Trimestrali italiane, il mercato alza l’asticella

18/08/2025 10:00
Trimestrali italiane, il mercato alza l’asticella

La stagione delle trimestrali in Italia si è chiusa con un bilancio sfaccettato: i ricavi complessivi delle società del Ftse Mib arretrano, ma l’indice tiene grazie alla forza delle banche e alla selezione severa degli investitori. I mercati premiano chi alza la guidance e mostra visibilità sui margini, mentre puniscono duramente chi riduce le attese o tradisce le aspettative.

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Una fotografia sfumata

Il bilancio delle trimestrali italiane mostra un contesto complesso ma non disastroso. Secondo l’analisi di Gabriel Debach, market analyst di eToro, i ricavi aggregati delle società del Ftse Mib sono scesi del 3,8% su base annua, da 166,2 a 159,9 miliardi di euro, evidenziando una frenata generalizzata. Nonostante ciò, dal primo annuncio (Brunello Cucinelli, 11 luglio) all’ultimo (Unipol, 8 agosto), l’indice principale di Piazza Affari ha guadagnato il 2,9%.

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Il dato segnala che il sistema Italia resiste, anche se 24 titoli su 40 (il 60%) hanno registrato cali alla prima seduta post-trimestrale. Il listino si muove dunque a due velocità, diviso tra chi innova e rafforza i fondamentali e chi, invece, fatica a convincere il mercato.

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Banche solide, ma il mercato chiede di più

Le banche, che oggi pesano per il 38,7% del paniere (contro il 31,5% di inizio anno), confermano di essere il baricentro della resilienza italiana. I sei principali istituti hanno generato oltre 9 miliardi di euro di fatturato, con redditività record e livelli patrimoniali tra i migliori d’Europa.

UniCredit ha alzato la guidance a 10,5 miliardi di utile netto per il 2025 e annunciato distribuzioni per 9,5 miliardi. Il mercato ha reagito con un rialzo del 3,63%. Intesa Sanpaolo ha registrato il miglior semestre della sua storia con 5,2 miliardi di utile e un cost/income al 38%, ma il titolo ha perso il 2,41%. Banca MPS ha sorpreso positivamente con un CET1 fully loaded al 19,6% (+5%), mentre Banco BPM e BPER hanno brillato grazie a crescite record degli utili (+85% e +72%).

Il messaggio che emerge è chiaro: il comparto bancario è forte, liquido e pronto a giocare in attacco. Tuttavia, si legge nel report di eToro, il calo del margine d’interesse legato al nuovo scenario di tassi in discesa impone di dimostrare strategie di lungo termine convincenti.

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Industria ed energia: resilienza e fragilità

Nel settore manifatturiero ed energetico i segnali sono contrastanti. Leonardo ha raddoppiato l’EBIT (+106%) e ampliato i margini di 530 punti base, ma il titolo ha perso l’1,40% post-conti. Prysmian ha invece alzato le stime sull’anno e guadagnato il 2,74% grazie al traino infrastrutturale. Eni, pur registrando ricavi in calo del 17% per l’effetto greggio ed euro forte, ha rilanciato su business e investimenti digitali, mentre Italgas ha mostrato la crescita di fatturato più robusta, favorita dall’integrazione di 2i Rete Gas.

Sul fronte opposto emergono fragilità. Stellantis resta leader per ricavi ma segna l’unico EBIT negativo del listino. Iveco, penalizzata da cessioni e tagli di guidance, ha perso il 4,5%. Buzzi ha risentito della domanda debole negli USA, Saipem continua a soffrire la ciclicità, mentre Enel ha visto calare l’utile netto ordinario per cambi di perimetro, anche se a parità di attività l’utile è cresciuto del 4,4%.

Consumi e sanità: correzioni pesanti

Il comparto consumi e tecnologia è stato il più penalizzato. STMicroelectronics, con margini sotto pressione e capacità produttiva non pienamente utilizzata, ha perso il 16,6%. Ferrari (-11,7%) ha pagato valutazioni elevate, mentre Moncler (-5,8%) sconta la normalizzazione della domanda.

Nel farmaceutico prevalgono le vendite: Amplifon (-25%) dopo il taglio della guidance, Diasorin (-2,77%) con ricavi in calo e dismissioni in Germania, Recordati (-4,33%) con margini sotto pressione nonostante ricavi in crescita. Solo Campari (+7,95%) e Interpump (+8,22%) hanno invertito il trend, grazie a sovraperformance nei ricavi e miglioramenti organici dei margini.

Guidance come ago della bilancia

La stagione delle trimestrali, puntualizza Debach, ha confermato un principio: la guidance conta più dei risultati correnti. Le società che hanno alzato le stime (tra cui UniCredit, MPS, Prysmian, Eni, Mediolanum e Mediobanca) hanno retto meglio in Borsa. Chi le ha tagliate, come Amplifon, STM e Iveco, è stato punito con correzioni severe.

Nel complesso, il Ftse Mib ha guadagnato il 2,9% durante la stagione degli utili, dimostrando che il mercato resta presente ma selettivo. Il progresso non cancella la severità con cui gli investitori distinguono chi ha fondamentali solidi e chi si affida soltanto a una narrativa. Come sottolinea Debach, la disciplina del capitale, la chiarezza strategica e la coerenza tra parole e numeri saranno le variabili decisive per il secondo semestre.

Massimi storici e traiettorie

Alcuni titoli hanno trasformato l’effetto trimestrale in nuovi massimi storici: Poste Italiane (+46% YTD e 51 nuovi record nel 2025), Prysmian (+22% YTD) e Azimut (+26% YTD). Sul fronte opposto, realtà come STMicroelectronics, Ferrari, Moncler, Recordati e Diasorin hanno faticato a recuperare le perdite successive alle trimestrali.

In evidenza il rally di UniCredit, che ha guadagnato quasi il 18% dal giorno della trimestrale e oltre il 78% YTD, insieme a Telecom Italia (+82% YTD) e a solide performance di Mediolanum, Mediobanca, BPER e Banco BPM.

Il quadro finale evidenzia che il massimo storico post-conti resta un segnale di forza e continuità, mentre le correzioni dopo la prima reazione ricordano che un rimbalzo immediato non sempre coincide con un cambio di trend.

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