TIM, arrivano le precisazioni sulle previsioni di debito


Il gruppo ha diffuso una nota in cui si specificano le previsioni sul debito netto pro-forma al netto del deleverage stimato a fine 2024, precisazione considerata necessaria dopo il forte calo delle quotazioni del titolo e dei conseguenti dubbi degli analisti.


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TIM cerca di rassicurare sul debito

Il tonfo in borsa (-23,79%) seguito dalla diffusione del nuovo Piano Industriale 2024-2026 (‘Free to run’) e i relativi dubbi degli analisti sul percorso del debito hanno spinto il management di Telecom Italia a correre ai riparti e questa mattina la società ha diffuso una nota in cui si specificava meglio le sue previsioni.

In particolare, il gruppo si attende un debito netto pro-forma al netto del deleverage, stimato per l’operazione NetCo pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, salire a circa 7,5 miliardi di euro alla fine del 2024. Secondo i calcoli di WebSim Intermonte, che si basavano sulle indicazioni finora note del piano, il debito a fine 2024 si prevedeva pari a 7,6 miliardi, ovvero 1 miliardo in più rispetto ai 6,6 attesi. Un calcolo desunto dalle indicazioni fornite da TIM, che aveva fissato un obiettivo di leva finanziaria (il rapporto tra debito e margini) di 1,6-1,7 volte a fine 2026, il che però collocherebbe la tlc a un livello di debito inferiore alla media del settore di 2 volte.

La variazione è riconducibile sia alla gestione ordinaria, spiegavano da TIM, cioè l'EBITDA al netto degli investimenti, gli oneri finanziari, l'andamento del Net Working Capital (NWC), le minorities di TIM Brasil e la componente tasse e altri oneri, e la gestione straordinaria, ovvero impatti connessi all'operazione Netco quali i costi da separazione, gli eventuali impatti da price adjustment e ulteriori partite relative al Net working.

Il Net cash flow

Per quanto riguarda i flussi di cassa 2025-206, la società precisa che nel 2025 il Net cash flow è atteso intorno allo zero e nel 2026 intorno a 0,5 miliardi di euro, livelli che, se normalizzati, se normalizzati, portano a un valore intorno agli 0,4 miliardi di euro nel 2025 e agli 0,8 miliardi di euro nel 2026.

I fattori di normalizzazione dei flussi di cassa sono connessi a uscite di cassa straordinarie a livello di working capital principalmente correlate all'effettiva liquidazione del personale oggetto di iniziative di incentivo all'esodo già attivate e alla normalizzazione dei costi del debito dovuta all'impatto del miglioramento atteso del merito di credito (il rating) che consentirà alla società di implementare, a tendere, una più efficiente gestione del margine di liquidità e alla diminuzione degli oneri correlati alle partite straordinarie.

Confermata la guidance

Alla luce di queste precisazioni, TIM conferma la guidance 2024-2026 illustrate al mercato al momento della diffusione del nuovo piano.

Inoltre la società precisa che eventuali upside alle previsioni potrebbero derivare dagli earn-out connessi all'operazione NetCo e dalla possibile cessione di Sparkle, il cui processo è tutt'ora in corso.

La view degli analisti

A Piazza Affari, intanto, il mercato non ha accolto bene le precisazioni diffuse dal gruppo e il titolo TIM ha invertito la rotta arrivando a cedere il 5%, scendendo ad un minimo di 0,2109 euro, per poi essere sospeso dalle contrattazioni.

Il forte crollo di TIM è legato al fatto che con lo scorporo della rete il mercato si aspettava una posizione finanziaria netta decisamente più solida.

Gli analisti di Equita Sim ritengono che “la decisione di dare piena trasparenza alle ipotesi di piano sul cash flow è più che opportuna vista la confusione creatasi con il Capital Marked Day di giovedì”.

In particolare, spiegano dalla sim, “ai prezzi di ieri il mercato valuta infatti la sola partecipazione in Tim Brazil più dell’intera TIM, con una valutazione implicita negativa per oltre 1 miliardo euro sul business domestico, uno scenario che a nostro avviso ha poco senso vista la solida struttura finanziaria del gruppo post cessione di NetCo”.

La valutazione “peraltro non incorpora i possibili upside dagli earn-out (fino a un massimo di 2,9 miliardi euro) mentre la potenziale cessione di Sparkle, su cui proseguono le interlocuzioni con il Mef, non avrebbe impatti negativi sul free cash flow del business domestico”, aggiungono da Equita che su TIM mantiene il rating ‘buy’, con prezzo obiettivo a 0,35 euro (0,222 euro il valore del titolo in chiusura venerdì).

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