Che cosa sono i certificates

I certificates sono strumenti finanziari caratterizzati da un’ampia varietà di profili di rischio/rendimento e quindi adatti a esigenze d’investimento diverse.
Indice dei contenuti
- 1. Certificates: cosa sono
- 2. Come funziona un certificate: sottostante, barriera e vita del certificato
- 3. Le macro-categorie: capitale protetto, protezione parziale, capitale non protetto e certificati a leva
- 4. Dove sono quotati i certificates e che ruolo ha il market maker
- 5. Vantaggi potenziali dei certificati di investimento
- 6. Rischi principali: cosa si rischia con i certificates
- 7. Vendere i certificates prima della scadenza
Se ti stai chiedendo cosa sono i certificates e come possono entrare davvero in portafoglio, la prima cosa da chiarire è che non stiamo parlando di un prodotto esotico per addetti ai lavori, ma di una famiglia ampia di strumenti, con profili di rischio rendimento molto diversi tra loro. Ci sono certificati di investimento pensati per chi cerca protezione del capitale e cedole periodiche, e certificati a leva progettati per chi fa trading aggressivo sul breve termine.Vediamo insieme cosa sono i certificati di investimento, come funzionano, quali rischi comportano e cosa significa, in pratica, vendere un certificate prima della scadenza su Borsa Italiana.
Certificates: cosa sono
Dal punto di vista tecnico, i certificates sono strumenti finanziari derivati cartolarizzati: in altre parole sono titoli che incorporano una combinazione di contratti finanziari (tipicamente opzioni) costruiti su uno o più sottostanti.
Il valore del certificato dipende dall’andamento di uno o più altri titoli sottostanti e dalle regole previste dal payoff. Il sottostante può essere:
- azioni singole italiane o estere, quotate in Borsa
- indici azionari (ad esempio FTSE MIB, S&P500, CAC 40, ecc..)
- panieri di azioni e di indici
- materie prime: prodotti energetici, metalli preziosi, prodotti agricoli
- valute
- tassi di interesse
- fondi o ETF
Quando investi in un certificate non compri direttamente azioni o indici, ma un contratto finanziario che stabilisce quanto incasserai in base all’andamento del sottostante.
Gli emittenti sono in genere banche o intermediari finanziari specializzati. L’emittente si impegna a pagare i premi (cedole) e il rimborso finale secondo quanto previsto dal prospetto
Come funziona un certificate: sottostante, barriera e vita del certificato
Per capire davvero come funzionano i certificates è utile scomporre la struttura in alcuni elementi chiave.
IL SOTTOSTANTE E IL VALORE DEL SOTTOSTANTE
Ogni certificato è legato a uno o più sottostanti: azioni, indici, materie prime, valute o panieri misti. Parlare di azioni, indici, materie prime o valute non è solo un esercizio teorico: la natura del sottostante influenza il rischio, la volatilità e l’orizzonte temporale più adatto.
Il valore del sottostante viene confrontato con alcuni livelli chiave fissati all’emissione, come lo strike iniziale e il livello barriera. Da questa dinamica dipende, in ultima analisi, quanto riceverai in termini di premi e rimborso del capitale.
IL LIVELLO BARRIERA
Il livello barriera è uno dei parametri più importanti per i certificati di investimento: è il prezzo del sottostante che, se raggiunto o violato, modifica il profilo di rischio rendimento del prodotto.
In molti certificati a capitale condizionatamente protetto, se il sottostante resta sopra la barriera fino alla fine della vita del certificato, l’investitore riceve il valore nominale (talvolta maggiorato da un premio finale). Se invece il sottostante scende sotto la barriera, il certificate perde la protezione parziale e il rimborso diventa legato in modo più diretto alla performance negativa del sottostante.
La barriera può essere osservata solo alla scadenza (barriera discreta o europea) oppure in modo continuo durante tutta la vita del certificato (barriera continua o americana). Nel primo caso conta solo dove arriva il sottostante alla data finale; nel secondo caso basta che il valore del sottostante tocchi la barriera una sola volta perché la protezione venga meno.
PREMI, E MAXI PREMI
I certificati di investimento possono distribuire premi periodici, chiamati anche cedole, coupon o bonus. Alcuni prodotti prevedono anche un maxipremio iniziale, più elevato rispetto ai premi successivi.
