Vigilia del meeting Fed: tassi ancora fermi?

Vigilia del meeting Fed: tassi ancora fermi?

Domani inizierà la due giorni di riunione dell’istituto centrale guidato da Jerome Powell e in molti si attendono il proseguimento dell’attuale politica monetaria nonostante le pressioni arrivate da Trump e dal suo Governo per un taglio.

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Verso la Federal Reserve

Inizia domani la due giorni di riunione della Federal Reserve con la conseguente decisione sui tassi di interesse. Sono in molti a ritenere che l’istituto guidato da Jerome Powell lascerà ancora invariata la sua politica monetaria e che lo farà probabilmente almeno fino a settembre, per poi effettuare due tagli prima del 2026.

I banchieri prevedono all’85% che il primo taglio avverrà a settembre, seguita poi da un’altra alla fine dell’anno: i trader prezzano 49 punti base di tagli, ovvero due riduzioni da 25 punti base l'una.

Dopo aver allentato la politica monetaria di 100 punti base nel secondo semestre del 2024, il Federal Open Market Committee (Fomc) ha mantenuto invariata la fascia obiettivo per il tasso sui Fed funds al 4,25-4,50%. La decisione di mantenere invariati i tassi a maggio era stata segnalata e motivata dalla persistente combinazione di un'inflazione “leggermente elevata” e condizioni “solide” del mercato del lavoro, in un contesto di “accresciuta” incertezza circa l’entità dell'aumento dei prezzi al consumo e del rallentamento della crescita causati dai dazi sulle importazioni. Tuttavia, la dichiarazione ha riconosciuto che sono aumentati i rischi di un inasprimento della disoccupazione e di un'accelerazione dell'inflazione.

Previsioni

Il grafico Dot Plot, che mostra le previsioni individuali dei membri del FOMC sui futuri tassi, indica che mercoledì il FOMC dovrebbe confermare la propensione per quest’anno di due tagli da 25 pb ognuno. In realtà i Dot non si limiteranno a pronosticare i tagli di quest'anno, anche se, i mercati stavolta si concentreranno su quest'anno, perché le previsioni degli anni successivi non gli interessano più di tanto.

Il presidente Powell “ha ribadito che la Fed non ha fretta di adeguare la propria politica monetaria e sta aspettando maggiore chiarezza”, sottolinea Martin Van Vliet, Global Macro Strategist di Robeco. “Poiché la sospensione dei dazi reciproci per 90 giorni non scadrà prima di luglio, sembra probabile un'altra pausa della Fed a giugno”, prevede l’esperto, anche se aggiunge che, “dato il rischio di un aumento della disoccupazione a seguito del calo delle aspettative di assunzioni da parte delle imprese e la probabile volontà della Fed di evitarlo, la nostra ipotesi principale prevede una ripresa del ciclo di allentamento monetario entro settembre, con un taglio dei tassi complessivi di 100 punti base entro la primavera del 2026”.

Van Vliet assenga “una probabilità del 30% a uno scenario di recessione, in cui potrebbero concretizzarsi tagli dei tassi più consistenti” ma ritiene “che vi sia una probabilità del 25% che la Fed mantenga i tassi di interesse invariati fino al prossimo anno, potenzialmente in risposta a un nuovo aumento delle aspettative di inflazione. In particolare, i mercati dell'inflazione stanno attualmente scontando un aumento dell'inflazione dei prezzi al consumo (CPI) negli Stati Uniti al 3,6% entro settembre, in aumento rispetto al 2,4% del mese scorso. Considerando questi scenari, la nostra proiezione ponderata sulla probabilità per il tasso dei Fed Funds è leggermente superiore a quanto il mercato sta attualmente prezzando per la seconda metà del 2025, ma inferiore alle aspettative di mercato per il 2026”.

Pressing Trump

La Fed continua a subire la pressione da parte di Donald Trump e del suo Governo per un taglio dei tassi e questa volta è arrivato a definire Powell un “numbskull”, ovvero un testone.

Parlando dalla Casa Bianca dopo l’ultimo meeting del FOMC del 12 giugno, il Presidente degli Stati Uniti ha affermato che, se la Fed si decidesse di tagliare i tassi di ben 2 punti percentuali gli Stati Uniti risparmierebbero 600 miliardi di dollari l'anno, ma “non riusciamo a convincerlo a fare questo” in quanto “dice di non ritenere che ci siano ragioni sufficienti per tagliare i tassi in questo momento”.

A lamentarsi contro l'ostinazione di Powell a lasciare fermi i tassi di interesse, è stato il segretario al Commercio americano Howard Lutnick, che ha sottolineato come sia “incredibile quanto risparmieremmo se Powell facesse il suo lavoro e tagliasse i tassi di interesse”. Interpellato dalla Fox News, Lutnick ha affermato che “l'economia è pronta” alla prospettiva di un taglio dei tassi, che d'altronde una sforbiciata sarebbe qualcosa di “facile”, visto che “l'inflazione è bassa”.

Un altro attacco è arrivato dal vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, il quale ha definito “negligenza monetaria” il rifiuto della Fed di tagliare i tassi.

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