Tempo di trimestrali a Wall Street con l’inflazione che picchia duro

Tempo di trimestrali a Wall Street con l’inflazione che picchia duro

L’aumento inaspettato del dato dell’inflazione diffuso ieri continua a indebolire i mercati, mentre oggi sono protagoniste le trimestrali delle grandi banche statunitensi.

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Ancora paura dell’inflazione

Proseguono gli echi del balzo dell’inflazione negli Stati Uniti diffusi ieri, aumentando i timori di una maggiore stretta monetaria da parte della Federal Reserve.

Un’inflazione a +9,1% rispetto a un anno prima aumenta le probabilità di un rialzo dei tassi Fed di 100 punti, possibilità aumentate, secondo i trader, dal 7,6% di martedì al 46,4% di oggi. Siamo di fronte ad un picco? Si chiedono molti analisti, visto il calo dei prezzi dell’energia, dal petrolio al gas.

Restano, comunque, le preoccupazioni per un’azione troppo aggressiva da parte dell’istituto centrale, potenziale causa dell’arrivo di una recessione, così come testimoniato dall’inversione della curva dei rendimenti, con il tasso del decennale inferiore a quello a due anni da diversi giorni.

Il Presidente degli USA, Joe Biden, affermava che il dato dell’inflazione è ormai “superato”, in quanto non riflette “il pieno impatto del calo dei prezzi del carburante per quasi 30 giorni, con il prezzo alla pompa in calo di circa 40 centesimi dalla metà di giugno”.

Nel frattempo, i dati sulle richieste iniziali di disoccupazione per la settimana al 9 luglio hanno indicato 244 mila nuove domande rispetto alle 235 mila precedenti.

Mercati deboli

A circa mezz’ora dal suono della campanella di Wall Street, i future sul Dow Jones e quelli sullo S&P 500 cedono dell’1,50%, mentre non se la passa bene neanche quello sul Nasdaq (-1%).

Prosegue la corsa del super-dollaro, ormai stabilmente ad un soffio dalla parità con l’euro e oggi la coppia EUR/USD ha toccato ancora quota 1,002.

Se la FED si trova nella condizione di dover inasprire la sua politica monetaria, la BCE resta di fronte al dilemma se lasciare che la valuta scenda ulteriormente, spingendo al rialzo l'inflazione, o reagire con aumenti più rapidi dei tassi di interesse aumentando i rischi di danneggiare un'economia già in bilico per la guerra e gli alti costi energetici.

Banche alla prova degli utili

Entra nel vivo la stagione degli utili delle società statunitensi, dopo il calcio d’inizio dato da Pepsi lo scorso martedì.

Protagoniste di oggi le grandi banche americane, a partire da JP Morgan e Morgan Stanley, mentre per domani sono attese Wells Fargo e Citigroup.

JP Morgan (-3% nel pre-market) ha visto un calo degli utili nel secondo trimestre a causa dei maggiori accantonamenti realizzati per coprire eventuali perdite derivate dai crescenti rischi di recessione.

La banca, dunque, ha registrato un utile di 8,6 miliardi di dollari, o 2,76 dollari (2,88 attesi da Refinitiv) per azione, per il trimestre conclusosi il 30 giugno, rispetto agli 11,9 miliardi di dollari, o 3,78 dollari per azione, di un anno prima.

Calo degli utili anche per Morgan Stanley (-1% nel pre-market), in questo caso derivato dalle minori transazioni nell’Investment Banking della società, arrivato a causa dell’impennata della volatilità dei mercati.

La banca ha registrato nel trimestre un utile di 2,4 miliardi di dollari, o 1,39 dollari per azione (1,53 dollari attesi da Refinitiv) rispetto ai 3,4 miliardi di dollari, o 1,85 dollari per azione, di un anno prima.

Azionario e pre-market

Microsoft (-0,80%) e Netflix (-0,60%): la società di Bill Gates fornirà la tecnologia per la vendita di spazi pubblicitari sulla piattaforma streaming all’interno della strategia di Netflix di offerta di abbonamenti a costi più contenuti ma con inserzioni pubblicitarie.

Alphabet (-0,60%): l’Autorità italiana Garante della Concorrenza ha avviato un'istruttoria nei confronti di Google, ipotizzando un abuso di posizione dominante “in violazione dell'articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea”.

Twitter (+0,5%): non ha in programma licenziamenti in tutta l'azienda, ma potrebbe continuare a ristrutturare l'attività.

Berkshire Hathaway (-1%): la società gestita da Warren Buffett, ha dichiarato di aver acquistato questa settimana altri 4,3 milioni di azioni di Occidental Petroleum (-0,50%), arrivando a detenere una partecipazione del 19,2% nella compagnia petrolifera, per una spesa di circa 250 milioni di dollari, portando a 10,4 miliardi di dollari (179,4 milioni di azioni) l’investimento complessivo dell’Oracolo di Omaha.

Intel (-0,50%): ha dichiarato di aver iniziato a informare i clienti del suo piano di aumento dei prezzi per molti dei suoi prodotti chip a causa dell'aumento dei costi, una mossa che l'azienda aveva accennato per la prima volta nella sua telefonata sugli utili del primo trimestre il 28 aprile.

Raccomandazioni analisti

Tesla: Truist Securities è positivo sul titolo e inizia la copertura con raccomandazione ‘buy’ e prezzo obiettivo a 1.000 dollari.

Cisco Systems. JP Morgan ha declassato il titolo da ‘sovrappesato’ a ‘neutral’, con il target price ridotto a 51 USD dai precedenti 62 dollari.

Coinbase. La ricerca di Mizuho Securities conferma la raccomandazione e mantiene il giudizio ‘neutral’, con prezzo obiettivo ridotto da 45 dollari a 42 USD.

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