.
In particolare, “CDP dovrebbe sostanzialmente avere già un accordo con una terza parte pronta a rilevare gli asset esterni alla rete in modo da non aumentare il rischio antitrust rispetto all'operazione sulla sola rete”, scenario definito dalla sim “non irrealistico (ad esempio Cvc potrebbe essere interessata a partecipare all''Opa), ma che sarebbe comunque complesso”.
A questo aggiungono che “il rischio per CDP di non raggiungere il controllo della straordinaria (condizione che immaginiamo vincolante)”, “piuttosto alto se Vivendi decidesse di non aderire con il proprio 24%”. Secondo la sim milanese, “qualsiasi decisione su Tim potrà avvenire solo a valle delle elezioni”, mentre “il piano attuale ci sembra più lineare e già condiviso”: un’Opa da parte di CDP avrebbe senso solo “in caso di impossibilità a trovare un accordo sul valore della rete con il cda di Tim o con Vivendi”.
L’impatto sul titolo
In entrambi gli scenari, spiegano da Equita Sim “il titolo avrebbe un certo appeal speculativo con tempistiche non immediate ma comunque ragionevoli e valutazioni speculative che sono espresse dal nostro target di 0,39 euro per azione (costruito sullo scenario di realizzazione della rete unica)”, con rating ‘hold’ confermato.
Il rischio principale rispetto allo scenario speculativo riguarda la mancanza di interesse del futuro governo sull’ipotesi di rete unica, “scenario che al momento non trova elementi di supporto”, concludono dalla sim.
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