I premi possono essere:
- incondizionati, se vengono pagati a prescindere dal valore del sottostante;
- condizionati, se sono staccati solo se il valore del sottostante resta sopra un certo livello barriera o sopra lo strike.
Questi flussi periodici sono uno dei motivi per cui i certificati di investimento sono spesso utilizzati per generare reddito periodico in portafoglio, a patto di accettare che il capitale non sia sempre totalmente protetto.
DURATA E VITA DEL CERTIFICATO
Ogni certificate ha una durata definita, di solito tra uno e cinque anni per i certificati di investimento tradizionali. Nel corso della vita del certificato, a date prefissate, l’emittente osserva il valore del sottostante per decidere se pagare le cedole, far scattare un eventuale rimborso anticipato (autocall) o lasciare il prodotto in vita fino alla scadenza successiva.
Esistono anche certificati open end, senza scadenza predefinita, che restano quotati finché non si verifica un evento previsto dal regolamento o finché l’emittente non esercita il proprio diritto di estinzione.
Le macro-categorie: capitale protetto, protezione parziale, capitale non protetto e certificati a leva
La classificazione più usata da ACEPI e dai principali emittenti distingue quattro grandi famiglie: certificati a capitale protetto, certificati a capitale condizionatamente protetto, certificati a capitale non protetto e certificati a leva.
CERTIFICATI A CAPITALE PROTETTO
I certificati a capitale protetto sono pensati per investitori con bassa propensione al rischio che vogliono esporsi a azioni o indici mantenendo una forte tutela del capitale. Se detenuti fino a scadenza, e salvo default dell’emittente, permettono in genere di recuperare il 100% del valore nominale, accettando in cambio un potenziale di rendimento limitato da un cap o da una partecipazione parziale ai rialzi del sottostante.
Qui il totale del capitale investito è tendenzialmente protetto, ma il rovescio della medaglia è che si rinuncia a una parte dell’upside in scenari molto positivi.
CERTIFICATI A CAPITALE CONDIZIONATAMENTE PROTETTO (PROTEZIONE PARZIALE)
I certificati a capitale condizionatamente protetto offrono una protezione parziale: il rimborso del capitale a scadenza è garantito solo se il sottostante non scende sotto il livello barriera. Se alla data finale il sottostante è sopra la barriera, l’investitore recupera il capitale nominale, spesso insieme all’ultima cedola. Se invece il sottostante è sotto la barriera, il rimborso riflette la performance negativa del sottostante, tipicamente del peggiore nel caso di panieri worst of.
Questa categoria include molte strutture molto diffuse in Borsa Italiana, come Cash Collect, Express, Bonus e simili. Il loro obiettivo è offrire premi ricorrenti e una protezione condizionata sui ribassi moderati, accettando un rischio significativo negli scenari estremi.
CERTIFICATI A CAPITALE NON PROTETTO
I certificati a capitale non protetto non prevedono né protezione incondizionata né protezione legata al livello barriera. Il rimborso finale segue in modo più lineare il valore del sottostante, a volte con meccanismi che amplificano i movimenti positivi o negativi.
In questi casi il totale del capitale investito è esposto direttamente ai movimenti di mercato: in uno scenario favorevole il rendimento può essere interessante, ma in caso di ribassi importanti la perdita può essere molto severa.
CERTIFICATI A LEVA
I certificati a leva (leverage certificates) sono strumenti a capitale non protetto progettati per moltiplicare l’andamento giornaliero del sottostante. L’effetto leva fa sì che una variazione di pochi punti percentuali del sottostante si traduca in un guadagno o in una perdita molto più ampia sul certificato.
Esistono strutture a leva long, che guadagnano quando il sottostante sale, e a leva short, che guadagnano quando il sottostante scende. Sono pensate per orizzonti temporali brevi e per investitori con elevata propensione al rischio: in presenza di movimenti violenti del sottostante, la perdita può essere rapidissima fino ad azzerare il capitale investito.
Dove sono quotati i certificates e che ruolo ha il market maker
In Italia i certificati di investimento sono quotati principalmente sul mercato SeDeX e su EuroTLX, entrambi segmenti di Borsa Italiana dedicati ai derivati cartolarizzati.
