Unicredit non teme la recessione e Orcel conferma l’obiettivo dividendo


Nel corso di un’intervista, il Ceo della banca milanese analizza la situazione attuale, tra l’accordo di partnership con Azimut e le prospettive future anche alla luce delle scelte attuali delle banche centrali.


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La parola a Orcel

Parole a 360 gradi sulla situazione e sul futuro di Unicredit da parte del Ceo Andrea Orcel, intervistato da MF nel corso del weekend.

Temi ‘caldi’, naturalmente, quelli dell’accordo con Azimut dei giorni scorsi e sul futuro della banca, tra difficoltà dovute alle politiche monetarie delle banche centrali e promesse di distribuzione del dividendo nei prossimi mesi.

Operazione Azimut

L’accordo con Azimut annunciato a fine settimana scorsa viene definita da Orcel “assolutamente coerente” con il piano della banca milanese.

“L’idea delle partnership è sempre la stessa ed è quella che abbiamo utilizzato con Allianz per il settore assicurativo”, ovvero la banca cerca “veri partner, che ci permettano di avere una relazione nei due sensi”. Nel caso di questa operazione, Orcel si attende da Azimut la possibilità “di costruire una fabbrica e di riportare in casa tutta una serie di funzioni di valore aggiunto”, mentre contemporaneamente “offriranno accesso ai loro clienti”.

Pertanto, Azimut fornirà “un certo prodotto, noi diamo a loro un altro prodotto, e insieme creiamo una fabbrica comune”, modello che per Orcel “aggiunge valore senza spendere soldi non necessari per andarsi a comprare cose fuori”.

Niente M&A

Strategia, questa, che sembra chiudere le porte a future acquisizioni, soprattutto della stessa Azimut.

“Io non credo che sarà mai possibile a nessuno di fare un’acquisizione che crei valore senza avere tutta Azimut dietro”, quindi Unicredit punta solo “a prendere le parti che aggiungono valore ad entrambi”.

“Loro ci daranno tutto il contenuto e tutte le capacità per cui hanno fatto il percorso che hanno fatto durante questi anni”, ma Unicredit non darà accesso alla sua base clienti nella stessa maniera, “quindi spero che guadagneremo tutti e due”, con la speranza per Orcel “che il mercato abbia dato ragione a questa joint venture, in borsa soprattutto nei confronti di Azimut”.

L’impatto

L’accordo con Azimut dovrebbe essere “progressivo”, prevede Orcel.

Prima di tutto, infatti, è “necessario costruire questa fabbrica-prodotto” prevista dalla partnership, anche se il manager si attende l’arrivo delle autorizzazioni nella “seconda metà dell’anno prossimo”.

Considerando questi tempi, però, “il flusso tra Azimut e Unicredit inizierà anche prima, ma dovrà partire da livelli molto bassi, e deve costruirsi. Quindi prima che arrivi a livelli veramente visibili dovremo aspettare un pochino”.

Niente paura

Oltre alla partnership con Azimut, l’intervista si focalizzava sull’attività di Unicredit, alla luce anche delle preoccupazioni della Vigilanza della Banca centrale europea, impegnata a chiedere al tutto il settore una grande prudenza, con possibili nuovi accantonamenti.

Se nei primi nove mesi del 2022 Unicredit aveva “accumulato 1 miliardo e 300 milioni di ‘overlays’, ovvero ‘spugne’ di assorbimento per potenziali shock futuri che vanno oltre le previsioni dei modelli”, nel caso in cui l’anno prossimo il costo del rischio dovesse raddoppiare, Unicredit potrebbe utilizzare queste spugne, pertanto, rassicurava Orcel, “anche in caso di recessione, ci presentiamo con una redditività e una capacità di assorbimento di rischio molto maggiore”.

Dividendi

L’ottimismo di Orcel non cancella i dubbi sul futuro dividendo inserito nel piano, previsto per un totale di 16 miliardi di euro.

La distribuzione “è legata alla generazione organica di capitale e alla redditività” della banca e se “nel 2021 le condizioni si sono verificate e abbiamo distribuito”, nel 2022, “se chiudiamo l’anno come dobbiamo, avremo la generazione, avremo la redditività, e distribuiremo, prevede il Ceo.

Per quanto riguarda il 2023, “succederà quello che succederà, ma siamo relativamente positivi sulla nostra capacità di mantenere le promesse di Unicredit Unlock, perché, grazie alle riserve preventive, riteniamo di poter assorbire lo scenario centrale della Bce di una recessione relativamente benigna, e quindi di poter distribuire sia il prossimo anno che quello successivo”.

In caso di “scenario estremo”, aggiunge Orcel, “questa situazione non sarebbe più la stessa, ma sullo scenario base, e lì intorno, ci sentiamo confidenti. Nel 2022, di fatto, abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi fissati per il 2024, o li raggiungeremo alla chiusura dell'anno. La sfida è dimostrare che li possiamo mantenere. La velocità di crociera deve restare la stessa e dobbiamo replicare nel 2023 quanto più possibile nel 2022. E credo che siamo posizionati per farlo”.

Rallentamento?

In conclusione, in un contesto di politiche monetarie sempre più restrittive da parte delle banche centrali, “dal terzo trimestre si sta assistendo ad un rallentamento”.

“Vediamo famiglie che esitano a prendere il mutuo sulla casa, o che esitano ad attivare credito al consumo, mentre sui conti correnti si tenta di tenere il risparmio più alto”, mentre “la stessa prudenza c'è nel settore delle imprese”, racconta Orcel, e nei prossimi mesi valuteranno “se si tratta solo di cautela o di vero rallentamento”.

Un segnale incoraggiante, però “arriva dal nuovo plafond di due miliardi che abbiamo messo a disposizione di famiglie e pmi per ridurre lo stress finanziario di questi mesi, rimodulando i piani di rimborso”, visto anche che “alla fine lo ha utilizzato un numero di clienti molto inferiore alle nostre stime”.

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