USA, l’inflazione maggiore del previsto spaventa Wall Street

Aumentano più del previsto i prezzi negli Stati Uniti, segnando un +9,1% nel mese di giugno, mentre le prospettive di un ulteriore inasprimento della politica monetaria della Fed porta il dollaro alla parità con l’euro.
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Boom dell’inflazione
Era il tema principale del giorno e le sorprese non sono mancate, aprendo le porte a nuove attese di politiche monetarie sempre più restrittive per la Federal Reserve.
A giugno l’inflazione USA schizza del 9,1%, dato superiore alle attese (8,8%), rispetto al precedente 8,6%, segnando così un nuovo picco dal 1981.
Sorprende anche il dato ‘core’, cioè al netto dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, cresciuto del 5,9%, anche in questo caso oltre le aspettative degli analisti di un +5,7%.
L’aumento dei prezzi “consolida le aspettative del mercato di un altro massiccio rialzo dei tassi di tre quarti di punto da parte della Fed alla riunione di fine mese”, spiega Edward Moya, senior market analyst di Oanda.
L'inflazione “si manterrà elevata per un altro mese o due, ma potrebbe poi scendere più velocemente di quanto il mercato preveda”, pronostica Art Hogan di National Securities.
Mercati in rosso
Se nel corso della mattina i future avevano scambiato in verde, la diffusione dei dati ha spinto in rosso i future di Wall Street, con quelli sul Nasdaq che cedono l’1,5%, lo S&P 500 perde un punto, mentre più attenuato risulta l’andamento del Dow Jones (-0,5%) a circa mezz’ora dal suono della campanella.
Il dato sull’inflazione inverte anche l’andamento del dollaro nei confronti dell’euro, tornando a guadagnare dopo una mattinata di calo, portando la coppia EUR/USD da 1,0062 (pre-dato) a 1,003, praticamente raggiungendo la tanto discussa parità tra la moneta unica e il biglietto verde.
Balzo anche per i titoli di stato, con il Treasury a 10 anni che sale al 3,043% (+2,88%), mentre quello a 2 anni cresce fino a 3,1775 (+4,40%), aumentando la distanza tra i due, oltre a mantenere ancora quella che rappresenta la più grande inversione in oltre un decennio, un classico segnale di recessione
Frenata per l’economia USA
Intanto, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede una frenata oltre le previsioni per l'economia statunitense.
In un rapporto ex articolo 4 stilato al termine della sua missione annuale a Washington, il fondo vede il PIL USA crescere solo del 2,3% nel corso di quest’anno, rispetto al +5,7% del 2021, in ribasso rispetto al +2,9% previsto lo scorso a giugno.
Per quanto riguarda gli anni successivi, il 2023 vedrà l’economia statunitense rallentare al +1%, anche in questo caso riducendo le precedenti previsioni (+1,7%).
Se “gli Stati Uniti hanno recuperato rapidamente dallo choc della pandemia”, spiega il report dell'FMI, “la rapida ripresa della domanda, insieme alle strozzature alle catene di approvvigionamento, si è tradotta in una significativa accelerazione dell'inflazione”, pertanto “gli Stati Uniti dovrebbero evitare di misura una recessione anche se i rischi che possa verificarsi sono significativi”.
Con l’inflazione stimata al 6,6% quest'anno per poi scendere all'1,9% il prossimo, l’economia è attesa rallentare, a causa della stretta monetaria della Fed e della fine dei programmi di assistenza messi a punto durante il Covid, riportando l'inflazione PCE core all'obiettivo del 2% fissato dalla Fed entro la fine del 2023”.
Tuttavia, avverte l’istituzione, “se l'inflazione si dovesse mostrare più persistente delle attese, la Fed dovrà operare una stretta monetaria più forte, che rallenterà ulteriormente l'economia”, provocando “una maggiore disoccupazione”.
Mutui
Un segnale di rallentamento della crescita era arrivato dai dati sulle domande di mutuo nel paese per la settimana dell’8 luglio. L’indice ha registrato un decremento dell’1,7%, dopo il -5,4% della settimana precedente.
L'indice relativo alle richieste di rifinanziamento è salito del 2,2%, mentre quello relativo alle nuove domande segna un decremento del 3,5%.
I dati sono stati resti noti dalla Mortgage Bankers Associations (MBA), indicando che i tassi sui mutui trentennali sono stabili al 5,74%.
Azionario e pre-market
Twitter (+1,20%): secondo fonti informate di Bloomberg, la società si sarebbe rivolta a Wachtell, Lipton, Rosen & Katz, nomi di spicco nel panorama statunitense, con l'obiettivo di intentare causa ad Elon Musk già all'inizio di questa settimana, considerando la richiesta dell’imprenditore di abbandonare l’acquisto del social “non valida e sbagliata”.
Tesla (-2,80%): Panasonic sta lavorando ad una nuova tecnologia per aumentare la densità energetica delle batterie fornite alla casa di Elon Musk di un quinto entro il 2030, secondo quanto dichiarato alla Reuters dal responsabile tecnologico dell'azienda giapponese.
Boeing (-1,50%): ieri ha chiuso a +7% dopo aver comunicato la consegna di 51 aeroplani a giugno, portando il suo bilancio del primo semestre a 216 jet, con un aumento del 38% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, e spingendo le sue azioni a un forte rialzo martedì.
Rivian (+0,50%): la società produttrice di camion elettrici informerà venerdì i propri dipendenti circa potenziali licenziamenti e sui piani di sospensione di alcuni programmi nell'ambito di una più ampia ristrutturazione, ha dichiarato l'amministratore delegato R.J. Scaringe in un'e-mail inviata ai dipendenti lunedì sera.
Fastenal (-5%): l’azienda di forniture industriali ha registrato un fatturato di 1,78 miliardi di dollari nel secondo trimestre, leggermente inferiore alle stime di Wall Street di 1,79 miliardi di dollari (dati di Refinitiv).
Delta Air Lines (-6%): per il secondo trimestre ha registrato un utile rettificato di 1,44 dollari per azione. Secondo Refinitiv, questo risultato è stato inferiore alle attese degli analisti, che si aspettavano 1,73 dollari per azione, ma ha comunque segnato la migliore performance del vettore dal 2019.
Raccomandazioni analisti
Twitter: La ricerca di Piper Sandler ha confermato il giudizio ‘neutral’ sul titolo e il prezzo obiettivo è diminuito da 54.20 a 30 USD.
Apple: Tim Long di Barclays conferma la valutazione ‘neutral’, mentre il target price viene leggermente modificato passando da 167 USD a 166 dollari.
Pfizer: L'analista Chris Shibutani di Goldman Sachs non cambia opinione: mantiene ‘neutral’ con prezzo obiettivo fissato a 51 USD.
Boeing: Confermando il rating positivo, la ricerca di Goldman Sachs tramite il suo analista Noah Poponak ribadisce l'opportunità ‘buy’ del titolo, con prezzo obiettivo invariato a 288 USD. In una nota di ricerca pubblicata da Ken Herbert, il broker RBC consiglia il titolo con un ‘buy’ e prezzo obiettivo fermo a 220 USD.
General Electric: La ricerca di Wells Fargo Securities conferma la raccomandazione e mantiene il giudizio ‘neutral’, mentre il prezzo obiettivo passa da 74 USD a 72 dollari.
NVIDIA: Citi ha confermato un rating ‘buy’ sul titolo e il target price è stato abbassato a 285 dollari ad azione da 315 dollari da parte dell’analista di Citi Atif Malik.
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