Crollano le banche europee con la crisi negli USA

Le difficoltà di alcuni istituti regionali statunitensi spargono incertezza sulla qualità del credito nel Paese e gli investitori reagiscono immediatamente con massicce vendite sui mercati.
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Banche in rosso
Profondo rosso sui mercati europei con le banche che trascinano al ribasso i principali indici del Vecchio Continente, che si avviano a registrare il peggior calo da sei settimane, e gli investitori che si rivolgono verso i beni rifugio come l’oro, ancora a nuovi massimi storici.
Se il Ftse Mib cede oltre il 2% dopo un’ora di scambi, l’indice bancario di Milano (Ftse Italia Banche) perde il 2,60%, con la peggiore Bper Banca (-3%), seguita tra i finanziari da Banca Mediolanum (-2,90%), Banca Popolare di Sondrio (-2,80%), Unipol (-2,90%), Banca Monte dei Paschi di Siena (-2,80%), UniCredit (-2,80%), Mediobanca (-2,40%), Banco Bpm (-2,20%) e Intesa Sanpaolo (-2,10%).
Stessa ‘musica’ anche per gli altri istituti bancario europei, tra i quali spiccano i cali di Deutsche Bank (-5%), Societé Generale (-4,70%), Santander (-4,20%), BNP Paribas (-3,70%), Commerzbank (-3,10%), Caixabank (-3%), UBS (-2,90%), Bankinter (-2,60%) e HSBC (-2%). Discorso diverso per Sabadell (-6,50%) e BBVA (+5%), il cui andamento è condizionato dal fallimento dell’Opa.
Preoccupazioni dagli USA
Sul sentiment pesa il crollo dei titoli bancari regionali statunitensi dovuto alle preoccupazioni per l’aumento dei rischi e della qualità del credito.
L’indice KBW Regional Banking è crollato di oltre il 6% dopo che Zions Bancorp. (ieri -13%) ha segnalato perdite di 50 milioni di dollari nel terzo trimestre su due prestiti concessi dalla sua divisione californiana e Western Alliance (-11% ieri) ha avviato un’azione legale per frode contro Cantor Group V.
La crisi delle due banche arriva dopo che i recenti fallimenti del fornitore di ricambi auto statunitense, First Brands, e della concessionaria Tricolor hanno puntato i riflettori sui controlli del rischio delle banche e sull'opaco mercato del credito, dove i prestiti complessi hanno reso più difficile valutare l'esposizione dei richiedenti. I due crolli del mese scorso hanno costretto alcuni investitori in debito a tagliare l'esposizione a certi settori per la debolezza dei prestiti al consumo e all'auto.
Nessun rischio sistemico?
Alcuni analisti ritengono, però, ritengono che questi problemi difficilmente rappresentino rischi sistemici, anche se peseranno sul sentimento a breve termine. "Per quanto consistente, è improbabile che l'entità dei crediti deteriorati rappresenti di per sé un rischio per il sistema nel suo complesso", secondo Kyle Rodda, analista finanziario senior di Capital.com, il quale ritiene che la causa di entrambi i problemi è da ricercare nel “lassismo degli standard di prestito e nelle frodi, che hanno alimentato il timore che tali comportamenti siano endemici e possano portare a ulteriori insolvenze”.
“Questo è un settore in cui gli investitori, soprattutto quelli nuovi, tendono a ‘vendere subito e farsi domande dopo’”, hanno scritto da JP Morgan in una nota. Gli analisti Anthony Elian e Michael Pietrini hanno comunque espresso dubbi “sul motivo per cui tutti questi episodi di credito ‘isolati’ sembrano verificarsi in un periodo così breve”.
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