Vendite di auto frenano anche a ottobre in Italia. Calo peggiore del mercato per Stellantis

I dati sulle immatricolazioni in Italia mostrano ancora un forte impatto della crisi da chip per il settore automobilistico, attenuato solo dagli incentivi per l’acquisto delle auto ecologiche.
Crisi anche per le vendite di Stellantis che vede ridursi la sua quota in Italia a causa del calo peggiore del mercato delle sue immatricolazioni.
Le immatricolazioni di ottobre
Continua la caduta del mercato italiano dell’auto, particolarmente colpito dalla carenza di chip che sta impattando pesantemente anche questo settore.
Dal Ministero dei Trasporti hanno comunicato un calo delle immatricolazioni pari al 35,7% nel mese di ottobre, scese a 101.015 unità, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (157.188 veicoli).
Si tratta del quarto calo nel corso del 2021, dopo il -32,7% di settembre, il -27,3% di agosto e il -19,4% di giugno.
Il pessimo risultato del mese scorso viene controbilanciato dal buon andamento del mercato nella prima metà dell’anno. Tra gennaio e ottobre, infatti, le vendite sono arrivate a 1.266.629 auto, con una crescita del 12,7% rispetto allo stesso periodo del 2020 (1.123.523 unità).
I dati di Stellantis
In mezzo ad una crisi generale, ancora peggiore è risultata la performance di Stellantis, segnando un calo superiore a quello del mercato con 35.664 veicoli venduti a ottobre e un crollo pari al 41,7% rispetto a un anno prima.
Il dato negativo riduce la quota di mercato in Italia di Stellantis al 35,3% rispetto al precedente 38,9%.
Anche nel caso della casa automobilistica nata dalla fusione tra FCA e PSA, il 2021 resta positivo nel suo complesso, con 481.653 unità vendute nei primi 10 mesi dell’anno e una crescita pari all’11,3% rispetto allo stesso periodo del 2020, quando le auto immatricolate erano state 432.587, anche se la quota di mercato scende leggermente al 38% dal 38,5% precedente.
Male anche gli altri gruppi, con Volkswagen che crolla del 40,1%, Renault del 37,2% e Mercedes che cala del 36,1%.
La crisi da microchip
Sul mercato dell’auto continua a farsi sentire la crisi dovuta alla mancanza dei microchip che continua a rallentare il flusso delle consegne.
In particolare, le case automobilistiche stanno segnalando molti stop alla produzione e forti frenate nelle consegne di autovetture ai concessionari e conseguentemente ai clienti finali.
La situazione potrebbe non migliorare a breve e dall’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae) ritengono “realistica una chiusura del 2021 con un volume complessivo non superiore a 1.500.000 unità, pari a 417.000 auto in meno del 2019, un calo del 21,7%”, quindi un livello addirittura inferiore alla crisi pre Covid.
Gli incentivi
Alla crisi da microchip si aggiunge l’impatto degli incentivi per lo sviluppo delle motorizzazioni a basse, bassissime e zero emissioni, la cui efficacia è destinata a svanire con la loro fine.
Il loro impatto è stato evidente nei dati di ottobre, “con una quota del 12% per le auto 'alla spina' (Bev al 7% e Phev al 5%), sia pure in leggero calo rispetto al 13,2% di settembre, e per le ibride Hev il 35,2%, in sensibile crescita sul 31,3% di settembre”, sottolineano dall’Unrae.
Questi effetti, aggiungono dall’associazione, “tenderanno a svanire una volta evasi i contratti acquisiti con incentivo, a causa dell’esaurimento dei fondi”, introducendo nuovi elementi di incertezza sul mercato dell’auto.
La Unrae sottolinea come “i provvedimenti estemporanei varati a più riprese dal Governo, secondo una logica tipicamente emergenziale e con fondi sempre largamente insufficienti, non riescono ad incidere con efficacia sulla ripresa del mercato, come dimostra il recente stanziamento di 65 milioni di euro a favore delle vetture della fascia di emissioni 0-60 g/Km di CO2 esaurito nell’arco di un giorno, dalle 10:00 del 27 ottobre alle 14:00 del giorno dopo”.
Pertanto, “gli incentivi per l’Ecobonus debbono essere rifinanziati seguendo una strategia di lungo periodo secondo una logica basata sulla transizione, sul percorso di decarbonizzazione e sullo svecchiamento del parco circolante. Dobbiamo imparare dai fatti e dall’esperienza, non servono interventi ‘stop & go’”, aggiunge Michele Crisci, presidente dell’Unrae.
In assenza di interventi, anche il 2022 potrebbe essere a rischio in quanto potrebbe chiudersi “appena sopra i dati del 2021, con circa 1.600.000 immatricolazioni”, prevedono dall’Unrae.
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