Wall Street, la paura arriva dalla Svizzera


I timori per la crisi della banca elvetica si diffondono ai mercati mondiali e per la borsa statunitense si preannuncia un’apertura negativa mentre diminuiscono i giorni che restano per la prossima riunione della Federal Reserve.


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Piovono vendite a Wall Street

Profondo rosso a Wall Street quando manca circa un’ora dall’apertura dei mercati, spazzando via qualunque auspicio su un bis del recupero di ieri.

I future principali della borsa statunitense accelerano verso il basso, mostrando segni negativi per i contratti sul Nasdaq (-1,50%), sullo S&P500 (-2%) e sul Dow Jones (-2%).

In discesa i Treasury, con cali del 4% per il biennale (al 4,02%) e del 3% per il decennale (3,52%), con rifugi anche verso il dollaro, in crescita nei confronti dell’euro (EUR/USD -1,5% a 1,0580).

Tempesta svizzera

“I mercati sono impazziti. Si passa dai problemi delle banche americane a quelli delle banche europee, prima fra tutte Credit Suisse”, sottolinea Carlo Franchini, responsabile dei clienti istituzionali di Banca Ifigest a Milano.

Questa mattina, infatti, l’azionista principale di Credit Suisse ha ammesso di non poter fornire alla banca svizzera ulteriori aiuti finanziari, facendo così crollare del 25% le azioni del colosso bancario elvetico, ai minimi storici, e trascinando con sé anche i mercati europei.

Gli investitori si rifugiavano subito sui bond con i rendimenti delle obbligazioni tedesche a due anni in calo di 21 punti base al 2,71%.

“Il prezzo delle azioni del Credit Suisse è in calo e i titoli di Stato sono in rialzo. Il tutto è ancora guidato dalla percezione della salute del settore bancario, ma questa volta in Europa”, ha dichiarato Antoine Bouvet, senior rates strategist di ING.

Dati macro

Durava poco il sostegno dato ai future dalla diffusione dei dati sulle vendite al dettaglio di febbraio e alla moderazione dei prezzi alla produzione diffusi prima del suono della campanella.

I dati diffusi oggi mostrano un calo dello 0,4% delle vendite al dettaglio, rispetto alla contrazione dello 0,3% prevista dagli analisti della Reuters.

Aumento inferiore alle attese per i prezzi alla produzione, cresciuti del 4,6% a febbraio su base annua, rispetto ad un’aspettativa di +5,4%.

A questo punto, le scommesse degli operatori sono ancora equamente divise tra le probabilità di un rialzo dei tassi di 25 punti base e una pausa alla riunione della Fed di marzo.

La Fed rassicura

Non sono servite a rassicurare gli animi nemmeno le parole di Michelle Bowman, membro del Board of Governors della Federal Reserve, secondo la quale “il sistema bancario statunitense rimane resiliente e su basi solide, con capitale e liquidità forti in tutto il sistema”.

“Il consiglio continua a monitorare attentamente gli sviluppi nei mercati finanziari e in tutto il sistema finanziario”, ha aggiunto, ricordando che verranno messi a disposizione ulteriori finanziamenti per gli istituti di deposito idonei attraverso un Bank Term Funding Program di recente creazione.

“Questo programma offrirà prestiti di un anno agli istituti che impegnano titoli del Tesoro USA, debito di agenzia e titoli garantiti da ipoteca, e altre attività idonee come garanzia”, offrendo così “un’ulteriore fonte di liquidità alle banche ed eliminerà la necessità per le istituzioni di vendere rapidamente questi titoli durante un periodo di stress”.

“Abbiamo introdotto un po' di stabilità, ma onestamente non so se si tratta di stabilità o solo di un'apparenza, perché di certo non so cosa stia accadendo dietro le quinte alla base dei depositi di diverse migliaia di banche di piccole e medie dimensioni in tutti gli Stati Uniti”, ragiona John Briggs, responsabile globale della strategia economica e di mercato presso NatWest Markets.

Il peso del rialzo dei tassi

Tutto questo alla vigilia delle decisioni di domani della Banca centrale europea e a pochi giorni dal meeting della Fed, previsto per la prossima settimana, occasioni entrambe per un prossimo rialzo dei tassi.

Proprio l’aumento del costo del denaro è considerato uno dei motivi delle crisi del settore finanziario, con l’amministratore delegato di BlackRock, Laurence Fink, che ha avviato oggi che il settore bancario regionale statunitense rimane a rischio dopo il crollo della Silicon Valley Bank e che l'inflazione persisterà e i tassi continueranno a salire.

Nella lettera annuale ai soci, Fink ha descritto l’attuale situazione finanziaria come il “prezzo del denaro facile” dopo che la Fed ha dovuto aumentare i tassi di quasi 500 punti base per combattere l'inflazione e si aspetta altri aumenti dei tassi.

Dopo la crisi bancaria regionale, secondo il manager il settore finanziario potrebbe assistere a quelli che ha definito “disallineamenti di liquidità”, derivati dai tassi bassi che hanno spinto alcuni proprietari di asset ad aumentare la loro esposizione verso investimenti a più alto rendimento che non sono facili da vendere.

“I mercati obbligazionari sono scesi del 15% l'anno scorso, ma sembrava ancora, come si dice in quei vecchi film western, tranquillo, troppo tranquillo” ha detto Fink nella sua lettera, visionata da Reuters: “qualcosa doveva succedere, perché il ritmo più veloce di rialzi dei tassi dagli anni '80 ha messo a nudo le crepe del sistema finanziario”.

Notizie societarie

Meta (-2%): confermati licenziamenti per circa 10 mila unità dopo gli oltre 13 mila già effettuati negli ultimi mesi.

Tesla: secondo Counterpoint Research è diventato il marchio di veicoli elettrici più venduto in Europa nel quarto trimestre, spodestando Mercedes Benz.

Boeing: ha consegnato 28 aerei in febbraio, in calo rispetto alle 38 consegne del mese precedente, mentre le consegne di 737 MAX sono scese a 24 da 35 in gennaio.

Jounce Therapeutics (+36%): ricevuta un'offerta non sollecitata dalla società Concentra Biosciences pari a 1,80 dollari per azione, un premio di quasi il 70% rispetto all'ultimo prezzo di chiusura di ieri (1,060).

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