Eni promossa da Forbes: è la società italiana con profitti maggiori


La società italiana si piazza tra le migliori società italiane insieme a Enel mentre Equita Sim la conferma tra le sue favorite del settore petrolifero.


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Eni ed Enel le migliori

Riconoscimento importante per Eni arrivato oggi da Forbes Global 2000, la classifica delle più grandi società del mondo analizzate secondo le vendite, i profitti, gli asset e il valore di mercato.

La classifica del media americano vede 26 società italiane, con Enel in testa per valore di mercato più alto con 65,84 miliardi di dollari ed Eni come quella dai profitti maggiori, pari a 7,24 miliardi di dollari.

Tra le altre società, si piazza bene Intesa Sanpaolo, con gli asset più alti dal punto di vista nazionale e pari a 1.215,67 miliardi di dollari, seguita dalle altre grandi banche come Unicredit, Mediobanca, Banca Mediolanum e dai big delle assicurazioni quali Generali Group e Unipol Gruppo.

L’importante risultato è arrivato nonostante la pandemia, la guerra in Ucraina e la conseguente imprevedibilità dei mercati, oltre al ruolo dell’inflazione che sta frenando la ripresa economica, spiegano da Forbes.

Per quanto riguarda la classifica generale, questa è guidata da Berkshire Hathaway, la ‘creatura’ dell’Oracolo di Omaha, Warren Buffett, salita sul podio per la prima volta dal 2003, anno di nascita della Global 2000, scalzando Bank of China, scesa al numero due dopo nove anni consecutivi in cima alla lista.

Fiducia da Equita Sim

Un riconoscimento per Eni è arrivato nei giorni scorsi anche dagli analisti di Equita Sim, confermata nella loro lista di favorite nel settore petrolifero, insieme a Galp, con raccomandazione ‘buy’ e prezzo obiettivo alzato nei giorni scorsi del 3% a 18,5 euro.

La decisione della sim arriva dopo l’ultimo Monthly Oil Market Report (MOMR) dell’Opec e del report dell’IEA, potenziali “supporti al settore petrolifero in funzione di un equilibrio tra domanda e offerta ancora precario”.

“La nostra ipotesi corrente sul prezzo del Brent per le stime degli utili 2022 è uguale a $90/bbl, che riflette un’ipotesi di normalizzazione del mercato ed un effetto di ‘demand disruption’”, spiegano dalla sim.

In particolare, l’Opec ha rivisto al ribasso di 0,3 mbg la crescita della domanda mondiale di petrolio nel corso del 2022 (+3,4 mbg).

Secondo i paesi produttori, la crescita della domanda nel primo trimestre di quest’anno è risultata robusta, ma hanno ridotto le sue previsioni di crescita nei trimestri successivi per tenere conto del potenziale calo della domanda globale in seguito al conflitto in Ucraina, le tensioni inflazionistiche e la ricomparsa del Covid in Cina.

Una minore domanda dovrebbe portare anche ad una riduzione della produzione non Opec pari a 0,3 mbg prevalentemente per il calo dell’output atteso dalla Russia.

Il report dell’EIA, inoltre, conferma le stime di crescita della domanda 2022 a +1,8 mbg rispetto all’anno precedente e indica che i margini di raffinazione sono saliti a livelli straordinariamente elevati a causa dell’esaurimento delle scorte di prodotti e della limitazione dell’attività di raffinazione in gran parte a causa dei minori volumi processati in Cina.

Nonostante il recupero atteso dei volumi di processo, prevede l’EIA, “le tensioni sui prodotti sono attese permanere se non peggiorare nel corso dell’estate”.

Gas in rubli

Nel frattempo, questa sarà la settimana in cui Eni avvierà le procedure necessarie ad aprire un conto in rubli per il pagamento del gas russo, a meno che le autorità europee non chiariscano che ciò sia in contrasto con le sanzioni introdotte a seguito della guerra in Ucraina, secondo tre fonti vicine al dossier.

Il Ceo di Eni, Claudio Descalzi, incontrerà a Roma il presidente del colosso libico National Oil Corporation Mustafa Sanalla, dopo la decisione della società italiana di investire 5 miliardi in progetti in Libia.

Positiva, infine, la performance del titolo Eni a Piazza Affari, in crescita dell’1% a 13,76 euro per azione, in confronto all’andamento del Ftse Mib appena sopra la parità dopo circa due ore di contrattazioni, mentre il greggio WTI (107 dollari) e il Brent (109 dollari) cedono oltre l’1%.

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