Anche Eni e Saipem lasciano la Russia


Le due società italiane seguono l’esempio dei grandi colossi europei e cercano di ridurre la propria esposizione nel paese mentre prosegue la guerra in Ucraina.


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La grande fuga

Continua la ‘fuga’ delle società dalla Russia, in particolare di quelle legate all’energia, dopo le decisioni arrivate in queste ore da parte di BP, Equinor e Shell, a cui si è aggiunta in queste ore anche Exxon Mobil con la “chiusura delle sue attività” e la “progressiva uscita dal paese”.

Questa volta è il turno delle italiane Saipem ed Eni, intenzione annunciata dopo che l’agenzia Reuters aveva diffuso la notizia della sospensione del finanziamento di Arctic Lng 2, il progetto di liquefazione di gas naturale della russa Novatek nella penisola di Gydan, nell’Artico siberiano.

Eni cede la sua quota in Blue Stream

La prima società italiana ad annunciare l’abbandono della Russia è stata Eni, presente con una quota di partecipazione nel Blue Stream (che collega la Russia alla Turchia), progetto attraverso il quale la controllata statale è collegata al colosso russo Gazprom.

Da Eni, comunque, hanno definito la loro presenza in Russia come “marginale” e le joint venture attuali con Rosneft, legate a licenze esplorative nell’area artica, sono già ferme da anni, anche a causa delle sanzioni internazionali imposte all’epoca dell’invasione della Crimea nel 2014.

Per la società petrolifera restano in piedi i contratti per l’import di metano in Italia, questione difficile da risolvere anche per una questione di sicurezza energetica.

L’esposizione di Saipem

Stessa decisione per Saipem, coinvolta in Russia nel progetto Arctic Lng 2, l’impianto di gas in Siberia di proprietà di Novatek.

La società italiana ha deciso di congelare la sua partecipazione all’interno di un progetto in cui si era aggiudicata due contratti per la progettazione e la realizzazione di tre impianti di gas naturale liquefatto, per un valore totale di 3,3 miliardi di euro.

Tra le altre attività in Russia, Saipem sta lavorando per conto della controllata di Gazprom, Gaxpromneft, tra i principali operatori russi nel campo della raffinazione, occupandosi della realizzazione di un nuovo impianto all’interno di una raffineria di Mosca.

L’andamento sui mercati

A Piazza Affari, intanto, i titoli delle sue società hanno aperto la seduta di oggi tra gli acquisti, nonostante l’andamento negativo odierno del Ftse Mib (-0,40%).

Dopo uno sprint iniziale fino a +2%, le azioni Eni rallentano la corsa ma restano positive di mezzo punto, alla loro quarta seduta utile consecutiva e un picco toccato a 14,59 euro, ai massimi dal 2019.

Guadagna il 2% dopo circa un’ora di contrattazioni il titolo Saipem, con un massimo toccato a 1,036 euro, recuperando in parte le forti vendite di ieri (-5%).

Ancora in crescita i prezzi del petrolio, sempre sostenuto dai timori di un taglio delle forniture da parte della Russia, tra le grandi produttrici di materie prime.

La corsa agli acquisti portava il greggio sopra quota 110 dollari in queste ore, mentre il Brent sfondava quota 112 dollari al barile.

Equita positiva sugli energetici

Le tensioni geopolitiche restano un’opportunità da monitorare sui mercati secondo Equita Sim, in particolare per quanto riguarda i titoli energetici.

Le azioni legate all’energia, spiegano dalla sim milanese, “rappresentano anche una protezione dall’aumento dei prezzi dell’energia per la crisi geopolitica”.

Se il “conflitto Russia-Ucraina rallenterà nel breve la crescita economica globale e aumenterà l’inflazione nel prossimo trimestre”, aggiungono questi esperti, “se circoscritto nel tempo riteniamo che non sarà tale da compromettere il ciclo economico espansivo e quindi permettere un recupero dei mercati”. Pertanto, concludono da Equita “monitoreremo l’ampiezza e la durata dello scontro in corso, ma per il momento non modifichiamo la nostra view”. 

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