Unicredit pronta al de-risking da 2 miliardi di euro
La banca starebbe lavorando alla dismissione di due pacchetti di sofferenze e crediti unlikely to pay, dopo la sospensione del progetto nei mesi scorsi causata dal peggioramento delle condizioni macroeconomiche.
Unicredit lavora al de-risking
Il management di Unicredit non si toglie dalla mente il de-risking e dovrebbe mettere sul mercato almeno un paio di miliardi di euro di crediti deteriorati nel prossimo futuro.
Si tratta di indiscrezioni diffuse da MF, secondo cui il primo processo sarebbe già partito con il nome di ‘Project Tahiti’.
Il progetto prevede una prima fase con cui la banca a guida Andrea Orcel vuole disfarsi di circa 1,5 miliardi di euro tra sofferenze e crediti unlikely to pay e avrebbe già acceso l’interesse di diversi investitori italiani e internazionali.
Il portafoglio contiene parti di quei crediti leasing rimasti invenduti nei mesi scorsi quando la banca milanese aveva messo sul mercato la controllata Unicredit Leasing per cederne il controllo a uno o più soggetti.
L’operazione si era fermata in quanto le offerte raccolte erano risultate al di sotto delle aspettative, anche a causa del deteriorarsi del quadro economico, per poi essere messa da parte.
Il resto, secondo fonti, dovrebbe essere ceduto da qui fino alla fine dell’anno, quando sarà messo sul mercato un importo nominale di circa 500 milioni.
L’analisi di WebSim
Gli analisti di WebSim confermano come l’operazione “sia in linea con la strategia di de-risking adottata dalla banca”, che nel piano presentato alla fine dell’anno scorso ha previsto al 2024 un rapporto tra esposizioni deteriorate lorde e totale crediti lordi in miglioramento al 3,5% e un npe ratio netto stabile all’1,8%.
Secondo le stime della sim, la cessione di 2 miliardi (GBV) di Non-performing Exposure (NPE) consentirebbe a Unicredit di ridurre il proprio Gross NPE ratio in area 2,5% dal 2,9% di fine giugno”.
Dalla WebSim confermano la raccomandazione ‘neutrale’ su Unicredit, con target price a 12 euro rispetto agli 11,26 odierni (+0,50%).
Le mosse delle banche
Se già nel 2017 Unicredit aveva venduto già oltre 17 miliardi di stock di crediti deteriorati a Fortress e Pimco, poi oggetto di cartolarizzazione con Gas, la banca aveva proseguito nel tempo con le cessioni, riducendo la quantità in modo radicale.
Il deterioramento del quadro economico ha spinto anche altre banche italiane ad accelerare il de-risking nel corso degli ultimi mesi.
Solo Intesa Sanpaolo ha ceduto posizioni per un valore nominale di 9,3 miliardi di euro, facendo salire così a oltre 58 miliardi l’importo delle dismissioni dal 2015 a oggi, mentre altri 10 miliardi potrebbero arrivare entro il 2022.
Impantanata nell’aumento di capitale, Monte dei Paschi di Siena resta molto attiva e potrebbe mettere sul mercato altri 900 milioni dopo la cessione recente di pari entità a Illimity Bank e Amco (Progetto Fantino).
Infine, i processi di de-risking potrebbero vedere un’accelerazione nel caso in cui il nuovo governo dovesse rinnovare la garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni di crediti deteriorati (Gacs), già motore di importanti cessioni di NPL dal 2016 quando era stato ideato.
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