Su questi mercati è presente un market maker, di solito collegato all’emittente, che ha il compito di esporre in via continuativa proposte in acquisto e in vendita, con un determinato spread tra denaro e lettera. Il ruolo del market maker è garantire la liquidità, cioè permettere all’investitore di comprare e vendere il certificate durante tutta la vita del certificato alle condizioni di mercato del momento.
Vantaggi potenziali dei certificati di investimento
Se usati in modo consapevole, i certificati di investimento offrono alcuni punti di forza rispetto all’investimento diretto in azioni, indici o materie prime.
- Profili rischio/rendimento variegati. Un primo vantaggio è la possibilità di disegnare profili di rischio rendimento molto diversi tra loro: dalla protezione totale del capitale fino al capitale non protetto, passando per forme di protezione parziale legate al livello barriera. Questo consente di adattare lo strumento al proprio profilo di rischio e al proprio orizzonte temporale.
- Flussi di cassa. Molti certificati di investimento distribuiscono cedole periodiche, che possono essere utili per costruire una componente di reddito ricorrente, anche in mercati laterali.
- Accesso a molti sottostanti. Tramite i certificates puoi prendere posizione su sottostanti che non sempre sono facilmente accessibili, come indici esteri, panieri tematici o materie prime, in un’unica soluzione quotata e trattabile in Borsa Italiana.
- Efficienza fiscale. In Italia i certificati generano redditi diversi di natura finanziaria, sia attraverso i premi sia tramite le plusvalenze tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Questi redditi diversi possono essere utilizzati per compensare minusvalenze presenti nello “zainetto fiscale”, rendendo i certificates interessanti anche come strumento di ottimizzazione fiscale del portafoglio.
Rischi principali: cosa si rischia con i certificates
Accanto ai vantaggi, è fondamentale avere chiari i rischi che si assumono quando si investe in certificati.
- Rischio di mercato. Se il sottostante si muove in modo molto sfavorevole, specialmente nei certificati a capitale non protetto o nei certificati a leva, la perdita può essere significativa e arrivare anche a coinvolgere l’intero capitale investito. Se il sottostante va a zero, anche il certificate si azzera.
- Livello barriera. Nei prodotti a capitale condizionatamente protetto, la barriera è lo spartiacque tra scenari “gestibili” e scenari problematici. Se alla scadenza, o durante la vita del certificato in presenza di barriera continua, il sottostante scende sotto la barriera, la protezione parziale viene meno e il certificato replica, spesso in modo peggiorativo, la performance del sottostante peggiore nel paniere.
- Rischio emittente. Il certificate è un titolo emesso da una banca o da un intermediario; in caso di default dell’emittente, l’investitore può subire una perdita anche totale del capitale, indipendentemente dall’andamento del sottostante. Per questo è essenziale guardare ai rating dell’emittente e non farsi guidare solo dal livello delle cedole promesse.
- Rischio di liquidità e complessità. Rischio di liquidità, perché in fasi di elevata volatilità lo spread denaro lettera può allargarsi rendendo più costosa l’uscita, e il rischio di complessità: payoff con più condizioni (barriere, autocall, effetto memoria, cap, effetto leva) possono essere difficili da interpretare e portare a sottovalutare gli scenari peggiori.
Vendere i certificates prima della scadenza
Uno dei dubbi più frequenti è se sia possibile vendere certificates prima della scadenza. La risposta è sì: proprio perché i certificati sono quotati su mercati regolamentati come SeDeX ed EuroTLX, con la presenza di un market maker, puoi inserire un ordine di vendita in qualunque momento di apertura del mercato, come faresti per un’azione o un ETF.
Attenzione però a un punto fondamentale: il prezzo a cui vendi durante la vita del certificato può essere molto diverso dal valore nominale. Dipende da diversi fattori, tra cui:
- l’andamento del valore del sottostante rispetto allo strike;
- la distanza dalla scadenza, cioè il tempo residuo della vita del certificato;
- la volatilità del sottostante e le probabilità, incorporate nei prezzi, che la barriera venga toccata;
- le condizioni di mercato e lo spread che il market maker applica in quel momento.
Vendere prima può essere una scelta sensata per cristallizzare un guadagno, ridurre il rischio quando il sottostante è vicino alla barriera, o ribilanciare il portafoglio su un orizzonte temporale diverso. Ma è sempre una decisione che va valutata guardando sia al profilo di rischio rendimento originario del prodotto, sia alla tua situazione complessiva di portafoglio.
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