Wall Street accelera al ribasso dopo i dati sui consumi personali


Il dato diffuso oggi mostra ancora la resilienza dell’economia americana con conseguenti timori del proseguire ancora a lungo della politica monetaria restrittiva da parte della Federal Reserve.


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I dati sui consumi

Tutti gli occhi erano puntati sull’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE), la valutazione preferita dalla Fed per valutare la rapidità con cui i prezzi aumentano nell'economia.

I dati pubblicati oggi mostrano un’accelerazione della spesa per i consumi a gennaio, aumentando i timori che la Federal Reserve mantenga i tassi di interesse più alti ancora a lungo.

Ne dettaglio, il rapporto del Dipartimento del Commercio ha indicato un aumento dello 0,6% a gennaio, su base mensile, rispetto al +0,2% del mese precedente, mentre su base annuale ha toccato il +5,4%, anche questo in crescita rispetto al dato precedente (5,3%).

I mercati si aspettano ora altri tre rialzi dei tassi di un quarto di punto da parte della Fed, almeno fino al 5,25%-5,50%, e nessun taglio è previsto entro la fine dell'anno.

La reazione dei mercati

Dopo una mattinata passata in rosso, la diffusione dei dati spingeva ancora più in negativo i future sui principali indici di Wall Street.

Il contratto sul Nasdaq scendeva fino a perdere l’1,70% in pochi minuti, seguito da quello sul Dow Jones e da quello sullo S&P500, entrambi in flessione dell’1,20%, e prospettando così un’apertura ‘difficile’ per la borsa di New York.

Dopo la diffusione di questi numeri, il dollaro si rafforzava nei confronti dell’euro e la coppia EUR/USD scendeva a 1,0553, mentre continuavano a crescere i Treasury USA di riferimento a dieci anni e a due anni, arrivando rispettivamente al 3,918% (+1%) e al 4,7472% (+1,15%).

Il ritorno del ‘vecchio’

“La fine della politica dei tassi d'interesse zero (ZIRP) segnerà probabilmente uno spostamento dei favoriti del mercato azionario dai nomi tecnologici, da tempo leader, a settori come l'energia, i materiali e l'edilizia abitativa”, prevede Alexandra Semenova, giornalista di mercato presso Yahoo Finance.

Si tratta dei settori definiti “vecchia economia” dagli analisti di Bank of America, secondo i quali “i mercati ribassisti hanno storicamente portato a un cambiamento di leadership, il che suggerisce che i settori della vecchia economia saranno probabilmente i vincitori di questo ciclo”, spiega Savita Subramanian, responsabile di strategia azionaria e quantitativa di BofA, in una nota di inizio settimana.

“Poiché negli ultimi dieci anni queste componenti del mercato si sono impoverite di capitale, in quanto la Big Tech è stata alimentata dal denaro libero, il ‘pendolo’ dovrebbe tornare a oscillare nella loro direzione”, osservava Subramanian.

“Penso che il mercato azionario si trovi in un mercato orso prolungato”, ha dichiarato il fondatore e CEO di DoubleLine Capital Jeffrey Gundlach in un’intervista di questi giorni, aggiungendo che è iniziato nel quarto trimestre del 2021.

“È molto negativo per il mercato azionario avere tassi d’interesse in aumento a fronte di queste valutazioni, in particolare i tassi d’interesse reali”, ha detto Gundlach, aggiungendo che una pausa nell’aumento dei tassi reali questo autunno è stata un catalizzatore per la ripresa degli asset di rischio, “ma sembra che i tassi di interesse reali possano ricominciare a salire”.

Frenesia speculativa

Domenica Mike Wilson di Morgan Stanley ha dichiarato ai clienti in una nota che il recente rally è stato “una frenesia speculativa” basata sulle false speranze di una svolta da parte della Federal Reserve.

I mercati azionari sono in preda a un recente cambiamento nella narrativa sulla direzione che prenderanno i tassi d'interesse, prendendo finalmente per buoni i funzionari della Fed che giurano di portare il tasso di riferimento al di sopra del 5% quest’anno.

Bank of America, infatti, ha indicato che la sua analisi del premio di rischio azionario mostra che i titoli di crescita non stavano valutando il rischio di recessione e che il contesto di tassi più elevati e più a lungo previsti dovrebbe mettere sotto pressione i titoli di crescita di lunga durata.

Si tratta di “segnali di un imminente cambio di leadership”, conclude Semenova, “qualunque cosa riservi il resto dell’anno il mercato azionario statunitense”.

Notizie societarie e pre-market USA

Boeing (-3%): ha temporaneamente interrotto le consegne dei suoi jet 787 Dreamliner per un problema di documentazione relativo a un componente della fusoliera.

Goldman Sachs (-0,5%): prevede potenziali derivanti da procedimenti legali in crescita fino a 2,3 miliardi di dollari in più rispetto alle riserve accantonate per tali questioni a partire dallo scorso anno.

Warner Bros Discovery (-5%): perdita nel quarto trimestre per 2,1 miliardi di dollari, o 86 centesimi per azione, rispetto alle stime di 21 centesimi per azione (Refinitiv).

Block (+7%): ha comunicato i risultati del quarto trimestre, battendo le aspettative di Wall Street per quanto riguarda il fatturato, con 4,65 miliardi di dollari rispetto ai 4,57 miliardi attesi, ma non gli utili, visto l’utile per azione rettificato di 0,22 dollari rispetto a 0,28 dollari previsti.

Nektar Therapeutics (-33%): il suo farmaco sperimentale, sviluppato in collaborazione con Eli Lilly, per il trattamento della malattia autoimmune lupus eritematoso sistemico (LES), ha fallito uno studio di metà fase.

Carter’s (-2%): utile trimestrale rettificato di 2,29 dollari per azione per il trimestre conclusosi a dicembre, quando l’aspettativa media di sette analisti per il trimestre era di un utile di 1,71 dollari per azione.


HF Sinclair (-2%): utile trimestrale rispetto alla perdita di un anno fa, ma non ha soddisfatto le aspettative del mercato e margine lordo attestatosi a 23,47 dollari per barile prodotto rispetto agli 8,70 dollari per barile dell’anno precedente.

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