Dividendi azionari: come incassarli, tempistiche e tassazione
I dividendi rappresentano una delle fonti di guadagno di un azionista e la loro distribuzione dipende non solo dall'utile ma anche dalle scelte strategiche di una società.
Cos’è il dividendo
Il dividendo rappresenta la parte di utile di bilancio maturato in un determinato periodo che una società decide di distribuire ai propri azionisti come remunerazione del capitale investito. Questa decisione viene approvata dall'assemblea dei soci, su proposta degli amministratori, che definiscono importo, tempi e modalità della distribuzione.
A differenza delle obbligazioni, i proventi da azioni, inclusi i dividendi, non sono mai garantiti. È comune che le società, nei loro piani triennali, specifichino la percentuale di utile che intendono distribuire (il cosiddetto payout). Tuttavia, si tratta solo di una dichiarazione di intenti e non di una certezza. L’assemblea degli azionisti potrebbe decidere di non distribuire il dividendo, ad esempio per destinare una parte di utili a ripianare perdite, finanziare investimenti o rafforzare le riserve patrimoniali della società.
Gli azionisti interessati ai dividendi delle società quotate in Borsa Italiana possono consultare il calendario dei dividendi FTSE Mib per conoscere i futuri stacchi delle 40 principali società quotate alla Borsa di Milano.
Dividendo straordinario e ordinario
I dividendi possono essere classificati in due tipologie principali:
- Dividendo ordinario: deriva dagli utili dell’esercizio e viene distribuito regolarmente secondo quanto deciso dall’assemblea.
- Dividendo straordinario: proviene da riserve aggiuntive di liquidità, come accantonamenti pregressi o proventi straordinari (es. cessione di un ramo d’azienda).
Un dividendo straordinario è solitamente accompagnato da un aumento del prezzo delle azioni, riflettendo l’evento eccezionale che lo genera.
Potrebbe così accadere che una società chiude un anno in perdita ma decida comunque di distribuire parte delle riserve sotto forma di dividendo.
Cosa succede a un’azione quando stacca il dividendo?
Come ampiamente analizzato, per aver diritto a incassare il dividendo, l'azionista deve detenere le azioni in portafoglio il giorno dello stacco della cedola. È quindi importante, per vedersi riconosciuto il diritto al dividendo, aver acquistato il titolo entro l’ultimo giorno di quotazione utile prima dello stacco, in quanto se si compra il titolo il giorno stesso dello stacco non si avrà diritto a ricevere il dividendo.
Il giorno dello stacco, il prezzo delle azioni cala di un importo equivalente al dividendo (quotazione ex-dividendo).
Trascorsa la data di stacco, l'azionista può vendere l'azione e ricevere comunque il dividendo.
La data di pagamento dividendi segue lo stacco di due giorni lavorativi di Borsa aperta (in gergo, t+2) e l’azionista vedrà accreditarsi sul conto l'importo corrispondente al dividendo staccato, decurtato della tassazione del 26%, in caso di regime amministrato.
Lo stacco dei dividendi può avvenire in un’unica soluzione, oppure in due o più tranche distinte: l’acconto e il saldo.
Dividend Yield e confronti tra società quotate
Il Dividend Yield, tradotto letteralmente dall'inglese come "rendimento dei dividendi", è calcolato come rapporto tra il dividendo per azione e il prezzo di mercato del titolo.
Questo indicatore è considerato un indicatore di rendimento immediato, in quanto si basa sui dati attuali e fornisce una "fotografia" della situazione attuale senza tenere conto delle fluttuazioni dei prezzi delle azioni o dei dividendi. Inoltre, consente di confrontare in modo diretto l’efficienza delle politiche di distribuzione degli utili tra diverse realtà aziendali. Abbiamo parlato ampiamente del dividend yield, la formula e come utilizzarlo.
Dividendi in contanti e dividendi in azioni
I dividendi possono essere distribuiti:
- In contanti: la società accredita un importo proporzionale al numero di azioni detenute. Ad esempio, con un dividendo di 0,10 € per azione, un azionista con 100 azioni riceverà 10 €.
- In azioni: invece del denaro proveniente dai guadagni della società, vengono distribuite nuove azioni. Ad esempio, con un dividendo del 10% in azioni, un azionista che possiede 100 azioni ne riceverà 10 aggiuntive.
La tassazione dei dividendi
La tassazione dipende dal tipo di dividendo e dal regime fiscale del beneficiario.
Persone fisiche non imprenditori:
- Dividendi ordinari: I dividendi percepiti da persone fisiche al di fuori dell'esercizio d'impresa sono soggetti a una ritenuta a titolo d'imposta del 26%, indipendentemente dal tipo di partecipazione detenuta (qualificata o non qualificata).
- Dividendi straordinari: In specifici casi, come la distribuzione di riserve da sovrapprezzo azioni o interessi di conguaglio, tali dividendi possono essere esenti da tassazione.
Prima di proseguire, facciamo un passo indietro per capire la differenza tra partecipazione qualificata o non:
- nella partecipazione qualificata, la quota capitale è superiore al 5% ovvero viene attribuito un diritto di voto in assemblea ordinaria maggiore al 2%
- nella partecipazione non qualificata, la quota capitale è inferiore al 5% ovvero viene attribuito un diritto di voto in assemblea ordinaria inferiore al 2%.
Persone fisiche in regime d’impresa (ditte individuali) e società di persone:
- I dividendi percepiti concorrono alla formazione del reddito imponibile nella misura del 58,14%, su cui si applicano le aliquote progressive IRPEF.
Società di capitali:
- I dividendi percepiti da società di capitali residenti in Italia sono imponibili al 5%, beneficiando di un'esenzione del 95%
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