Unicredit, promozione da S&P Global Ratings e outlook ancora positivo

Unicredit, promozione da S&P Global Ratings e outlook ancora positivo

Gli analisti dell’agenzia di rating restano positivi sul settore bancario italiano alla luce delle riforme del governo e dei fondi provenienti dal programma Next Generation EU, che possono anche assorbire le conseguenze dell’attuale conflitto in Ucraina.

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S&P su Unicredit

Conferma del giudizio positivo per Unicredit da parte di Standard and Poor’s Global Ratings su Unicredit e altri istituti italiani.

In particolare, il rating di lungo termine della banca milanese resta a ‘BBB/A-2’ con outlook positivo, grazie al “calo dei rischi economici in Italia e un ambiente economico ancora favorevole in altri paesi di operatività”, spiegano da S&P, che “sosterranno il profilo finanziario e creditizio della banca nei prossimi 12-24 mesi”.

L’agenzia riconosce a Unicredit di aver “rafforzato la sua capitalizzazione”, compiendo “progressi significativi nella pulizia del bilancio”, pertanto “il suo profilo di rischio risulta migliorato negli ultimi anni, il che lo aiuterà ad affrontare potenziali venti contrari”.

Alla luce dell’analisi, prevedono da S&P, “il gruppo assorbirà le potenziali perdite derivanti dalla sua esposizione alla Russia, preservando il suo profilo finanziario”, corrispondente a quasi il 3% dei prestiti consolidati.

Il peso della Russia secondo gli analisti

Anche gli analisti di Banca Akros ritengono che “la Russia stia pesando sui conti e sul sentiment” di Unicredit, pertanto ieri riducevano il prezzo obiettivo sul titolo di Piazza Gae Aulenti, abbassandolo a 12,2 euro, con raccomandazione ‘accumulate’.

In particolare, questi esperti si attendono che la banca abbia chiuso il primo trimestre con un utile netto in calo del 33% anno su anno a 592 milioni di euro, “alla luce di minori ricavi e impairment molto più alti per via del conflitto tra Russia e Ucraina”.

Positivi, invece, gli analisti di Citigroup, i quali hanno aperto un periodo di osservazione di 30 giorni “positivo” su Unicredit, alla luce di una valutazione del titolo “già fortemente a sconto rispetto agli ulteriori sviluppi negativi che potrebbero derivare dall’esposizione alla Russia”, vista la quotazione odierna di 9 euro.

Citi si attende che il gruppo fornisca, in occasione della trimestrale prevista per il 5 maggio, un aggiornamento sulla sua esposizione e su come intenda mitigare il relativo rischio, fornendo così maggiore conforto sulla capacità del gruppo di procedere con i suoi piani di ritorno sul capitale.

“Prevediamo andamenti operativi incoraggianti anche nei risultati del primo trimestre”, scrive Citi, sottolineando inoltre che “qualsiasi deterioramento del contesto macro potrebbe rappresentare un rischio per la qualità degli attivi, ma un macro accantonamento precedentemente contabilizzato potrebbe essere un fattore attenuante (che rappresenta circa il 5% del Tbv o circa 60 pb dei prestiti)”.

L’obiettivo “chiave del mercato nei risultati imminenti sarà sulle prospettive e sulla strategia di crescita”, concludono da Citi.

Il settore bancario italiano

Oltre a Unicredit, S&P Global Ratings ha confermato i rating ‘BBB/A-2’ su Intesa Sanpaolo (e la controllata Fideuram), Mediobanca e FinecoBank, mentre su Istituto per il Credito Sportivo ha lasciato il giudizio a ‘BBB-/A-3’, mantenendo un outlook positivo su tutti questi rating.

Secondo quanto spiegato dall’agenzia, questi giudizi seguono la sua decisione del 22 aprile 2022 di confermare il rating a lungo termine ‘BBB’ sull’Italia, mantenendo l’outlook positivo, riflettendo i risultati delle ampie riforme a favore della crescita delle autorità italiane e il potenziale beneficio dall’erogazione dei fondi Next Generation EU, per un valore di quasi il 10% del PIL.

Queste misure “potrebbero essere sufficienti per compensare i rischi per la crescita posti dal conflitto in Ucraina”, ritengono da S&P, e le “banche italiane sono entrate nel 2022 con parametri di qualità degli asset e capitalizzazione migliori di quanto si aspettasse”.

Il settore bancario ha “ampiamente assorbito” gli squilibri di qualità degli attivi accumulati nell’ultimo decennio” e ora si trova in “una posizione di forza per affrontare potenziali sfide future”, prevedono questi analisti.

Se “a dicembre 2021, lo stock di esposizioni deteriorate (NPE) al netto degli accantonamenti delle banche italiane si è attestato appena al di sopra del 2% dei prestiti alla clientela, questo dato risulta “significativamente migliore di quanto previsto in precedenza”.

Si tratta del “risultato delle misure di sostegno delle autorità nazionali ed europee negli ultimi due anni per mitigare le ripercussioni della pandemia su aziende e famiglie” e “nello stesso periodo, le banche hanno accelerato il derisking con dismissioni di crediti deteriorati”, concludono da S&P.

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